IO, LAVORO - Cap. 19 | La riunione non finisce MAI
La riunione non finisce MAI
Oggi il calendario segna una semplice riunione settimanale, programmata alle 9:00 del mattino. Un’ora, al massimo un'ora e mezza, e poi tutti liberi di tornare alle proprie mansioni.
Almeno, questo è quello che pensavo mentre sorseggiavo il mio caffè di prima mattina. Non potevo sapere che stavo per entrare in un vortice temporale senza via d’uscita: la riunione che non finisce mai.
Ore 9:00 - L’inizio di tutto
Mi presento puntuale nella sala riunioni, laptop alla mano.
Alcuni colleghi si sono già sistemati attorno al tavolo, altri si collegano da remoto. Vedo le loro facce già stanche nei quadratini di Zoom.
Il capo entra con il solito sorriso diplomatico e inizia il discorso con l’immancabile: "Oggi sarò breve, giusto qualche punto da discutere." Le ultime parole famose.
I primi minuti scorrono senza intoppi: qualche aggiornamento sui progetto in corso, un paio di battute per rompere il ghiaccio e ravvivare l'atmosfera, il solito giro di opinioni che si risolve in frasi tipo “Sì, sono d'accordo con Andrea, dobbiamo migliorare la sinergia”. Sembra tutto sotto controllo.
...Ma presto mi accorgo che le cose stanno per prendere una piega diversa.
Ore 10:30 - I primi segni di cedimento
Quello che doveva essere un banale aggiornamento tecnico si trasforma improvvisamente in una discussione senza fine.
Andrea sta cercando di spiegare il funzionamento di una tabella Excel come se stesse decifrando i misteri dell’Universo. Ogni volta che sembra aver finito, si interrompe, ci pensa su e aggiunge un altro dettaglio irrilevante, giusto per essere sicuro che abbiamo compreso l’immensità del problema. ...Non si sa mai, qualcuno potrebbe aver perso la svolta cruciale della colonna D...
Le prime vittime iniziano a cadere: guardo Giulia e noto il suo sguardo vuoto fisso sul monitor, probabilmente sognando la fuga. Il corpo presente ma la mente già altrove. Io stesso inizio a pensare che forse dovrei uscire per un caffè, ma non voglio attirare troppo l’attenzione.
Ore 12:00 - Il pranzo negato
Arriva mezzogiorno e la fame inizia a mordere. Siamo tutti pronti a chiudere, a riprenderci la nostra vita. I rumori dei morsi allo stomaco si sono quasi sincronizzati in una sinfonia di disperazione.
Il capo sembra accorgersene, ma non dà segni di voler concludere. "Prima di andare in pausa pranzo, c’è solo un’altra piccola questione da risolvere" dice, con una calma che potrebbe tranquillamente appartenere a un monaco tibetano. Forse è una macchina.
In più di un anno che sono in questo ufficio penso di aver visto il mio capo pranzare tre volte, esagerando. E' talmente immerso nel suo lavoro che anche il suo stomaco resta operativo 24/7.
E così, ci troviamo intrappolati in una nuova infinita discussione, stavolta su quale sia il software migliore per archiviare i file. Una questione apparentemente innocua che porta a un dibattito che farebbe impallidire le più complesse discussioni filosofiche. Nessuno sembra saperlo davvero.
L’unica cosa su cui tutti sembrano essere d’accordo è che stavamo morendo di fame.
Ore 13:30 - Il delirio prandiale
Il cibo ormai è solo un lontano miraggio. Il mio stomaco rumoreggia, ma sono troppo debole per reagire. Giulia ha messo in muto il microfono e sgranocchia di nascosto dei cracker, mentre Andrea è passato dalla spiegazione di tabelle Excel al raccontare una sua esperienza personale in cui ha salvato un file su floppy disk. Nel 2024.
Annuiamo, incapaci di reagire. Non sappiamo nemmeno più a cosa stiamo annuendo. È come se fossimo stati inghiottiti da un buco nero temporale. L’orologio della sala riunioni segna le 13:30, ma la sensazione è che siano passate delle ere geologiche. La luce del giorno fuori sembra sempre più lontana, e un vago senso di disperazione inizia a farsi strada tra i presenti.
Ci lasceranno mai uscire?
Ore 15:00 - L’agonia della chiusura (o quasi)
Quando ormai le speranze sembrano finite, il capo finalmente dichiara: "Bene, mi sembra che abbiamo coperto tutto."
Le mie dita si muovono automaticamente verso il tasto "Esci dalla riunione" prima ancora che il mio cervello registri la frase. Eppure, proprio nel momento in cui sto per liberarmi, la frase fatidica arriva:
"Ah, e un'ultima cosa..." No. Non può essere vero. "Torna indietro". Sono bloccato di nuovo al punto di partenza.
Inizia una conversazione interminabile su... non lo so nemmeno più. La mia mente è in blackout. Le parole "workflow" e "best practice" rimbalzano nella mia testa come palline di gomma.
Sento di star fluttuando in una dimensione parallela, dove la riunione è l’unica forma di esistenza.
Ore 17:00 - La liberazione
Quando finalmente il capo si rende conto che sono le cinque del pomeriggio e che siamo tecnicamente ancora pagato per fare qualcosa di produttivo, la riunione si chiude. Non c’è saluto. Non c’è sollievo. Solo silenzio. Un’uscita di scena degna di un film post-apocalittco.
Disconnetto il mio computer, prendo la borsa e cammino verso la porta dell’ufficio con lo stesso passo pesante di un reduce di guerra. Fuori, la luce del sole mi acceca. È finita. Sono libero.
Ma nel profondo della mia mente, so che la battaglia non è vinta. La riunione tornerà, come ogni settimana, e io dovrò essere pronto.
La morale di questa storia?
Nessuna riunione è mai "solo una questione di pochi minuti". Preparatevi sempre per l'infinito, perché l’ufficio non perdona.
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2 mesiIntéressant
Roma Capitale
2 mesiSenza offesa… questo signore non è un leader! Non è un manager! È il classico capo ansioso, probabilmente insicuro, che deve affermare la propria supremazia 🤷♂️🤷♂️ Perdonatemi ma visti i contenuti della discussione e i tempi… Auguri 🎈🎈