La meraviglia dell’impossibile
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La meraviglia dell’impossibile

Nel 1968 Reinhold #Messner con il suo articolo L’assassinio dell’impossibile lancia l’appello per la rinuncia agli aiuti tecnologici nelle scalate. Ha così inizio il movimento dell’arrampicata libera.

Alpinista e montanaro, scalatore e conquistatore dei grandi deserti di ghiaccio, infine chino al cospetto delle montagne sacre, il 23 luglio 2023, alla vigilia del suo ottantesimo compleanno, al Forte di Bard , Messner ribadisce ancora il valore dell’umiltà davanti alla montagna. “Il mio successo non è nell’aver scalato qualche montagna, ma nell’aver capito che riducendo il carico sarei stato più libero e agile. Un successo con 60 chili vale più di un successo con 60 tonnellate”.

La rivoluzione di Messner è stata la sottrazione. Più che incrementare l’utilizzo di strumenti, attrezzature, stratagemmi per aggirare le difficoltà e piegare la montagna alle proprie capacità, il suo approccio è stato quello di alleggerire il carico e accogliere la propria inferiorità rispetto alla grandezza della montagna.  

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“La montagna è infinitamente più grande di noi, arrivati agli ottomila, passo… sosta… passo… sosta… noi diventiamo sempre più piccoli e lenti, la montagna sempre più grande e alta”.

Nelle parole e nell’esperienza di Messner si può ritrovare un atteggiamento estremamente utile a rivedere il nostro rapporto con le difficoltà, il lavoro, le relazioni con gli altri. Al centro si trova il #sogno, vera grandezza dell’uomo aldilà della sua forza fisica o della sua supremazia sull’ambiente.

“Il senso della vita non cade dal cielo, siamo noi a dare senso. Amando una persona, diamo senso alla persona. Nel realizzare ciò che sogno, trovo la gioia”. 

Il passato è finito, non conta. Tutto quello possediamo, le conoscenze, le competenze, il sapere, hanno senso solo nella realizzazione, che si trasforma in felicità nel posto dove mi trovo. La capacità di sognare, dunque, mette in moto l’azione e il processo creativo e trasformativo necessario a realizzare quei sogni, rivestirli di materia e sostanza, passando attraverso le inevitabili delusioni. 

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“Sugli ottomila ho fallito 13 volte, e sono salito 18 volte. Ho fallito in tanti modi, per il maltempo, per la malattia, ho fallito a 100 metri dalla cima. Ogni volta, se non fossi tornato, oggi non sarei qui. Sono felice di quei fallimenti, è grazie a loro se sono ancora vivo”.

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Il senso di sconfitta nelle parole dell’alpinista acquisisce i contorni di uno strumento, forse uno dei più efficaci per garantire la salvaguardia di un bene assai più prezioso della conquista della vetta: la vita stessa. Quante volta l’accanimento sull’obiettivo mette a repentaglio valori più importanti, il nostro equilibrio, la nostra qualità di vita? 

E quanto volte a ripensarci dovremmo ringraziare a nostra volta i fallimenti che ci hanno impedito di andare oltre le nostre possibilità, evitando di lasciarci guidare dalla smania del risultato anche a costo di farci davvero del male? 


Difficile è trovare l’equilibro tra i sogni e rischi che siamo disposti a correre per realizzarli. Ancora una volta il Messner più maturo fornisce uno spunto di riflessione, maturata dopo aver sfidato l’orizzontalità degli infiniti deserti di ghiaccio del Polo nord e del Polo Sud:  

“La solitudine mi ha fatto capire che la vita è assurda, come questa attività. 

Non ha senso salire e scendere una montagna, è inutile, ma l’utilità è molto secondaria rispetto al dare senso all’avventura. Non è importante avere cose, è importante realizzare sogni, questo mi ha insegnato la natura”.


Non solo dunque è giusto assumersi dei rischi, ma la stessa dimensione del rischio, se gestita nel modo corretto, è quella che attribuisce senso alle nostre azioni. Conclude così, la sua riflessione, l’uomo che ha sfidato tutti e quattordici gli 8.000: 


“L’alpinismo è possibile là dove la morte è possibile. Alpinismo è riuscire a tornare evitando la possibilità della morte”.  


Si alzano le luci sul palcoscenico e il grande Messner si prepara ai saluti: 

“Ho quasi 80 anni, sono un po’ chino ma non sono broken. Sono abile, e realizzando ancora i miei sogni realizzerò la mia fortuna”. 

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Le nostre imprese ci potranno far chinare un po’ le spalle, ma la capacità di sognare, e il desiderio di continuare a lottare per realizzare i nostri sogni, faranno in modo che nulla ci possa spezzare. 

#alpinismo #montagna #sfida #obiettivo #fallimento #sogno


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