LA RICETTA VINCENTE NON ESIS…

LA RICETTA VINCENTE NON ESIS…

Formule & consigli per vincere un campionato.

Ovviamente il titolo è un provocazione. NON esiste una ricetta sicura ed insindacabile ma bensì strade diverse per il successo con punti però in comune.

Manchester City e Napoli si stanno apprestando, o lo hanno già fatto, a vincere i rispettivi campionati. Tanti meritati complimenti, tra cui si spazia tra la sagacia tattica degli allenatori e la programmazione dei club, seppur di diversa estrazione e possibilità economica.

Uno degli aspetti che ha maggiormente colto la mia attenzione è stata la riconosciuta gestione ed efficacia della rosa a disposizione in funzione del gioco richiesto dai due allenatori. 

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Riuscire a coniugare l’espressione di una squadra organizzata secondo un gioco e la gestione della una rosa è un obiettivo che ogni allenatore dovrebbe, a mio parere, ricercare per i seguenti motivi:

Il gioco, inteso come identità, struttura e sviluppi, è lo strumento per ottenere più facilmente la vittoria in un contesto attuale sempre più specifico, sempre più dettagliato, sempre più studiato. 

La gestione della rosa è il presupposto inevitabile per affrontare stagioni lunghe e competitive nelle quali i giocatori sono sottomessi a sforzi e pressioni sempre più esigenti grazie all’innalzamento del livello medio generale.


Non è facile, siamo d’accordo. Così come qualche allenatore potrebbe obiettare che dipende anche da fattori esterni al proprio lavoro, in primis l’allestimento della squadra che può variare a seconda delle possibilità del club.


Proprio per questo ho voluto portare l’esempio del City e del Napoli. 

Gli inglesi hanno aggiunto anno dopo anno tasselli importanti, alcuni dei migliori interpreti nel panorama mondiale, Haaland e Alvarez su tutti, guidati magistralmente da Guardiola, che non smette mai di innovare, trovandosi ora con una rosa quasi infinita tra qualità e soluzioni. 

Gli italiani invece hanno rivoluzionato un gruppo sostituendo ingranaggi storici con nuovi interpreti e con nuove alternative che rispecchiassero parametri societari. 

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Fino a qui potrebbero essere due casi tra i più comuni presenti. 

Ciò che mi porta invece ad affermare l’importanza del binomio evidenziato è che, nonostante le possibilità economiche diverse, entrambi i due allenatori sono stati a bravi a creare un meccanismo tale nel quale i fattori possono cambiare (anche a livelli/qualità diversi) ma il risultato non cambia (vittoria) raggiungendo così l’ambito titolo. 

Spesso ci troviamo a commentare stagioni non vincenti di squadre che hanno un’identità e una struttura chiara e valida ma che non riescono ad essere costanti fino alla fine o nel momento decisivo e stagioni di squadre che hanno la rosa migliore e profonda ma che non riesco a primeggiare sugli avversari. 


Il ruolo dell’allenatore diventa pertanto fondamentale. Durante l’anno difficilmente 11 giocatori riusciranno a mantenere standard di rendimento così elevati e duraturi da superare ogni ostacolo ma allo stesso tempo giocatori poco coinvolti non riusciranno ad assicurare la stessa efficacia dei presunti titolari. Tale scenario è pressoché inevitabile considerando possibili infortuni, squalifiche o assenze varie. 

In ugual misura, aver una rosa profonda e un turnover di giocatori non è sinonimo o maggior facilità di vittoria se non accompagnati da un gioco nel quale gli interpreti sappiano il da farsi. 


Ed ecco che ritorna la bravura e i meriti di quegli allenatori che, aldilà del valore stesso e dei livelli dei giocatori, sappiano coniugare i due aspetti offrendo, per una durata necessaria e di valore, la maggior continuità di rendimento. 

Essere d’accordo sull’argomento può sembrava una banalità ma riuscire a metterlo in pratica molto meno, poiché subentrano le capacità umane nel conquistare la fiducia del giocatore, dar tu stesso allenatore la fiducia al giocatore stesso che impieghi oltre che fornire collettivamente principi di gioco riconoscibili ed attuabili dall’intero gruppo che può alternarsi nell’applicazione. 


La storia recente è piena di bellissimi collettivi che a causa di una o due assenze nel momento clou hanno visto svanire il vantaggio acquisito durante l’anno così come all stars di giocatori non sono riusciti ad ottenere il successo finale.


Guardiola (finora) e Spalletti sembrano essere riusciti in questa amalgama perfetta nella quale le squadre in campo si muovono con automatismi perfettamente sincronizzati e chiunque entri, offre continuità senza scemare la performance collettiva, valorizzandosi e valorizzando il lavoro dei tecnici, bravi ad optare per soluzioni differenti a seconda dell’avversario ma senza tradire la struttura iniziale. 


La combinazione vincente per il successo garantito.. o forse no? 

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