La Pseudo Normalità

La Pseudo Normalità, economia e società.

In questi giorni, la nostra storia è stata segnata dal graduale ritorno a quella che è definita una "nuova pseudo-normalità" nel paese e nel mondo.

La così detta "Fase 2" inizia stigmatizzata più che altro dal distanziamento fisico, ma non sociale che evolve di forma diversa, con l'obiettivo: "cercare di ridurre la catena di contagi evitando nuovi focolai".

Parallelamente è cominciata anche con l'ambito ed atteso recupero graduale dell'economia, con la riapertura delle attività produttive target e quelle quotidiane, per tentare d'iniziare a combattere la seconda battaglia che verrà, la profonda crisi economica, locale e globale.

È nata anche, senza una strategia chiara di tracciamento dei contatti, senza gli elementi necessari per fare luce su il totale reale di cittadini e non, contagiati o esposti al COVID 19. Fatto non insignificante, che non ci permette di progettare una strategia sanitaria precisa ed anche opportuna nel caso che accadesse un nuovo lampo della pandemia. Dobbiamo anche affermare, siamo molto più preparati per un nuova ondata, abbiamo capito meglio come trattare i pazienti, anche siamo più attrezzati.

La pandemia in tutto il mondo ha drasticamente fatto rivalutare , tutte le previsioni elaborate da lunghi studi sull'evoluzione: dell'economia, dei salari, degli investimenti, dell'occupazione e della produttività.

È impossibile incapsulare la crisi in sé stesa, la pandemia non è, e non deve essere considerata come un fattore unico, ha dei suoi flagelli collaterali che produrranno delle conseguenze più pesanti che la medesima originale, questi sicuramente saranno più duraturi nel tempo, e molto più difficile di sconfiggere.

C'è una scalata di "contagi pandemici" di diversi caratteristiche nelle dinamiche economiche: dal lato dell'offerta, dal lato della domanda con le dirette conseguenze sui prezzi, (la speculazione dietro l'angolo), il consumo che è stato ridotto, per le condizioni di svolgimento della vita quotidiana a i minimi storici, oltre che, quella dei processi logistici che per adesso non hanno fatto vedere segni di sofferenza ma arriverà il momento che avranno come tutti i componenti della catena produttiva, problemi da risolvere.

Altro punto significativo si riferisce agli investimenti, alla situazione delle aziende, con evidente incertezza e imprevedibilità nel presente e nel futuro prossimo. La riduzione della produttività nei diversi settori della economia italiana è arrivata a una media del 25% per il primo quadrimestre 2020, con una riduzione dei consumi a cifre stellari, numeri che avranno sicuramente un ricovero lento, per la incertezza globale del mercato e per la paura individuale limitante.

Viviamo in un momento storico e nessuno sa con certezza cosa accadrà, quale sarà il reale impatto della pandemia e delle iniziali misure adottate. Non si sa per adesso quanto profonda sarà la crisi, che inevitabilmente toccherà tutti i paesi del pianeta.

Sulla base di queste incertezze quindi, tutto ciò che viene detto in funzione delle possibili previsioni è solo un'oppinione, una speculazione.

"È complesso fare stime di una crisi economica e sociale, che ha origine da una pandemia".

Non sono noti per adesso la durata e l'impatto della medesima, siamo nella fase di cerotto inefficace, l'emorragia ancora e in corso, ma neanche sappiamo che effetto avrà la cicatrizzazione sulla ferita e come evolverà, avrà delle stigma duraturi sul tempo? scompariranno o rimarranno per sempre?

Sicuramente il prossimo autunno ed anche il prossimo inverno porteranno delle risposte a queste domande.

Oggi per oggi il governo lavora per avere le migliori proiezioni possibili, ma è un compito complesso.

Fare stime reali di come saranno le conseguenze, sarà pian piano capito una volta che, comincino ad arrivare l'obblighi finanziari per i compromessi acquisiti in questa prima tapa.

Una grossa interrogante è come sarà gestito l'incremento esponenziale del nostro debito pubblico che in 3 mesi e salito del 18%.

Se non c'è una riattivazione reale, con un cambio significativo sulle basi, tutto sarà in salita a 90 gradi.

"Un nuovo equilibrio, dove saremmo costretti a convivere con il virus, dovrà essere affiancato a nuove regole e nuove dinamiche".

Se guardiamo il COVID in quest'ottica, potrebbe essere considerato un'opportunità che spinga i cambiamenti necessari, mai avvenuti fino adesso nel nostro paese.

Per quest'anno è prevista una riduzione del 9,5% del prodotto interno lordo (PIL), mentre "abbiamo stimato i dati di recupero per il 2021", con un aumento del debito pubblico al 159%.

Mi faccio delle domande, so che quelle per adesso non ha una risposta, ma credo sia urgente averle...

Quali sono le misure di riorganizzazione economica?

Quali sono le strategie da percorrere nella de-burocratizzazione dei processi?

Come verranno iniettati gli investimenti nel l'economia?

Che sgravi fiscali sono in programmazione di esecuzione per aziende e investitori ?

Come sarà ristrutturato il mercato del lavoro con la imminente admission della digitalizzazione, necessaria, ma fino adesso non ben voluta degli italiani?

Sono delle grandi incognite del nostro governo.

È doveroso nella comunicazione la precisione su questi punti con messaggi chiari e non con interlinee da leggere o interpretare, ma soprattutto dire liberamente la verità, che non offenderà mai a nessuno, anzi questo fa togliere la paura. È obbligatorio non creare false aspettative che dopo arrivano come un boomerang nella società che passa por un momento di estrema difficoltà, potendo destabilizzarla più che la pandemia in sé stesa.

