La condanna di Fiorello e la nostra gratitudine
È da giorni che ci penso. Da lunedì mattina, quando ho incontrato per la prima volta Fiorello. Pochi minuti, una cosa schietta, con una confidenza spontanea che mi continua a frullare in testa. Mi sono deciso a scriverne adesso perché non volevo essere insensibile. Però mi sembra importante.
Sono andato all’esordio di Edicola Fiore, Bar Ambassador, Via Flaminia Nuova 251, Roma. C’era Lorenzo Jovanotti, ospite di giornata, con una felpa di Rio de Janeiro, chissà perché. C’erano i capi di Sky. E c’era la solita euforia contagiata da lui, Fiorello. A un certo punto, mentre Jovanotti cantava davanti al bancone del bar, siccome alle sue spalle non c’era nessuno, mi hanno indicato in corsa di fare da comparsa, di occupare lo sfondo bevendo un caffè. Alla fine, terminato lo show, siccome il taxi non arrivava, ho pensato che era la volta buona per strappare un selfie o un autografo e far contenta anche mia moglie. Così mi sono avvicinato all’assembramento, ma sempre con una certa ritrosia.
Fiorello con Stefano Meloccaro e la squadra di «Edicola Fiore», tutte le mattine su Sky Uno e Tv 8
Me ne stavo lì, in attesa, quando Fiorello mi ha chiamato: «Caverzan, che ci fai qui?». Ero basito: sebbene abbia seguito qualche suo show dal vivo, Fiorello non l’ho mai incontrato, né da vicino né da lontano. Come poteva riconoscermi? Di solito è il passante che indica la star per strada. Così, mi sono avvicinato. E lui: «Con chi credi di parlare, io sono peggio di un detective. Ti ho visto mentre prendevi il caffè. E poi ti leggo sul Giornale». «Attenzione», dico io, «non sono più al Giornale». «Eppure, ti ho letto l’altro giorno… Ah, ecco: La Verità». «Bravo! Un detective…». Intanto, si è avvicinato un ragazzo che gli ha chiesto un video per il villaggio Valtur di Novi (Vinodolski) in Croazia. Fiorello si presta, ha cominciato come animatore in Valtur: «Per il villaggio Valtur di Novi. Che non è il cioccolato svizzero», ammicca. E qui viene la rivelazione: «Vedi Caverzan», confida, «devo sempre avere la battuta, inventarmi qualcosa... Altrimenti la gente protesta: Fiorello non fa ridere. L’altro giorno ho incontrato una signora in coda alla cassa del supermercato: “Lei è Fiorello!”. “E allora?”. “Ma non fa ridere”. “Mi scusi, signora, sto facendo la spesa…”. Capito? Devi sempre far ridere, altrimenti s’incazzano». Alla fine ho estratto anch’io lo smartphone per il selfie, pensando all’invidia che avrei suscitato esibendolo. Ma soprattutto, mentre ero lì, pensavo che non potevo cominciare a chiedere a Fiore la solita intervista. In fondo, mi aveva già regalato la confidenza più preziosa, il segreto del comico, il cruccio dell’artista. La condanna a far ridere. La condanna a essere sempre clown, anche quando scendi a comprare le sigarette o trovi qualcuno in ascensore o aspetti i bagagli all’aeroporto.
Non dev’essere un bel vivere. Ci penso da qualche giorno, mentre mi godo l’incipit di buonumore che Fiorello ci regala tutte le mattine con la sua Edicola. Buonumore contagioso. Buonumore controcorrente. Pensiamo un momento quanto siamo normalmente inclini al lamento, alla recriminazione, all’ostilità verso gli altri. Giornali e internet sono pieni di questo vivere in cagnesco, per colpa di tutte le cose che sappiamo. La crisi, le tasse, la burocrazia, il capo ufficio. Ecco perché il buonumore che canta Jovanotti fin dalla sigla e che Fiorello ci scarica addosso con la sua adrenalina, tra il pigiama e il caffè, è un buonumore dirompente di cui dobbiamo essergli tutti grati. Ci basta questo, caro Fiorello. Ci basta questo incipit prezioso della giornata. Per il resto, tieniti la tua vita privata. Proteggila bene, malumori compresi, ché certamente li avrai come ogni persona normale: ti vogliamo creativo e fantasioso per tanto tempo. E fregatene delle signore del supermercato.
La Verità, 15 ottobre 2016
Maurizio Caverzan.
Ho iniziato come giornalista al settimanale Il Sabato. Ho collaborato tra gli altri con Il Giorno, L'Indipendente, Epoca, Vanity Fair. Dal 1994 sono stato al Giornale seguendo interni, cultura e spettacoli come caporedattore, e poi come inviato e critico televisivo. Assieme a Freccero, Cerami, Cugia e Scrosati ho firmato i testi di Rockpolitik di Adriano Celentano (2005). E sono stato tra gli autori dei programmi di Edmondo Berselli.
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8 anniEh Maurizio Caverzan, grande!
Marketing Director at WHL - Albatravel
8 anniConcordo, bello bello.
Aiuto le organizzazioni a comunicare in modo collaborativo | Giornalista e comunicatore | Meeting Rimini, Simfer, Banco alimentare del Veneto, Festival dell'innovazione scolastica
8 anniGran bel pezzo Mauri