La post-truth society e il rischio della disinformazione

Il tema delle fake news mi appassiona particolarmente.

A volte sono notizie false con un fondo di plausibilità, e mi è più chiaro perché possano trovare credito, dal momento che a una prima lettura sembrano vere. Altre volte sono palesemente delle bufale. Eppure diventano in breve virali, a beneficio della notorietà e dei ricavi dei siti che le hanno postate. Generano dibattiti, valanghe di tweet e post, litigi via social.

Mi sono sempre chiesta come questo sia possibile.

Una risposta arriva dalla sociologia computazionale che analizza con approccio scientifico, statistico e con i metodi quantitativi della fisica i flussi di conversazioni in rete.

Ho scoperto così che una parte della risposta sta nella polarizzazione dei gruppi, e di conseguenza delle opinioni. Il pregiudizio di conferma ci spinge a cercare in rete ciò che ci aspettiamo di trovare e a condividerlo con il nostro gruppo di appartenenza, quello più vicino alla nostra visione di fondo.

Quindi siamo poco disposti a fare un vero sforzo di ascolto di opinioni differenti. Ascoltare può servire a trovare del vero anche nella posizione degli altri. O a far cambiare idea a chi non la pensa come noi.

Per questo anche programmi radio o TV, blog, siti di approfondimento che denunciano bufale o scorretta informazione non riescono a incidere davvero sull’opinione di chi a queste bufale o notizie preconfezionate vuole credere.

Perché ciascuno resta della sua posizione. Anzi, la rafforza e la estremizza, sentendosi più forte perché intorno a se’ sa di trovare il suo gruppo di appartenenza che fa da cassa di risonanza.

La disintermediazione dell’informazione generata da internet, e spesso anche il venir meno dell’approfondimento dei contenuti da parte di chi scrive come anche di chi legge, rende sempre più difficile distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è.

La disinformazione digitale, o Massive Digital Misinformation, è stata indicata dal World Economic Forum come uno dei più gravi rischi globali.

Serve capire meglio e approfondire il fenomeno.

Laura Borlenghi

Photo by Alejandro Alvarez on Unsplash

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altri articoli di Laura Borlenghi

  • La strada del “vero” Smart Working

    La strada del “vero” Smart Working

    La pandemia è alle spalle ma lo #smartworking fortunatamente no, in particolare nelle grandi imprese. Un po' meno nelle…

    1 commento
  • Fake news: dalla Blockchain un aiuto contro la disinformazione

    Fake news: dalla Blockchain un aiuto contro la disinformazione

    Cresce l’uso della Blockchain nel mondo dell’informazione: per contrastare la manipolazione delle notizie, queste…

  • Sorvegliati speciali

    Sorvegliati speciali

    Abbiamo finora considerato Internet come lo spazio a disposizione di tutti, la lavagna virtuale dove avere libertà di…

Altre pagine consultate