Questi semplice misure potrebbero accelerare i processi per uscire della crisi riassicurando imprenditori e investitori nazionali ed esteri, potrebbe riattivare la fiducia necessaria nei mercati e negli consumatori per riprendere la crescita.

In questo senso, stiamo visualizzando l'evoluzione dell'attività economica sotto forma di "V", una caduta improvvisa, dove la più importante delle domande è: ci sarà anche una ripresa improvvisa?

Questo è ciò che ci aspettiamo per ora, non sappiamo quali siano le misure e le politiche da attuare, questo a mia visso veramente fa paura, più che la pandemia in sé stesa.

La più grande preoccupazione ad oggi è l'occupazione, le aziende, le tasse, la burocrazia.

Il punto di partenza pre-COVID non era per certo molto buono, prima avevamo dei numeri che non c'erano luminosi, adesso con la pandemia sicuramente il problema è diventato più profondo e grave.

Favorire le grande e medie aziende, supportare il tessuto produttivo delle piccole a fondo perduto per riassicurare l'impiego e la dinamica economica interna, è la vera sfida.

 "Nessuno deve rimanere da solo , è il momento dello stato"

"Gli Italiani hanno dimostrato il loro compromesso e la sua cultura rispettando le norme richieste, adesso tocca allo stato proteggere, riassicurare con prestezza, decisione e precisione".

Man mano che la crisi viene superata e si riprende l'attività come primo asset, la ripresa naturale "deve essere sostenuta e spinta con delle misure fiscali concrete", questo è un secondo asset su cui lavorare.

Il terzo è guardare un po' oltre e mettere sul tavolo le riforme necessarie a medio termine, fatto che per adesso nessuno ha parlato.

Vorrei sentire dello stato quello che Mario Draghi a dichiarato nel momento della crisi del 2011

"La BCE è pronta fare tutto quello sarà necessario, per preservare l'euro, credetemi, sarà sufficiente"

 Nella necessaria fretta di mettere i cerotti per l'emorragia che pian piano ci sta portando al cimitero degli elefanti, lento pero sicuro, non ci ha permesso di riflettere sulla strategia da percorrere, e sul futuro.

Questo nello immediato deve avere un posto rilevante, nella strategia governativa.

Come farlo e con che risorse, in che settore e come determinare le giuste politiche, sarà il compromesso più importante di questo e dei prossimi governi, per far nascere una nuova generazione che possa guardare al futuro con ottimismo e fiducia.

Lo stato deve rimanere con i piedi per terra a questo bivio, al di sopra di posizioni ideologiche e demagogia. L'unica via di uscita possibile dalla crisi è la creazione di posti di lavoro attraverso gli investimenti pubblici e privati condivisi. Questa iniziativa non può essere sostenuta solo dai privati , neanche solo dallo stato, che ha una carica di gestione del debito pubblico enorme, deve per forza essere un modello condiviso.

Lo stato deve cercare di creare le condizioni per favorire l'investimenti dei privati con regole chiare, in un momento in cui l'incertezza è diffusa, in quanto il modo in cui la pandemia può evolversi e la conseguente ripresa graduale delle attività, è sconosciuta.

In somma proteggere al generatore e datore di lavoro, minimizzando il loro rischio con delle giuste garanzie ad hoc. Anche farsi parte con nuovi modelli di gestione investendo sulle opere pubbliche necessarie semplificando i processi con controlli sull'operato da vicino, per essere efficaci ed efficienti al momento di misurare il risultato favorendo così la ripresa.

L'iniezione di fondi pubblici/privati condivisi con delle nuove regole per la riattivazione e il modo in cui verranno implementati, deve essere il target.

Questo è il nocciolo della questione.

Siamo consapevoli che questo e il momento, questa è l'opportunità de mettere fine a tutti le metastasi che fino adesso ci hanno affogato e ci affogano. Detto come burocrazia, corruzione, inefficacia, lentezza nei processi, mancanza di trasparenza nell'operato.

Allo stesso modo, è pertinente sostenere che non esiste un accordo tra gli economisti a livello globale su come avverrà luogo la ripresa. Mentre ci sono quelli che valutano che, il mondo non sarà più lo stesso della pre-pandemia e che la ripresa sarà lenta, altri stanno scommettendo a un sostanziale "rimbalzo" dopo il virus.

I fattori che hanno creato questa crisi non sono gli stessi del 2008/2011 e delle altri precedenti, quando c'erano elementi che erano più difficili da identificare e correggere.

La paura cosa c'entra in questo scenario?

Qualcuno è stato capace di misurala?

Questa condizione umana sarà un fattore determinante nello svolgimento del dopo pandemia in tutti i settori. Riassicurare alla popolazione con le giuste misure di controllo e prevenzione farà sconfiggere la paura, e de non essere cosi, può limitare la ripresa.

"Lo stato non può permettersi la paura".

In un mondo fuori dalla quarantena, sia obbligatorio che volontario, e una volta superato questo fattore (la paura), non è difficile immaginare che la stragrande maggioranza delle attività, con l'impulso degli investimenti a sostenere le aziende, con i doverosi cambiamenti, saranno normalizzate in un contesto diverso, almeno all'inizio, rispetto al mondo prima del virus.

Un effetto "rimbalzo" con nuove regole che ci permetta di recuperare la qualità della vita e soprattutto recuperare la fiducia per generare fonti di occupazione formali, con aziende sane, porterà a che la nostra economia inserita in un contesto di globalizzazione e digitalizzazione con de-burocratizzazione dei processi potrà risalire.

Heber Verri

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