La ripartenza del Made in Italy passa dall'export e dalla digitalizzazione
Si sono conclusi i 100per100 Italian Talks dove si è risposto alla domanda Il Made in Italy salverà l’Italia?
Io ho aperto l'edizione, condotta da Anna Prandoni (direttrice di Gastronomika) raccontando la storia di Netflix e Blockbusters: nel 2005 Netflix noleggiava DVD via posta, negli USA, mentre Blockbusters lo faceva in migliaia di negozi in tutto il mondo. Otto anni dopo, nel 2013, Netflix ha iniziato le produzioni originali mentre Bluckbuster è fallita. La prima ha saputo cogliere il cambiamento. La seconda non ci ha neppure provato.
Perchè ho voluto iniziare in quel modo? Perché il 2020 verrà ricordato come uno degli anni cha hanno cambiato il mondo, in modo radicale, e ora è necessario capire come gestire e sfruttare al meglio questo cambiamento per dare valore al made in Italy e all’enogastronomia italiana nel mondo.
Ad aprire le danze Francesco Panella, ristoratore, noto volto televisivo e un vero e proprio difensore del made in Italy. Nel suo intervento esprime parole di forte speranza per la ripartenza del made in Italy, che sostiene debba diventare un asset di aiuto per le operazioni commerciali all’estero. Poi, portando l’attenzione sui ristoratori, la categoria che è chiamato a rappresentare, suggerisce
“tre temi su cui lavorare per il rinascimento a cui andiamo incontro: coinvolgimento delle risorse umane nelle aziende, sostenibilità e digitalizzazione”.
Segue l’intervento del Presidente dell’Agenzia ICE Carlo Ferro, fortemente convinto che il made in Italy salverà l’Italia. Un’Italia in cui, afferma,
“l’export è stato l'unico driver della crescita del PIL dopo la crisi del 2008 ed è il primo degli ingredienti del PIL che segna dati di crescita anche oggi nel post covid.”
Il quadro di riferimento è quello del patto per l'export voluto dal Ministro Di Maio per rafforzare il supporto del sistema Paese alle PMI, ma Ferro sostiene che per dare nuovo slancio all’economia sarà necessario avere anche rinnovate opportunità con nuove politiche e nuovi investimenti in Europa.
A rappresentare il mondo dell’e-commerce, che ha subito una forte accelerazione in fase di pandemia, Rodrigo Cipriani Foresio, General Manager di Alibaba Group per il Sud Europa. Dopo essersi soffermato sulle opportunità offerte da alibaba.com, piattaforma B2B con oltre 26 milioni di buyer da tutto il mondo, Cipriani ha sottolineato quanto in questo momento sia necessario per le aziende digitalizzare e internazionalizzare il proprio business:
“L'agroalimentare e la cultura del cibo made in Italy meritano di essere promossi nel mondo, a maggior ragione puntando su strategie digitali e di e-commerce che permettano alle aziende e ai produttori di raggiungere i consumatori e i compratori ovunque ed in maniera efficace. Tramite le piattaforme di Alibaba, le nostre eccellenze del comparto food, ma non solo, hanno modo di raggiungere quasi 800 milioni di consumatori cinesi, giovani e attenti alla qualità dei prodotti. E' ovviamente necessario un percorso di educazione al consumo: il popolo cinese, proprio come quello italiano, ha una grande tradizione culinaria, ma la sua popolazione giovane è sempre più alla ricerca di prodotti occidentali e ricercati. In questo senso, noi di Alibaba puntiamo molto su eccellenze italiane come olio e vino. Proprio su queste premesse abbiamo costruito la nostra partnership con ICE, partita nel 2018 con la sezione helloITA sulle nostre piattaforme B2C in Cina, ed estesa al B2B in questi giorni, con la nascita del Made in Italy Pavillion”.
Prova a rispondere poi alla domanda Carolina Vergnano, Amministratore delegato di Caffè Vergnano, azienda che esporta in 90 paesi del mondo, per cui si dimostra fondamentale comunicare l’italianità, il know how e i propri valori. Secondo Vergnano, le aziende dovrebbero ripartire proprio dal Made in Italy perchè “il made in Italy è l’Italia”. Occorre riscoprire la semplicità, soffermarsi sulle bellezze insite nel nostro Paese, sulla storia e sull’essere italiani. “
Quando noi italiani per primi avremo preso coscienza del nostro patrimonio, saremo in grado di aprirci e di mostrare agli altri la nostra unicità”, conclude Carolina Vergnano.
