La necessità di viaggiare per un’architettura nuova

La necessità di viaggiare per un’architettura nuova

Quando un architetto viaggia, viaggia sempre come architetto.

Sembra una frase insensata, ma in realtà racchiude una grande questione che solleva il nostro mestiere: la necessità di vedere l’altrove.

La scoperta di un nuovo spazio rappresenta una fonte di ispirazione e conoscenza. Ogni luogo ha le proprie tradizioni e caratteristiche, e tali aspetti possono influenzare il processo creativo di un architetto offrendo opportunità per applicazioni innovative.

In un’intervista Renzo Piano afferma: “il viaggio è il modo di misurare. Il viaggio è rapina, è prendere appunti.”

Ci sono due effetti diversi che il viaggio è in grado di provocare su un architetto:

Da un lato c’è una forte fascinazione verso l’estraneo, per il non conosciuto; dall’altra può comparire un’improvvisa voglia di tornare e di capire il proprio spazio originario.

Ma iniziamo con l’ispirazione.

L'essenza del viaggio per un architetto risiede nell'osservazione delle relazioni e delle interazioni tra spazi e persone, tra elementi naturali e costruiti.

Quando si tratta di città, essa non è solo un insieme di costruzioni ravvicinate, ma viene percepita come un organismo vivente, dove ogni spazio e ogni persona sono cellule interconnesse di un unico corpo.

Per non parlare della natura.

Nonostante sia meno immediato il legame, poiché non si tratta di un ambiente artificialmente costruito, il contesto naturale rappresenta una fonte illimitata di pensieri creativi e riflessioni: la luce che cambia con le stagioni e con le ore del giorno, il gioco delle ombre, i riflessi sull'acqua, la texture delle pietre e del legno, l’effetto di una brezza leggera oppure di un vento deciso. Gli elementi naturali sono primari per una futura riflessione e per una progettazione che sia sempre in sintonia con l'ambiente e capace di dialogare con il paesaggio.

Infine, c’è l’attenzione sulle persone, sulla loro vita quotidiana e su come utilizzano gli spazi pubblici.

Le piazze, le strade, i parchi diventano laboratori dove studiare come le comunità interagiscono con l'ambiente costruito. È in queste osservazioni che l'architetto trova spunti per creare luoghi che non siano solo funzionali, ma anche vivibili e umani, che rispondano ai bisogni delle persone e che favoriscano il senso di comunità e inclusione.

Dunque ecco che la parola ispirazione trova tutti i suoi significati.

L'architettura è un fenomeno umano che si stratifica, e che è per questo in grado di raccontare la storia di civiltà, religioni e guerra, momenti di prosperità e momenti di crisi.

L'architetto ha il privilegio e la responsabilità di comprenderla per integrarla nella sua progettazione. Durante un viaggio, esplorare il costruito cercando di capire come lo spazio è stato concepito e organizzato, è tanto importante quanto fare visita a monumenti e musei. Ogni angolo del mondo interpreta lo spazio secondo una propria accezione culturale, ed esso poi influenza le relazioni umane.

Non esiste una rappresentazione uniforme dello spazio

ed è sorprendente conoscere tutti i modi attraverso cui lo comprendiamo e lo viviamo. Viaggiando, l'architetto raccoglie note sul costruito globale, scoprendo nuove funzioni e tracciando nuovi stimoli creativi.

Ecco perché osservare significa sempre essere stimolati. Ogni immagine catturata non è solo un momento da ricordare, ma un'ispirazione che arricchisce la visione progettuale.

Per riprendere la frase di Piano “Viaggiare è una rapina”, potremmo dire che è vero dal momento che il nostro sguardo, in effetti, cattura e porta a casa qualcosa. Però quel qualcosa non viene mai replicato così com’è, piuttosto viene rielaborato, sintetizzato e integrato ad altre esperienze e al proprio luogo d’origine.

È proprio con il ritorno a casa, che viene fuori il secondo effetto che provoca il viaggio.

Spesso, senza rendercene conto, il nostro sguardo e il nostro corpo cede all’assuefazione del quotidiano.

Tuttavia, proprio come un autista ogni tanto ha bisogno di sgranchirsi le gambe, un nuotatore olimpico di fare quattro bracciate in mare, così un architetto ha bisogno di cambiare occhi con cui guarda le cose.

E spesso, per farlo, prima deve guardare altro.

Questa tensione verso il nuovo e lo sconosciuto, spesso rimane inconscia, ma ogni volta che le viene dato seguito, il cervello, la testa e anche il corpo ne risentono positivamente.

Finalmente, da lontano, possiamo guardare la bellezza del nostro quotidiano, apprezzarla, valutarla e provare anche a renderla ancora più grande.

Ma è sempre un allontanarsi per tornare. È un viaggio per riportare a casa un futuro più chiaro e possibile.

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