La Masterclass di Bobo Vieri sulla strategia digitale
Non seguo il calcio e, tra le tante belle interviste di Gianluca Gazzoli nel suo THE BSMT , difficilmente avrei ascoltato proprio quella fatta con Bobo Vieri.
Ho cambiato idea parlando proprio con Gianluca nel backstage del Wired Next Fest di Wired Italia lo scorso weekend: un saluto veloce, due chiacchiere sulla creator economy e poi il suo suggerimento di guardare la puntata perché “si è parlato proprio di quello e non tanto di sport”.
In effetti nei quasi 90 minuti di conversazione i temi calcistici sono ridotti al minimo e c’è un Vieri a ruota libera (ma che accento buffo ha?) che con una serie di esempi personali e aneddoti coloriti spiega bene perché il suo successo online non è frutto del caso ma di una serie di scelte azzeccate, oltre che di una certa attitudine al lavoro e al rischio.
Facciamo un gioco e proviamo a prendere l’intervista di Gianluca a Vieri come una vera e propria Masterclass in strategia digitale, tirando fuori una serie di insegnamenti per chiunque lavori nel settore.
Ripeto: si tratta di un gioco, spesso si traggono insegnamenti ascoltando chi ce l’ha già fatta, cedendo al "survivor bias", e unendo i puntini a ritroso nel percorso, proprio come in questo caso. Un esercizio pigro perché la vera sfida è riuscire a progettare strategie vincenti rivolte verso il futuro.
In ogni caso ecco: 7 cose che ho imparato dall'intervista di Bobo Vieri al BSMT di Gianluca Gazzoli
"Non abbiamo roundown"
Per la sua Bobo TV Vieri non ha scaletta né copione. Il segreto di qualunque diretta è infatti il cosiddetto “imprevisto atteso”, sappiamo che qualcosa di clamoroso succederà ma non sappiamo quando (uno sbrocco di Cassano?), e siamo costretti a seguire il programma fino alla fine. Proprio come una partita di calcio in attesa del gol.
"Adesso con i social l'intervista me la faccio da solo"
Bobo senza dover leggere pensosi saggi di tecnologia ha capito il potere di disintermediazione delle nuove piattaforme e per lui che, come ripete più volte, ha sempre avuto un brutto rapporto con i giornalisti è la soluzione di un problema. Cadono i gatekeeper e ha accesso diretto al suo pubblico.
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"Alla Bobo TV non facciamo la domanda che mette in difficoltà"
Ascoltando questa frase ho ripensato alla recente dichiarazione di Jann Wenner (fondatore di Rolling Stone) al NYT dove cui raccontava che nel suo nuovo libro aveva concordato domande e risposte con le rockstar intervistate perché voleva che risultassero come chiacchierate tra amici più che un lavoro giornalistico. Se da una parte l’atmosfera colloquiale è una dei punti di forza del format di Vieri e soci, dall’altra proprio questa morbidezza è forse il punto di discontinuità più visibile tra la cultura giornalistica di un tempo e quella del content di cui parliamo oggi.
"Ci vuole qualcuno che ogni 10 minuti dice qualcosa di forte"
Vieri si riferisce ad Antonio Cassano perché, come insegna anche MrBeast, per tenere alta la retention degli utenti serve un colpo di scena ogni manciata di minuti, pena l’abbandono della visione. Sparate di questo tipo servono anche a creare materiale notiziabile che possa essere ripreso da testate esterne, aumentando l’awareness dello show, soprattutto quando si rinuncia a far dire cose scomode agli ospiti invitati (vedi punto precedente).
"In molti posti dire Bobo TV è vietato, noi citiamo tutti"
Come outsider Vieri, Adani e gli altri non hanno nulla da perdere e in diretta citano amici e competitor degli altri programmi sportivi, mentre sostengono di essere boicottati dagli editori tradizionali. Non è solo una questione di spinta dal basso, c’è anche l’intelligenza di capire che fare rete è ormai una dote indispensabile (i featuring nella musica o le collabo dei TikToker), nessuno ce la fa da solo ma soltanto creando una scena capace di alzare la marea per tutte le barche in mare. Prima o poi ci arriveranno anche gli altri.
"In due anni e mezzo non è mai arrivato in ritardo appuntamento"
Vieri parla ancora di Cassano, la testa calda del gruppo, ricordando come persino lui abbia rispettato la continuità del format. Qualunque prodotto editoriale non deve concentrarsi sul volatile successo virale quanto sulla capacità di essere consistente nel tempo, lo sa persino il Pibe di Bari vecchia.
"Tutte le bandiere lo hanno preso nel culo"
A differenza dei calciatori classici del passato, un po’ romantici e legati ad un concetto dello sport pre-moderno, Vieri mette le cose in chiaro e si dimostra allineato con la cultura turbocapitalista in cui è immerso. Ha tenuto fede a questo ragionamento già da calciatore vestendo tante maglie diverse e lo fa ancora adesso prestando i suoi servizi, i suoi contenuti e il suo brand a seconda delle opportunità in maniera laica ed efficiente: dalla Rai a Twitch passando per marche ed eventi, cambiando appunto bandiera secondo necessità.
Tutto molto bello ma se togliamo alla strategia le decine e decine di presenze in Serie A dei protagonisti e li sostituiamo con 4 giornalisti o con 4 signori nessuno il risultato finake da cosa sarà maggiormente influenzato? Dal background dei presenti o dalla strategia?
Chief Operating Officer at DUDE // CEO at FeST
1 annoVito Pace