La Linea del Mare - un progetto "estetico"
Un anno,
prendiamo un anno, così per convenzione.
365 giorni di rotazione della terra intorno al sole, per partire e tornare nello stesso punto dell’anno precedente.
Un anno in cui la luce cambia piano piano, impercettibilmente, dalle lunghe giornate di giugno a quelle cortissime di dicembre, e ritorno. Un periodo in cui i venti che battono una porzione così piccola di costa agitano il mare fino a farlo diventare spuma bianca oppure la bonaccia lo rende così fermo che sembra uno specchio. Un anno in cui le persone che amano popolare quelle spiagge si spogliano per il grande caldo afoso e poi, nei mesi successivi, si rivestono a causa del vento freddo o delle violente folate di libeccio.
Ognuna di queste giornate, ognuno di questi istanti si dilatano nella magia della lunga esposizione fotografica. Che sia mattina, sera, pomeriggio o notte; un fotografo si ferma con il suo cavalletto e la sua macchina in tanti punti di quella breve costa, registra le immagini con lentezza, e nonostante il mare si comporti sempre diversamente, quell’otturatore resta aperto per un tempo abbastanza lungo da trasformarlo in un pennello…fine, impercettibile, nella bonaccia; grosso e violento quando il mare è agitato o quando i fiumi limacciosi e in piena si svuotano nell’acqua salata.
Certamente mai nitido, mai così preciso da scorgere il contorno delle onde, se non all’orizzonte, dove diventa una linea retta (la linea del mare appunto) che divide in due porzioni identiche mare e cielo.
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Così come il mare anche le persone appaiono e scompaiono a piacimento della luce: delineate e frammentate in tanti pezzetti colorati durante le giornate di solleone…sbiadite, trasparenti come fantasmi quando i raggi sono più radenti.
Banalità? Forse, ma non abbastanza da ossessionarmi così tanto e da spingermi ogni volta che posso sulle rive di un tratto di costa che va da Marina di Carrara fino a Piombino e all’isola d’Elba… ad esplorare nell’arco di una giornata, in ogni momento dell’anno, quanto quel mare possa diventare una fissazione e allo stesso tempo una tavolozza.
Mi domando perché sono così legato a quegli scorci, a quei colori, a quelle figure che si muovono lungo questa costa. Scorgo la memoria visiva di quando ero bambino nei tanti quadri dei pittori livornesi, oppure pisani o anche versiliesi che lo contemplavano proprio li di fronte, qualche volta rimanendo fermi a guardarlo e a dipingerlo e qualche volta a ricordarlo dentro i loro studi.
Con questo progetto, forse banale perché estetico e anche un po’ monotono a prima vista, l’occhio attento saprà scorgere tante sfumature: le differenze che ci sono nei cieli e nei mari, con i colori mescolati dal vento e amalgamati dalle lunghe esposizioni; l’incorporeità dei soggetti fissati soltanto dall’intensità dei raggi di sole.