La letteratura e l'incontro
Consultando la voce “lettura” del Dizionario Treccani scopriamo che con essa si definisce in senso stretto “l’azione di leggere, di decifrare ciò che è scritto e stampato” e in senso più ampio “l’atto di leggere prendendo conoscenza di ciò che è scritto o di come è scritto”. Facendo riferimento alla seconda definizione, possiamo affermare che leggendo si instaura un profondo dialogo tra il nostro sguardo e l’intenzione comunicativa dello scrittore, una relazione etica che ha l’aspetto di un patto morale: secondo Ezio Raimondi, l’autore si promette di essere fedele alla propria interiorità se in cambio il lettore giura di non violare la sua libertà e tradirne l’intenzione. « Leggere e interpretare significa veramente attingere, faccia a faccia con il volto percettibile di un testo, la sua cosa interna » e fondamentalmente significa anche annullare le differenze spazio-temporali che intercorrono tra noi e lo scrittore, traslare l’opera nel mondo contemporaneo, ricontestualizzarla e comprendere al meglio il presente al quale apparteniamo, in un’operazione di accrescimento del testo che diventa bene culturale. Ma il tema della lettura come incontro è una costante nella storia della letteratura: sin dall’antichità, scrittori quali Dante e Petrarca hanno percepito l’importanza che il dialogo con gli autori che li avevano preceduti aveva ricoperto per la loro formazione. Ognuno di noi si accosta a tu per tu con l’opera, entra nello spazio della diversità e instaura un dialogo fecondo con lo scrittore; e poiché un’opera letteraria, in quanto opera d’arte, contiene le risposte alle domande fondamentali dell’uomo, essa è un monumento, un ammonimento che attraverso il coinvolgimento emozionale ci ricorda l’essenza della nostra umanità. Dante è l’uomo solo e in esilio, smarrito nella selva che è condizione interiore, e la sua unica certezza è Virgilio, modello imprescindibile di riscatto, oggetto di studio appassionato. La maggiore opera cristiana mai scritta si fonda sull’incontro con uno scrittore pagano che in quanto uomo ripercorre le esperienze dell’umanità e dialoga con i posteri, ed è stimolato dai continui interrogativi di Dante-lettore. Non solo Virgilio, Dante stabilisce un dialogo con molti altri poeti antichi o a lui contemporanei: nel IV canto dell’Inferno, Dante si inserisce nella famiglia dei filosofi dell’antichità dichiarando solennemente la sua ascendenza (e di fatto entra a sua volta a far parte della tradizione), mentre nel XV canto ricorda il maestro Brunetto Latini, colui che gli aveva insegnato l’importanza del dialogo con il patrimonio per produrre nuovi crocevia di esperienze. Gli incontri della Commedia avvengono nel solco dell’esperienza personale del poeta, sono veri e propri “passaggi di testimone” dal carattere straordinario; con Petrarca si esaurisce il carattere innovativo e il dialogo diventa un evento quotidiano che ha il carattere dell’amicizia. Il risultato di questa discussione amichevole sono le “Epistole”, una raccolta di lettere e interrogativi indirizzati agli autori del passato. Nella lettera XXII, Petrarca paragona la lettura al cibo, ci arricchisce e diventa un tutt’uno con noi, metabolizziamo i contenuti delle opere attraverso le “non una ma mille” letture. Il lettore ideale, inoltre, è un’ape tenace, che si nutre delle opere del passato e trasforma il polline in qualcosa di migliore. Quest’idea di lettura è ripresa da Machiavelli: nella lettera a Francesco Vettori, Machiavelli si rimpossessa del ruolo del lettore, rivendica la mancanza di mediatori tra lui e i testi, che diventano cibo per l’intelletto al convivio degli antichi uomini. Egli interroga i grandi del passato durante la giornata, vuole comprenderne la dimensione umana, e non teme più la morte (grazie alla dimenticanza di petrarchesca memoria, garantita dalla lettura dei testi antichi); lo stesso De principatibus non è che una grande trascrizione del dialogo intercorso tra Machiavelli e i classici del passato. Manzoni scopre in Machiavelli l’interlocutore ideale, il grande scrittore di personaggi tragici catapultati nei conflitti irragionevoli della natura umana: è grazie alla collaborazione tra Manzoni e Machiavelli, gli interrogativi che il primo pone al secondo, che nascono le tragedie manzoniane, tra cui l’Adelchi.
La letteratura che oggi conosciamo è quindi il risultato di un continuo investimento affettivo dei lettori nelle opere letterarie, i quali, grazie alla lettura attenta e al dialogo, consentono a queste di diventare bene culturale. Un’opera letteraria è uno spazio nel quale l’autore si protende verso l’esterno, comunica; poiché l’umanità e l’arte si fondano sulla comunicazione, Calvino individua nella lettura critica l’antidoto all’appiattimento della cultura. Sereni, il poeta dello sguardo di rimando, è un uomo come gli altri che non detiene la verità assoluta ma che da un senso al nostro essere disperati, ai nostri fallimenti, e si fa voce di tutti, grazie ad una poesia di speranza, vicina al sentire umano. Ogni lettore sfrutta, nel comprendere un testo, una serie di parametri cognitivi che li derivano dall’esperienza che ha del quotidiano e si avvicina quindi alla prosa o alla poesia non in quanto luoghi di parole belle e metrica perfetta ma in quanto luoghi di trasparenza e autenticità. “Le storie” sostiene J. Gottschall “continuano ad adempiere alla loro antica funzione di creare un legame sociale, rafforzando una serie di valori comuni e i fili della cultura comune”, diventando quindi spazi di discussione, ponti che collegano l’uomo-isola nella rete di relazioni umane.
Ogni rapporto con una narrazione comprende il pensare, richiede un impegno, uno sforzo. Umberto Eco soleva distinguere due lettori: quello semantico, che dota di significato il testo seguendolo linearmente, e quello critico, che si interroga e non si limita a godere del risultato. Tutti i grandi scrittori del passato sono stati anche grandi lettori critici: la prova cruciale di un testo è la lettura e il lettore ne è il protagonista, e sicuramente gli autori che ora fanno parte della tradizione hanno saputo superare questa prova.