LA POLEMICA DI SOCIAL DILEMMA
Proprio ieri ho avuto la possibilità di rivedere Social dilemma, Social dilemma è un documentario uscito nel 2020 con la regia di Jeff Orlowski e con un cast d’eccezione, composto da ex lavoratori tra cui ingegneri e progettatori della Silicon Valley, parliamo di aziende del calibro di Google, Facebook e tante altre.
Questo documentario cerca di spiegare come i social network ci hanno totalmente rivoluzionato la vita.
Il film esamina l'incremento dei social media e il danno che causano alla società, concentrandosi particolarmente sullo sfruttamento e la manipolazione degli utenti, attraverso l'utilizzo di tecniche come il datamining e la vendita dei dati personali.
“Se non stai pagando per il prodotto, allora il prodotto sei tu”
Tra le prime battute del documentario possiamo essere travolti dalla frase “Se non stai pagando per il prodotto, allora il prodotto sei tu”. Penso che ci possano essere due reazioni a questo tipo di documentario, o spaventarsi a morte ed eliminare ogni segno di “vita social” dal proprio cammino, oppure quella scettica che guarda con noncuranza credendo che sia il solito documentario.
Ma forse c'è un qualcosa che ci sfugge...
Anche per me di solito le cose sono o bianche o nere, ma penso che in questo caso il colore esatto sia il grigio, e vi spiego subito il motivo. Questo docufilm, credo che abbia un obiettivo ben preciso, ed è quello di “salvare i ragazzi”, anzi credo che essenzialmente siano loro il pubblico a cui mirava ad arrivare.
Loro rappresentano la fascia più delicata, ed è appunto quella che subisce più danni dal mondo social, questo perché non hanno avuto una corretta educazione digitale, un educazione che noi abbiamo appreso in modo migliore perché abbiamo vissuto l’avvento dei social network in modo più progressivo, siamo entrati gradualmente in questo mondo, loro invece no, loro sono stati “catapultati dalla culla”, quante volte ci è capitato di vedere un bimbo piccolissimo con uno smartphone e sorprenderci allo stesso modo di come esso era totalmente in una confort zone disarmante e riusciva ad utilizzare uno strumento così complesso con così tanta semplicità.
Tutto ciò avviene in modo così rapido, perché purtroppo sempre più spesso i genitori sono sottoposti a ritmi di vita stressanti e per poter accontentare il proprio bambino, o per recuperare un po’ di tempo per cucinare, fare la spesa, o semplicemente lavorare, allora cadiamo i tentazione e accontentiamo le richieste dei più piccolini. Quei piccolini ora sono adolescenti e più che mai stanno subendo le “energie” negative dei social, tanto è che:
negli ultimi anni le parole come cyber bullismo, dipendenza e depressione sono sempre più accostate alla parola “adolescente”.
I social network e la dopamina
Io non mi sono spaventata quando all'interno del documentario veniva affermato che i social network si sorreggono sulla base dei meccanismi di ricompensa, altrimenti quale scopo poteva mai avere il tasto mi piace? È un semplice fruitore di dopamina. Ma è giusto che sia così, ovvero se i social network non fossero stati ideati in collisione alla neuroscienza probabilmente non avrebbero avuto un tale successo.
Credo semplicemente che sia errato accollare tutta la colpa di alcune dipendenze e addirittura dell’aumento del tasso di suicidio a coloro che sono dietro lo schermo a programmare, credo che sia errato, è lo stesso paragone assurdo di dire che per colpa delle case automobilistiche delle supercar aumentino gli incidenti, non è una correlazione logica. Un coltello, un’auto, un social network sono strumenti, e siamo i soli ad essere responsabili dell’uso che ne facciamo.
Il vero problema
Il problema risiede alla base, vi deve essere una corretta educazione all'utilizzo degli strumenti, è FONDAMENTALE. Non possiamo pretendere che una persona che non ha mai seguito lezioni di guida, possa guidare una supercar nel centro della città per la prima volta è uscirne indenne.
La differenza possiamo farla noi. È facile puntare il dito, il difficile è guardare a quello che potevamo fare e non abbiamo fatto. Insegniamo un po’ d’educazione digitale, insegniamo che i social network non si limitano a notifiche push o a balletti di 15 secondi, insegniamo che dai social network si può imparare tanto.
E tu che ne pensi?
Carmela Rota.
L’Economia e il Management sono sempre state le mie passioni, appena terminato il percorso economico presso l'Università di Roma Tor Vergata, sono volata negli USA per una borsa di studio per il Master in International Marketing Management presso la Saint Joseph's University. Dinamica e pro-attiva, amo viaggiare ed ho preso parte a diversi scambi interculturali.
Oltre a far parte del Team Marketing di una multinazionale del food, aiuto piccole attività di food e cosmesi ad emergere nel panorama nazionale💻