La bellezza delle descrizioni

La bellezza delle descrizioni

Ho approfittato dell'estate per rileggere vecchi quaderni e in uno ho trovato le mie recensioni di bambina ai libri che leggevo. Più volte ripetevo che le descrizioni di luoghi e ambienti sono lunghe e noiose.

Ho approfittato dell'estate anche per finire o rileggere qualche libro, tra gli altri ho riletto "La zia marchesa" di Simonetta Agnello Hornby, a distanza di molti anni dalla prima volta e mi sono resa conto che non ricordavo la bellezza delle descrizioni dettagliate, minuziose di persone, sguardi, cose, abiti e paesaggi. Ecco, come si cambia con il passare degli anni!

Adesso le descrizioni mi aiutano a immergermi nella storia, mi sembra di muovermi in mezzo a loro, di sedermi con Amalia e le altre donne a scegliere i fili per cucire e rammendare o in cucina con Monsù a preparare leccornie per i padroni. Pare di vedere Palermo, l’interno dei palazzi descritti, le facce del personale di servizio che vive inevitabilmente gioie e dolori dei “padroni”. La figura della protagonista a tratti è forte e potente, pur essendo donna in un mondo in cui il potere è in mano agli uomini, a tratti invece schiava della sua storia, del suo carattere, dell’orgoglio safamita da cui non riesce a riscattarsi, almeno non del tutto. L’autrice colloca la vicenda della famiglia in un’epoca di rivendicazioni e di passaggio e sa raccontare il passaggio generazionale tra il legame con il passato e l’apertura riluttante verso il futuro. Bellissimo l’invito ad amare se stessa che Costanza riceve dal padre:

“L’amore per se stessi. Il rispetto per se stessi. Tu devi amarti. Piacerti. Soltanto allora gli altri ti ameranno. A casa tua l’ospite migliore sei tu, prima di tutti gli altri. Quelli vengono dopo”.
Simonetta Agnello Hornby, La zia marchesa, p. 236.

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