ITALIA REFERENDUM 4 DICEMBRE 2016 COSA OCCORRE SAPERE


SENATO

La principale accusa che viene mossa al nuovo Senato riguarda le competenze che esso dovrebbe condividere con la Camera dei Deputati: nella riforma sono specificati gli ambiti in cui le due Camere hanno di potere legislativo concorrenziale, ma NON vengono indicati i criteri con cui riconoscere le leggi che rientrano in queste fattispecie. È probabile che verranno sollevati numerosi dubbi di competenza e che quindi le leggi debbano essere studiate caso per caso per capire se includono prerogative affidate al Senato. Questo rischia di rallentare di molto l’iter legislativo entrando in netto contrasto con l’intenzione primaria della riforma.

RIDUZIONE ECCESSIVA DEI POTERI DEL SENATO

rendendolo inutile come vero “raccordo” tra Stato e amministrazioni locali e denunciano il rischio di trasformare i senatori in “rappresentanti della maggioranza al potere nella singola regione

IMMUNITA' NON SPARISCONO

I nuovi senatori godranno dell’immunità parlamentare

GOVERNO 

Il governo avrà la facoltà di richiedere al Parlamento una “via preferenziale” per l’approvazione delle leggi ritenute necessarie per l’attuazione del proprio programma. La Camera avrà tempo 5 giorni per accogliere la richiesta e, se venisse accolta, 70 per approvarla con massimo 15 giorni di rinvio. Questa formula NON potrà essere applicata alle leggi di competenza del Senato, alle leggi elettorali, alla ratifica di trattati internazionali, alle leggi di amnistia e indulto e alle leggi di bilancio. Dati i numeri garantiti alla maggioranza dalla legge elettorale attuale, l’Italicum, secondo alcuni con questa formula vi è un forte sbilanciamento di potere verso l’esecutivo, il quale può far velocemente approvare i propri disegni di legge senza un’adeguata discussione nella Camera. 

Alcuni costituzionalisti sono arrivati addirittura a parlare il rischio di un governo “autocratico”, che detta le proprie priorità ad un Parlamento incapace di controllare in maniera adeguata il suo operato.

RIFORMA TITOLO V 

Molte competenze prima esclusive delle Regione tornerebbero in mano allo Stato. 

In linea generale c'è un forte accentramento di potere nelle mani dello Stato. Scenario decisamente opposto rispetto alla situazione attuale. In una lettera aperta al governo inviata lo scorso aprile, 56 costituzionalisti hanno anche evidenziato la possibilità che si verifichi un forte rischio di confusione legislativa: con questa revisione del Titolo V, la procedura legislativa andrà a complicarsi in quanto prevederà “leggi bicamerali, leggi monocamerali ma con possibilità di emendamenti da parte del Senato, differenziate a seconda che tali emendamenti possano essere respinti dalla Camera a maggioranza semplice o a maggioranza assoluta”. Un caos di leggi decisamente in controtendenza con le aspettative di semplificazione e velocizzazione degli iter legislativi.

CHE COSA DICONO I COSTITUZIONALISTI 

I costituzionalisti criticano la riforma in maniera formale e sostanziale, soffermandosi anche sulle modalità di approvazione oltre che nel mero contenuto: la riforma costituzionale è stata approvata con una maggioranza risicatissima al Senato, segno di non essere espressione di una volontà politica condivisa di cambiamento. A queste osservazioni di forma, si aggiungono anche quelle promosse dai vari comitati del NO: la riforma non è scritta in maniera corretta e lascia troppa libertà di interpretazione nell’attuazione sia legislativa che nel regolamento delle due Camere; non è frutto della volontà autonoma dell’organo legislativo ma è stata voluta, imposta ed approvata dal Parlamento sotto forte pressione del governo;

inoltre, secondo i più critici, l’intera riforma costituzionale è illegittima in quanto prodotta da un Parlamento eletto nella sua interezza da una legge elettorale dichiarata incostituzionale (il Porcellum).

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