INIZIANO LE SETTIMANE CHIAVE SUI MERCATI.

Dopo almeno un paio di mesi di bassa volatilità e di price action tutto sommato contenute, da questa settimana, sarà forse possibile assistere ad un cambiamento delle dinamiche e correlazioni nei mercati, in ragione del fatto che, oltre a dati macro significativi un po’ ovunque, questa ottava sarà caratterizzata dalla decisione sui tassi da parte della Banca Centrale Europea, giovedì 14 settembre, vero e proprio anticipo di quel che farà la Fed la settimana successiva, mercoledì 20 per la precisione. Una serie di eventi  a cui seguiranno altre decisioni di banche centrali come la Boe, mentre nel caso di Canada e Australia le decisioni in merito sono state già prese (nulla di fatto sui tassi per entrambe). La sensazione che sembra prevalere, è che come per la Rba e la Boc,  il rialzo dei tassi dovrebbe subire un pausa sia da parte della Bce ma anche da parte della Fed e Boe, senza però escludere ulteriori inasprimenti del costo del denaro nel prossimo futuro. Le banche infatti vogliono essere sicure che l’inflazione smetta di  mordere e cominci finalmente a scendere raggiungendo gli obiettivi fissati. Questa uniformità decisionale, appare come un freno alla volatilità, questo va detto, ma è altrettanto vero che prima o poi le divergenze tra paesi riemergeranno, il che si intravede per esempio nei risultati delle economie occidentali (all’inizio forse di possibili recessioni) rispetto a quelle asiatiche, che paiono in deciso anticipo rispetto alle altre, in termini di possibile ripartenza di una congiuntura fino ad ora in rallentamento rispetto ad Europa e Stati Uniti. Sul fronte dei mercati azionari però, queste differenze sono meno evidenti, considerate le correlazioni vigenti, e i mercati Usa sembrano rappresentare come sempre la guida per tutti gli altri. Wall Street ha chiuso venerdì in positivo dopo una settimana caratterizzata da ribassi che hanno visto il Dow cedere l’1%, il Nasdaq il 2.1% e l’S&P l’1.5%.

 

CINA E INFLAZIONE.

I prezzi al consumo, usciti sabato in Cina, hanno evidenziato un aumento su base mensile dello 0.3% ad agosto, come da attese, mentre il dato su base annua ha visto un aumento dello 0.1% inferiori al consensus dello 0.2%. Ricordiamo che a Luglio vi era stato il primo calo dell’inflazione degli ultimi due anni, con un -0.3%. Sono aumentati i prodotti non alimentari mentre il costo degli alimentari è sceso ulteriormente. A dimostrazione che la Cina è ancora alle prese con rallentamento evidente, segnaliamo che i prezzi alla produzione sono scesi del 3% su base annuale, come da consensus. UsdCnh che continua a salire e si avvicina ai massimi di fine ottobre 2022 a 7.3773 con una quotazione che per ora ha toccato 7.3680. Vedremo se ciò costringerà la Pboc ad intervenire per evitare un eccessivo indebolimento della valuta cinese che in un momento tanto delicato, nel quale tra l’altro, i Brics vogliono contare di più e per farlo devono essere credibili finanziariamente, deve evitare una svalutazione competitiva sul cambio.

 

RUSSIA E INFLAZIONE.

Sale l’inflazione in Russia, nella rilevazione di Agosto, al 5.2% su base annua contro il 4.3% fatto registrare, sempre su base annua nel mese di Luglio, un risultato sopra le aspettative di +5.1%. Le autorità monetarie di Mosca hanno indicato la via, ricordando che continueranno a restringere il credito, con l’obiettivo di riportare i prezzi al 4%. Gli aumenti più sensibili si sono registrati nei prodotti alimentari mentre i servizi hanno subito un calo dei prezzi. Il Rublo continua nel suo lento ma costante declino, con un ritorno a ridosso di quota 100, resistenza psicologica importante. Dai minimi di Giugno 2022 a 57.30 il dollaro ha recuperato oltre il 70% anche se ricordiamolo, i massimi storici si sono visti con l’inizio della guerra Russo Ucraina, a 134.  

 

PETROLIO.

Nonostante il calo della domanda globale che sembra emergere un po’ ovunque, i prezzi del Wti e del Brent hanno guadagnato circa il 2% la settimana scorsa, a causa delle aspettative di maggiore scarsità dell’offerta. L’Arabia saudita taglierà fino a dicembre prossimo un milione di barili al giorno, così come la Russia taglierà l’export di 300 mila barili al giorno fino alla fine dell’anno. In aggiunta si segnala che sono in calo le scorte di greggio Usa, con un calo di 6.3 milioni di barili solo la settimana scorsa. Ma è comunque possibile che il calo della domanda ben presto farà sentire i propri effetti anche sul prezzo, considerato il fatto che le banche centrali non sembrano disposte ancora a mettere un pivot sui tassi di interesse.

 

VALUTE.

Sulle majors continua a prevalere il dollaro che sta cercando di spingere le valute concorrenti sui supporti chiave di medio termine, pur in assenza di un importante momentum. Ciò significa che siamo in presenza di un leggero trend favorevole al dollaro ma senza grande volatilità. La valuta più debole in assoluto sembra ancora lo Jpy in ragione di un delta tasso che impedisce a chiunque di restare long Jpy senza dovere pagare uno swap proibitivo di medio termine. Se poi consideriamo che per ora la Boj non si è spinta più di tanto in là, nelle minacce di intervento a sostegno dello Jpy, ci rendiamo conto di come 150 sia ormai così vicino da considerare l’idea che il suo test sia più che probabile. Ma le probabilità di un intervento, man mano che ci avviciniamo, aumentano, quindi attenzione massima su questi livelli. Sull’Euro la debolezza non si estende, e la moneta unica per ora sembra reggere quota 1.0670 80 così come il Cable 1.2430 40 area. Le oceaniche tengono, ma erano scese prima di Euro e Sterlina, per cui i cross oscillano bilateralmente in questa fase. Franco svizzero che non accenna a correggere, ma lo sappiamo, ormai sembra impossibile vederne un deprezzamento nonostante gli sforzi vani della Snb. Tutto sommato quindi il mercato dei cambi appare come il più stabile, in un momento di grande incertezza.

 

I DATI DELLA SETTIMANA.

E’ una settimana importante quella che ci accingiamo a vivere, dato che sarà la settimana dell’inflazione Usa, vendite al dettaglio e fiducia dei consumatori, insieme a produzione industriale e prezzi alle importazioni ed esportazioni. Tutto questo per capire se la Fed inasprirà ancora la politica monetaria, o se si fermerà. In Europa, attenzione alla Bce che secondo noi prenderà una pausa sui tassi per evitare di spaventare ulteriormente analisti e investitori riguardo la politica monetaria restrittiva, oltre allo Zew tedesco. In Gran Bretagna,occhio ai dati sulla disoccupazione, sul Pil, produzione industriale e bilancia commerciale, dopo le parole dovish di Bailey la settimana scorsa. Infine attenzione anche alla produzione industriale e vendite al dettaglio cinesi. Buona settimana e buon trading.  


Saverio Berlinzani - Analista senior ActivTrades


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