La Nuova Via della Seta - One Belt One Road

La Nuova Via della Seta - One Belt One Road

La Via della Seta one Belt one Road è un progetto strategico elaborato dal presidente Xi Jimping nel 2013 volto a riposizionare la Cina sotto il profilo globale, riguarda in particolare il collegamento tra la Cina e l’Europa. Il nome trae spunto dall’antica via della seta ovvero quel massiccio reticolo di strade, canali marittimi e vie fluviali lungo i quali si snodava il commercio tra Oriente e Occidente, fra l’Impero Celeste e l’Impero Romano dove la destinazione finale del lungo viaggio era Roma. Era qui che vi giungeva la seta insieme ad altre merci preziose e a molte altre idee e filosofie.

VIA DELLA SETA A LIVELLO GLOBALE

Tre sono i punti salienti su cui si sviluppa la nuova Via della Seta.

1 – Massicci investimenti infrastrutturali nel settore trasporti , comunicazioni ed energie. Con investimenti infrastrutturali dell’ordine di circa 300 miliardi di dollari Usa all’anno per gestire questa enorme mole di denaro si sono create due entità , la Banca Asiatica di Sviluppo delle Infrastrutture (Aiib) e il Silk Road Fund. Le due entità hanno due scopi specifici, la banca,  fondata da 57 paesi tra cui l’’Italia (con il 2,57% del capitale versato pari a 514 milioni di dollari)  è stata fondata a Pechino nel 2014 ha come scopo di fornire e sviluppare i progetti di infrastrutture nella regione Asia Pacifico. Il Silk Road Fund è un fondo di investimento di proprietà del Governo Statale Cinese, che gli ha dotato 40 miliardi di dollari Usa, ha come  scopo di promuovere progetti e infrastrutture per far sviluppare nella parte del Centro Asia la via della seta su rotaie che unirà la Cina al cuore dell’Europa fino al porto di Rotterdam che ricordiamo essere il più grande porto Europeo per la movimentazione di cargo e punto di transito di materie prime, fondamentali per uno stato come la Cina

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine

2 - Rafforzamento degli scambi economici e degli investimenti all’estero, l’interscambio tra la Cina e l’Unione Europea ammonta ormai a un miliardo di euro al giorno (fonte Eurostat) e l’Italia non è da meno, gli scambi commerciali con la sola Cina ammontano secondo l’OEC, ad un importo annuo pari a 43 miliardi di dollari.

3 - Il riposizionamento strategico della Cina e in generale in questo senso la via della seta coincide con la nuova globalizzazione. E’ implicito che con questo progetto la Cina cerchi una via per ampliare la sua influenza Geopolitica ed economica sull’Europa e sull’Africa. Se si pensa solo che ben 41 dei 65 paesi interessati dalla via della seta (dove risiede il 68% della popolazione mondiale) utilizzano lo YUAN negli scambi economici, che è un paradosso visto che questa moneta non è convertibile e il suo controvalore con il dollaro è stabilito dal Governo della Banca Centrale e non dal libero mercato dei cambi, di fatto la via della seta sta creando una internazionalizzazione dello YUAN

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine

LA NUOVA VIA DELLA SETA IN ITALIA

Venendo a casa nostra è stato firmato a Marzo il Memorandum of Understanding dove sono stati siglati degli accordi non vincolanti tra aziende per almeno 7 miliardi. Il Memorandum fornirà la cornice giuridica a 29 accordi (dieci intese fra aziende private e 19 istituzionali, fra cui quelli su start up innovative e-commerce) tra aziende italiane e cinesi. La scelta dell’Italia di aderire al progetto cinese nasce da una scelta puramente economica giustificata dalla necessità di riequilibrare la bilancia commerciale con la Cina che vede ad oggi un deficit per l’Italia vicino ai 18 miliardi di euro (fonte sole24ore), fatto sta che l’Italia gioca un ruolo fondamentale nella “partita” cinese ed è una “pedina” più che centrale.

