La tassazione del Mining di valute virtuali in capo alle persone fisiche

La tassazione del Mining di valute virtuali in capo alle persone fisiche

L'anno 2017 è stato l'anno dell'esplosione del fenomeno delle valute virtuali, un mondo che fino a pochi mesi fa era pressoché sconosciuto ai più, in quanto riservato agli addetti ai lavori, da poco tempo a questa parte occupa sempre più spazio nella stampa specializzata e generalista.

L'attenzione resta però sempre in qualche modo concentrata sul Bitcoin, la più conosciuta delle valute virtuali, ma non certo l'unica, né necessariamente la più interessante dal punto di vista tecnico. Allo stesso modo l'attenzione dei media tralascia spesso un mondo tanto indispensabile quanto relegato all'universo dei tecnici: il Mining.

Ma che cos'è il Mining? Letteralmente è l'estrazione. Di cosa? Di valute virtuali ovviamente.

Chi frequenta il mondo delle criptovalute, avrà sicuramente notato che talvolta i termini usati non assumono esattamente il significato apparente. E' un mondo nuovo, quasi fantascientifico, dove ogni termine assume una veste che va compresa fino in fondo per capirne appieno il significato. Così per il Mining.

Dire che il Mining è l'attività di estrazione di monete può andare bene da un punto di vista meramente tecnico. Dirlo da un punto di vista economico e fiscale, sarebbe come dire che l'attività di un qualsiasi negoziante, professionista, azienda è quella di incassare. Se è vero che l'incasso è la contropartita economica di una prestazione, allora per definire l'attività del Mining occorre partire dalla prestazione, ovvero ciò che determina l'estrazione ovvero la remunerazione, se non si vuole cadere vittime di una evidente metonimia. Senza aggiungere che, in realtà, la remunerazione dei Miners non avviene solo per effetto della generazione di nuove monete virtuali, ma anche per effetto delle fees pagate da chi effettua transazioni di valuta.

E dunque qual è oggettivamente l'attività svolta dai Miners, a fronte della quale ricevono, quale ricompensa, monete virtuali? Riassumendo al massimo, si può tranquillamente arrivare a dire che l'attività di Mining altro non è che la messa a disposizione della rete di potenza di calcolo ed elaborazione. PC sempre più potenti, CPU, GPU, ASICs ecc. altro non fanno che mettere a disposizione della rete, singolarmente (solo mining) o in gruppo (pool mining) la propria capacità di elaborazione. In fondo il Mining è di fatto del tutto sovrapponibile all'attività di EDP o Centro Elaborazione Dati, ovvero un'infrastruttura informatica a servizio di una azienda o di una rete. Nel caso di pool mining inoltre il "cliente" è addirittura individuabile nella pool stessa. La stessa semplicità non si trova nel caso del solo mining ma questa forma è oggettivamente pressoché impraticabile da parte dei piccoli Miners. Ma procediamo con ordine.

Visto quanto sopra, e volendo qui impostare un pensiero tecnico strutturato, si può partire dall'inquadramento dell'attività all'interno delle Classificazione delle attività economiche - Ateco 2007. La ricerca non lascia spazio a grossi dubbi: l'attività trova perfetta collocazione nella seguente descrizione:

63.11.19 Altre elaborazioni elettroniche di dati.

Tale classificazione fa indubbiamente perdere un po' del fascino e del mistero che il mondo delle criptovalute si porta dietro, ma certamente la classificazione proposta è più rappresentativa e corretta da un punto di vista fiscale.

Tale considerazione preliminare, inoltre, ha il pregio di fugare qualsiasi dubbio circa una classificazione del tutto sbagliata, conseguenza di un'applicazione troppo letterale del termine inglese, che porterebbe ad associare il Mining di criptovalute al'art. 55 comma 2 lettera b) del TUIR che inquadra tra i redditi d'impresa - senza possibilità di fuga -

b) i redditi derivanti dall'attività di sfruttamento di miniere [...]

E' del tutto evidente che tale attività non ha nulla a che vedere con l'argomento in questione. Esistono altri parallelismi, approfonditi più avanti, con altre attività economiche.

Il Mining e le persone fisiche al di fuori del reddito di impresa o lavoro autonomo.

