La Brexit e la nuova unità europea
Nel vero calvario che sono state le negoziazioni sulla Brexit, i Ventisette paesi europei hanno saputo dimostrare una impeccabile unità degna dei migliori momenti della storia dell’Unione. Il sollievo fornito dalla fine di questa maratona di trattative non può, però, farci dimenticare alcuni punti essenziali.
La Brexit è stata la più pura manifestazione del nazionalismo inglese (scozzesi e nordirlandesi hanno votato principalmente contro), e in quanto tale è un errore storico, frutto della rischiosa scommessa dell'ex ministro David Cameron e delle menzogne di demagoghi come Boris Johnson, che ha fatto credere agli inglesi che avrebbero potuto avere allo stesso tempo il libero accesso al mercato europeo e il ritorno alla piena sovranità. Quanto a Theresa May, ha aggravato la divisione del Paese optando per una hard Brexit segnata dall'uscita dal mercato unico, una formula più dura di quella per cui gli elettori pro Brexit pensavano di aver votato nel 2016.
Il Covid-19 ha dimostrato quanto sia importante l'intervento dello Stato e, quindi, quanto il progetto dei brexiters ultraliberisti non sia né realistico né accoglibile. Per quanto riguarda, poi, il sostegno dei cugini americani -considerato un dato di fatto ai tempi di Donald Trump- questo si è decisamente affievolito, se non scomparso, con l'elezione di Joe Biden.
Decisa sulla base di bugie e di una visione distorta della realtà dei fatti, la Brexit è una battuta d'arresto storica, dannosa per l'economia e foriera di nuovi attriti. Per gli europei potrà essere un handicap marginale ma gli inglesi non hanno finito di pagarne il prezzo che sarà apprezzabile soprattutto nei mesi e negli anni a venire.
In questo fondamentale negoziato per il futuro comune, la difesa del mercato unico è servita da principio unificatore. È auspicabile che l'Unione, liberata dalla forza di inerzia e di opposizione esercitata da Londra, possa approfittare di questa nuova configurazione per accrescere la propria coesione e rafforzare la propria posizione nel mondo. La Brexit, in sostanza, ha sottolineato il potere che i Ventisette possono avere restando uniti.
E’ possibile che questa separazione traumatica, unitamente alla nuova coesione che sembra nascere dalla lotta alla pandemia e alle comuni misure di sollievo economico, possano dare nuovo senso e vera attualità alle parole con cui Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi concludevano il Manifesto di Ventotene:
“Oggi si cercano e si incontrano, cominciando a tessere la trama del futuro, coloro che hanno scorto i motivi dell’attuale crisi della civiltà europea, e che perciò raccolgono l’eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità, naufragati per incomprensione del fine da raggiungere o dei mezzi come raggiungerlo. La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!”
Vittorio Amato
Economista d’Impresa
4 anniQuesta è’ l’occasione per generare una cultura economica e finanziaria e giuridica autenticamente europee , fuori dalle practices , governance e common law importate a memoria , generando una nuova classe di manager non più servi sciocchi di procedure importate dal 1mo gennaio dall’estero , creando un sistema policentrico di servizi e consulenza e advisoring economico finanziario autentico autoctono europeo . L’Europa libera dai veti della grande nazione UK ora non può accettare quella di marginali newcomer beneficiati .