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine

Per capire questo ruolo “centrale” e i possibili sviluppi della strategia del Dragone basta guardare la cartina geografica. Il Pireo (porto Greco) parla cinese, la China Ocean Shipping Company (Cosco) lo ha acquistato all'inizio del 2016 (il 67%) staccando un assegno di 368,5 milioni di euro e un piano di investimenti di 350 milioni in 10 anni. Doppia mossa per le autorità di Pechino: da un lato strategica, dall'altra simbolica, non meno importante, con l’obiettivo di realizzare un hub nel Mediterraneo che è elemento centrale nella strategia Cinese di penetrare in Europa e in Africa. In poco tempo il Pireo è diventato il terzo porto container del Mediterraneo con quasi 4,5 milioni di tonnellate sperando di alzare l’asticella a 10 milioni nei prossimi anni. L’interesse cinese per il Mar Mediterraneo si può comprendere alla luce dell’allargamento del Canale di Suez che ha determinato un aumento del volume delle merci che lo attraversano, più che raddoppiato (+124%) dal 2011 al 2016, rendendo il Mar Mediterraneo sbocco principale per il 19% del traffico globale, per il 25% dei servizi di linea container e per il 30% del petrolio. Il 56% delle merci che attraversa Suez approda nei porti del Mediterraneo per poi raggiungere il cuore dell’Europa. Per quanto riguarda l’Italia gli accordi tra i due Paesi comprendono anche le intese tra China Communications Construction Company (Cccc), braccio operativo del Governo cinese sulle infrastrutture, e due dei principali porti italiani: Genova e Trieste. Con Trieste si punta su un progetto, chiamato Trihub, che non riguarda solo il porto ma comprende una serie di investimenti sul sistema delle infrastrutture ferroviarie a Trieste, Villa Opicina, Monfalcone e Cervignano progetti per i quali sono già stati stanziati 200 milioni. Per quanto riguarda Genova lo scalo è pronto a stringere un accordo la Cccc ( China Communications Construction Company) per costituire una società in partnership che si occupi dell'affidamento di progettazione e costruzioni delle grandi opere dello scalo, come la nuova diga foranea (che si trova al di fuori dello scalo e che ha come compito quello di proteggere lo stesso dal moto ondoso) da un miliardo e l'ampliamento a mare dello stabilimento Fincantieri. Investimenti che possono solo migliora l’attuale momento di stallo degli investimenti Italiani in questo settore

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine

Trasporti, energia, impianti siderurgici, credito, cantieri navali, questo è il perimetro degli accordi che si stanno concretizzando grazie al Memorandum Of Understading. La Danieli di Buttrio (Udine) sarà partner della Cina per la realizzazione (da 1,1 miliardi di euro) di un impianto siderurgico integrato, dalla miniera al laminatoio, in Azerbaigian. Snam ha confermato che «firmerà un’intesa a supporto di iniziative congiunte che riguardano sia l’Italia e la Cina che paesi terzi». Eni che firmerà con Bank of China un accordo per rafforzare la collaborazione su vari strumenti finanziari.

Dal punto di vista del credito grazie alla collaborazione tra Cassa Depositi e Prestiti e la Bank of China  c’è in previsione un  piano di emissioni di cosiddetti Panda Bond, titoli obbligazionari destinati ad investitori istituzionali operanti in Cina, i cui proventi verranno utilizzati per finanziare direttamente o indirettamente succursali o controllate di aziende italiane con sede in Cina e quindi supportarne la crescita. Nonostante però siano destinati ad aziende italiane, i Bond saranno denominati in valuta cinese.

Promozione del Turismo Cinese in Italia, per rafforzare la promozione del turismo cinese in Italia l’agenzia di viaggi Ctrip ha firmato tre accordi con Aeroporti di Roma – Trenitalia- Musei Ferrari. I Turisti cinesi in Italia hanno raggiunto i 2 milioni nel 2018. Il Ceo di Ctrip Sun Kie ha indicato tre priorità per attrarre ancora più visitatori : Semplificazione procedure per i visti, più voli, maggiore sicurezza per i turisti.

Altro vantaggio per l’Italia potrà derivare dal “Made in Italy”. Il Bel Paese è una potenza manifatturiera che siede al tavolo del G7 e come tale può ben pensare di fare importanti affari con la Cina che non è più vista come la Fabbrica del monto ma come un grande mercato di consumatori.


LA NUOVA VIA DELLA SETA LA REAZIONE DEI PARTNER EUROPEI ED AMERICANI


La Ue ha ammonito l'Italia e l'ha invitata a controllare bene gli accordi. Washington è decisamente preoccupata per quanto riguarda le attività delle aziende tecnologiche cinesi. Nel mirino è finita Huawei, maggiore sponsor della Nuova via della seta digitale, ma al fine di salvaguardare gli assetti delle imprese operanti in ambiti ritenuti strategici e di interesse nazionale, con il decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21 (convertito con modificazioni dalla legge n. 56 dell’11 maggio 2012), è stata disciplinata la materia dei poteri speciali di veto esercitabili dal Governo nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché in alcuni ambiti ritenuti di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti, delle comunicazioni. E proprio dei giorni successivi al Memorandum che è uscita la notizia dell’introduzione dei “Poteri speciali inerenti le reti di telecomunicazione elettronica a banda larga con tecnologia 5G” il nuovo articolo sul “golden power” che il governo intende usare come possibile “scudo” nei confronti di sistemi ed apparati cinesi, come quelli di Huawei e Zte.

CONCLUSIONI

Non sta a me giudicare la bontà dell’accordo ma credo che lo stesso debba essere preso come una opportunità da cogliere, prima che ci venga imposta dalle leggi di mercato. La Cina è già fortemente presente nella economia Europea, se guardiamo dal 2000 al 2018 scopriamo che l’Italia è stata la terza destinazione preferita degli investimenti Cinesi in Europa. Nel nostro Paese in 18 anni sono arrivati 15,3 miliardi di euro, nello stesso periodo la Germania ha attratto 22,2 miliardi e la Gran Bretagna 46,9 miliardi (Fonte Rhodium Group)

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine


Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate