La Politica senza la Politica

La Politica senza la Politica




Questo saggio sul populismo 2.0 è di Marco Revelli, docente universitario, che ha dato alle stampe diverse pubblicazioni inerenti l’evoluzione, o se si vuole, l’involuzione della politica.

Paradossalmente, democrazia e populismo discendono da una comune radice, Demos e Populus, ovvero uno stesso significato in due termini complementari che esistono, uno in assenza dell’altro, come il giorno e la notte.

Secondo Revelli il populismo è la fase senescente della democrazia, la notte che arriva alla fine del giorno, il buio che oscura la democrazia, che taglia appunto il demos alle sue radici.

Il populismo avrebbe a che fare con la semplicità, la democrazia è invece fatta di complessità.

Ma la complessità, non è il contrario di semplicità, è innanzitutto l’enorme mole di variabili indipendenti che influiscono sui sistemi, nei meccanismi, nelle società.

È un insieme di elementi la cui interdipendenza è comprensibile alla luce della necessaria presa di coscienza che solo il ricorso allo studio può far penetrare consentendo di semplificare la complessità.

La semplicità invece, è il contrario di difficoltà, è una scorciatoia, la via più battuta da chi oppone il rifiuto alla fatica della comprensione. Più semplice, appunto, e meno faticoso, delegare ai demagoghi, ai parolai camuffati da demiurghi, il compito di trovare le soluzioni.

Questa sostanziale classificazione definisce a grandi linee i confini del populismo come massa di individui ripiegati su se stessi perché vittime di una realtà ostile, mentre attribuisce alla democrazia, nella sua più nobile accezione, il valore della partecipazione attiva alla vita pubblica.

Questa è la premessa su cui Revelli costruisce la trama di un saggio che individua nella crisi “tout court” dell’occidente, il terreno su cui germoglia il seme del populismo.

La crisi di sistema, mostra tutti i suoi segni più evidenti a partire dallo scoppio della grande bolla immobiliare nel 2007, ma l’innesco era già stato attivato negli anni precedenti, attraverso la perdita di credibilità delle varie istituzioni pubbliche, a partire da quelle politiche, per arrivare a quelle economico/finanziarie, e passando per quelle religiose.

Revelli propone un efficace parallelismo fra la caduta del modello fordista nell’ambito dell’industria e la caduta dei partiti tradizionali, strutturati secondo quegli stessi modelli centralisti, attraverso cui si formava il senso di appartenenza e l’identità degli individui.

La fine del secondo millennio, il '900, è stato il secolo dei grandi partiti di massa e delle grandi catene di montaggio. È stato il secolo dei padroni e dei capitalisti da una parte, degli operai e dei sindacati dall’altra, secondo schemi monolitici ben definiti.

Con l’avvento della rivoluzione digitale e l’ingresso nel terzo millennio si è assistito alla fine, non solo del vecchio modello industriale ma anche alla fine del vecchio modello di organizzazione politica.

Zygmunt Bauman l’aveva chiamata, la società liquida.

Dalle gerarchie verticali organizzate, si passa alla società liquida, dove apparentemente, tutto scorre sullo stesso piano, ma senza che vi sia un alveo, con argini definiti, che indirizzi il flusso delle passioni e delle istanze.

In questo contesto i social network assumono una valenza fondamentale nel determinare la direzione degli umori della folla che non è più folla e delle masse, che non hanno più una coscienza collettiva.

Gli algoritmi fanno il resto, restituendo all’individuo esattamente il mondo così come loro lo vedono.

Gli algoritmi tracciano gusti personali, tendenze, preferenze, e una volta profilato il cliente/utente non fanno altro che restituire una realtà fittizia che replica il proprio mondo ideale attraverso i like di approvazione. 

È come guardarsi allo specchio ripetendo in continuazione chi sia il più bello del reame.

In questo mondo virtuale la droga dell’approvazione crea un effetto dipendenza che rafforzando in maniera surrettizia le proprie convinzioni, le fa sembrare sempre giuste, di conseguenza, tutto ciò che va contro, oppure è soltanto diverso, rispetto al proprio punto di vista, diventa ostile.

Questo è lo scenario in cui matura oggi il consenso.

LA POLITICA SENZA LA POLITICA

è un libro da leggere perché offre un’interpretazione molto lucida dell'arretramento valoriale che caratterizza questi tempi.

Un saggio di stretta attualità, fra le cui righe, sono disseminate molte considerazioni, utili a capire come il populismo si sia, piano piano, insinuato nelle nostre vite.


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