La 231/2001 al tempo del coronavirus
Se la legge è "matematica" l'equazione risulta pericolosa: il datore di lavoro deve, in applicazione dell'articolo 2087 cod.civ. e del d.lgs. 81/2008, tutelare l'integrità fisica del lavoratore e adottare tutte le misure idonee a ridurre l’esposizione al rischio.
ERGO il documento di valutazione dei rischi (in questo caso quello biologico) deve essere adeguato al nuovo scenario che ci viene proposto in queste ore. Basterà l'adeguamento del DVR? Quali saranno (in tal senso) le misure concrete in grado di alzare il livello di sicurezza in azienda (lavoro da casa - divieto dell'uso dei mezzi pubblici)? E' corretto (e lecito) che il datore di lavoro chieda oggi a tutti i dipendenti se in qualche modo hanno trascorso il week end in zone possibilmente a rischio? E chiedere se sono stati recentemente ad una visita dermatologica a Milano? Ed intervenire con maggiori controlli sui fornitori e consulenti che entrano in azienda?
Il ruolo del medico aziendale diviene centrale; ma quanti medici aziendali avranno tempo da stamane alle prossime settimane per visitare tutte le aziende e verificare lo stato di salute dei dipendenti?
In mancanza di adeguate misure la legge prevede il rischio responsabilità delle aziende anche ex d.lgs. 231/2001; oltre al danno (economico, certamente) alle aziende la "beffa" di doversi caricare di una responsabilità organizzativa ed economica relativa ad un evento non a loro imputabile! Chissà quando troverà applicazione in Cina la 231?