LA GLOBALIZZAZIONE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

LA GLOBALIZZAZIONE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

“L’infallibilità dei nostri sistemi si trova a dura prova al confronto di un aspetto alla quale non ci siamo mai preoccupati”

Stiamo vivendo in un periodo ricco di incertezze con le quali non siamo abituati a convivere. La paura di un futuro diverso da quello che ci aspettavamo mette in crisi la politica, lo sviluppo economico e il popolo. Dover cambiare improvvisamente quel modo di pensare e agire che costituiva da tempo un “modus operandi” consolidato, ci mette a fronte ad una delle sfide più imponenti della storia dell’uomo.


Non sappiamo molto del Coronavirus, ma è certo che conosciamo come l’uomo ha sempre agito nel passato. La storia infatti, ci insegna che un'innovazione, porta sempre con sé un pregiudizio. L'innovazione ha portato sicuramente a cambiamenti demografici e culturali che oggi risultano esser ben visibili. Lo scetticismo per il mutamento tecnologico, viene rappresentata bene dalla “paura”. Qualcosa di nuovo e che non rientra nei nostri standard abituali, ci mette in allerta, ci fa sempre prendere le distanze.

L’evoluzione, porta con sé sempre dei benefici che l’uomo sa sfruttare per rendere la vita più facile.

L’esperienza, però, ci ha insegnato che il futuro altro non è che il riflesso del presente, l’attimo inafferrabile che appena arriva nella nostra quotidianità ci sembra che appartenga già al passato.

La verità, è che di per sé l’uomo non ha la capacità di pensare al futuro, ma solamente a quei benefici che sono riscontrabili nel presente o nel medio termine. La costante esigenza della ricerca di risultati immediati rende il futuro ancora più lontano.


La propagazione del virus in tutto il mondo è avvenuta incredibilmente in fretta e quando abbiamo constatato che la Cina, aveva perso il “primato” di paese con il maggior numero di contagi e morti rispetto ad Italia e agli Stati Uniti, ci è venuto indiscutibilmente spontaneo farci alcune domande:

È questa la globalizzazione che sognavamo?

Le epidemie sono sempre esistite. In un mondo non globalizzato la peste infettò praticamente tutti i cittadini europei. La peste bubbonica causata da un virus simile a quello del morbillo umano ha devastato l’intera popolazione indigena delle Americhe.

Dobbiamo dunque considerare e dar peso alla velocità e alla facilità con le quali il virus si sta diffondendo in maniera incontrollata in tutto il mondo. I frequenti viaggi in aereo, ai quali ormai siamo abituati ci hanno permesso di conoscere il mondo più velocemente, ma stanno anche diventando un mezzo di trasmissione del virus. Però la chiusura dei voli nei paesi più colpiti non ha arrestato il contagio. Questo ci fa capire che la globalizzazione non può essere fermata in pochi giorni.

E la globalizzazione seppure si dica che è ricca di risultati positivi ad oggi induce ad una riflessione:

Questa è la prima volta che il commercio subisce una vera e propria battuta di arresto. Durante le grandi guerre, non è mai stata messa in discussione la chiusura delle aziende, le fabbriche hanno riconvertito tutta la produzione per produrre armi da guerra con un duplice vantaggio, quello di continuare a produrre per sostenere la crisi e quello di offrire un servizio di utilità.

I limiti riscontrabili ad oggi non sono pochi, e l’illusione che avevamo prima ora perde interamente di significato. La rottura di un solo ingranaggio comporta una rovinosa caduta a catena di tutti gli altri meccanismi produttivi. L’occasione di poter diventare una nuova Task force economica si infrange contro un’economica priva di carattere che ha ancora bisogno di un modello unificato per poter vivere.

Il modello economico non deve essere distrutto, ma bisogna essere coscienti che in momenti come questi, di estrema necessità, non ha la capacità di sostenere un sistema economico globale.

La globalizzazione che ormai da anni non ha più nessun freno ha bisogno di essere ripensata.

Teniamo poi conto che il capitalismo e le manovre politiche speculative a spese della democrazia non mettono in buona luce uno stato che ormai non ha più l’intera fiducia dei cittadini. La storia ci sta offrendo l’opportunità di imparare una grande lezione di vita da questa esperienza.

Avendo fiducia che la scienza riesca a debellare la malattia nel più breve tempo possibile, per il futuro non possiamo più permetterci di cadere negli stessi errori e durante la prossima crisi socioeconomica mondiale, affinché non vi sia più un riscontro negativo come quello che purtroppo stiamo vivendo ora, dovremo imparare a fare tesoro delle passate esperienze per diventare più forti.


Giuseppe Dragoni

Safety of machinery - AROL Group Leader presso AROL S.p.A.

4 anni

Bravo Luca, un articolo che fa riflettere sul nostro tempo. Grazie.

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