La conference prosegue con l’intervento di Carmelo Troccoli, Direttore della Fondazione Campagna Amica - Coldiretti, che sottolinea che il made in Italy non è un marchio commerciale, bensì un marchio collettivo che rappresenta un intero paese, uno stile di vita, un modo di produrre, che negli anni si è guadagnato questa grande reputazione grazie all’attività di sistema che vede coinvolta la parte migliore di tutta la filiera agroalimentare del paese. Secondo Troccoli, “
il made in Italy salverà l’Italia, ma solo se saprà continuare a lavorare nella direzione che l’ha resa grande, se saprà fare le scelte più difficili, quelle ci permetteranno di mantenere il made in Italy un marchio sempre più distintivo e di qualità, che sappia rappresentare in maniera trasparente la filiera agroalimentare del nostro paese, dal campo alla tavola”.
È poi la volta di Eugenio Perrier, consulente marketing esperto di made in Italy negli USA. Secondo Perrier, in un contesto fortemente competitivo come quello del food, è indispensabile non fermarsi alla garanzia di qualità offerta dal made in Italy, ma utilizzarla come piattaforma per costruirci sopra e concentrarsi su tre concetti chiave: empatia, cultura e tecnologia. Per le aziende, infatti, saranno fondamentali l’orientamento all’ascolto, la comprensione dei bisogni e della cultura del consumatore, oltre che l’uso dell’innovazione e della tecnologia per aggiungere valore all’esperienza del cliente. Alla domanda se il made in Italy salverà l’Italia, Perrier sostenne che
“se il sistema e le imprese italiane avranno la determinazione di perseguire il progresso, di utilizzare il made in Italy come una piattaforma per entrare in relazione diretta e profonda con i clienti e capirne le esigenze, se avranno il coraggio di innovare in questo modo, allolra il made in Italy potrà davvero salvare e rilanciare l'Italia e le sue straordinarie risorse.”
Conclude il Talks l’intervento di una vera e propria icona del made in Italy, Lidia Bastianich, imprenditrice, autrice e celebre volto televisivo negli USA e non solo. Lidia Bastianich ripercorre la sua storia, che l’ha portata negli Stati Uniti quando aveva solo 11 anni.
“Sempre più dobbiamo far conoscere la vera tradizione, il vero prodotto italiano agli americani, che sono appassionati alla cucina italiana, amano l’Italia”
sostiene, lodando il lavoro fatto dalle aziende per portare i prodotti italiani autentici sul mercato statunitense, ma insiste anche su quanto sia importante comunicare il vero made in Italy, facendo conoscere i prodotti, ma insegnando anche come apprezzarli e utilizzarli.
Un quadro complesso ma fortemente positivo quello emerso dai sette relatori, a cui si sono aggiunti nel corso del Talk i contributi di 8 contributors d'eccezione, personaggi protagonisti del F&B in Italia e nel mondo.
Nicola Levoni
Con l'augurio che la ristorazione riparta appieno, abbiamo la volontà di riportare al più presto il made in Italy 100% italiano in tutto il mondo.
Giuseppe Di Martino
Non esiste persona nell'universo che non riconosca agli italiani la capacità di produrre qualcosa che abbia una marcia in più, che è la cura, la passione per il dettaglio. Siamo la fabbrica delle cose buone del mondo, che tutto il mondo ci riconosce.
Riccardo Agugiaro
Bisogna che le imprese italiane capiscano che il mondo è cambiato e che dobbiamo adattarci. Dobbiamo essere fieri ed attaccati alle nostre tradizioni e ai nostri valori, ma dobbiamo applicarli a un mondo nuovo.
Michele Casadei Massari
La grande caratterizzazione del nostro artigianato, del nostro gusto, del nostro saper fare impresa, del nostro saper reagire, del nostro saper intraprendere sono valori intrinsechi in quello che l'italia è. Non solo sono certo che salverà l'Italia ma la illuminerà ancora di più.
Fabio Leonardi
Il made in Italy agroalimentare sicuramente salverà l'Italia. Noi produttori con la nostra esperienza riusciamo a valorizzare il territorio e a creare un'immagine di italian style gradita in tutto il mondo.
Letizia Airos
Il made in Italy salverà l'Italia soprattutto se punterà sul suo unico storytelling, se raccontiamo le nostre storie uniche, così uniche.
Luca Giavi
L'Italia verrà salvata dal genio italiano, in tutte le sue espressioni: dall'economia, all'arte, dalla cultura alle bellezze naturali, alle produzioni agroalimentari che rappresentano il più bel biglietto da visita del nostro sistema economico.
Ale Gambini
È necessario sempre di più esportare le eccellenze italiane invece che muovere le sedi delle fabbriche oltreoceano.
Questa edizione dei TALKS è stata inoltre arricchita dalla colonna sonora di Bengi and the Swingredients, la versione Italian Food dei Ridillo nota per il loro irresistibile Swing Cooking Show
Prossima tappa dei 100per100 Italian Talks, Tokyo, a inizio 2021. Vi aspettiamo