Chiunque abbia più o meno competenze tecniche, e un po' di fortuna per acquistare il giusto hardware pressoché introvabile, può fare Mining. Fatte le dovute riflessioni circa

  • costo dell'hardware
  • costo della corrente
  • algoritmo da minare e quindi profittabilità attuale e futura delle monete minabili con il tale hardware ed il tale algoritmo

non manca molto di più per iniziare a far funzionare il proprio impianto (rig) o ASIC (Application Specific Integrated Circuit ovvero una specie di PC assemblato super specializzato e super efficiente che "mina" solamente uno specifico algoritmo): si attacca alla corrente, si connette ad Internet, si imposta qualche parametro e il gioco e fatto. Dal momento dell'avvio, a seconda della potenza di calcolo, della difficulty del momento (parametro che indica lo sforzo che la rete deve effettuare per completare le elaborazioni informatiche richieste) e da numerose altre variabili, da quel momento il rig inizia e generare reddito, sotto forma di trasferimenti più o meno regolari al nostro wallet personale, pronto ad accogliere le monete virtuali che vengono assegnate al Miner, in ragione della compartecipazione che lo stesso ha avuto nell'elaborazione, e quindi proporzionalmente alla capacità di elaborazione del proprio hardware.

L'approccio al Mining è quindi alla portata di quasi tutti e infatti ha visto una diffusione piuttosto crescente anche nel nostro paese.

E i redditi?

Intanto iniziamo con il precisare che i redditi derivanti dall'attività di Mining non hanno nulla a che vedere con la tassazione delle plusvalenze da trading di valute nonché con la domanda se tale attività è speculativa o meno (domanda peraltro errata a prescindere ancorché diffusa) e quindi con l'applicabilità o meno della soglia di esenzione dei 100.000 milioni di lire ("sotto i 52mila euro non si paga niente"....). Occorre spazzare il campo da tutto ciò e ripartire da un'affermazione:

Il Mining è un'attività economica e commerciale remunerata con valute virtuali e non ha nulla a che vedere con il trading di valute.

La domanda, semmai, è capire se tale attività economica/commerciale (EDP Electronic Data Processing) può essere considerata

  1. attività non commerciale
  2. attività commerciale occasionale
  3. attività commerciale non occasionale

Iniziamo ad eliminare il punto 1. per i motivi già detti sopra. Un'attività non commerciale infatti equivale a chi, per liberarsi di un vecchio pc, lo mette in vendita su Ebay. Tale singola attività, per quanto rappresenti una vendita, non configura nemmeno un'attività commerciale. Certo è che se lo stesso soggetto decide di mettere in vendita numerosi pc, aprendo un sito, accettando pagamenti elettronici ecc. il discorso cambia. Ma questo non è argomento di interesse in questo articolo.

Attività Commerciale Occasionale

Dalla documentazione di prassi emanata dall'Agenzia delle Entrate appare in modo piuttosto incontrovertibile che, affinché un'attività commerciale possa essere considerata occasionale, non deve ricorrere nessuno dei seguenti elementi:

  • Professionalità abituale
  • Sistematica Continuità

In presenza di uno dei due suddetti elementi, secondo l'Amministrazione Finanziaria il reddito derivante dallo svolgimento di un'attività di natura commerciale deve intendersi conseguito nell'ambito dei redditi d'impresa (art. 55 TUIR) con tutte le conseguenze che questo comporta anche a livello regolamentare (basti pensare all'obbligo di tenuta delle scritture contabili, apertura di Partita IVA ecc.).

Ma all'atto pratico, come si fa a capire se un'attività commerciale può dirsi occasionale?

La domanda è tutt'altro che banale, e infatti il confine tra attività commerciale occasionale e non occasionale è stata spesso oggetto di dibattito in vari settori, ed è inutile aggiungere che nel Mining le risposte ufficiali non esistono. Questo però non significa che non si possa cercare di fare qualche riflessione concreta.

E se fosse il fotovoltaico?

Compriamo un hardware, attacchiamolo alla rete e aspettiamo gli incassi.

Stiamo parlando di Mining ma anche di fotovoltaico. Vero? In particolare stiamo parlando di fotovoltaico connesso alla rete per la vendita dell'energia in esubero al distributore mediante il cosiddetto "scambio sul posto", con la sola differenza che nel Mining l'autoconsumo non può esistere.

Ebbene l'Amministrazione Finanziaria ha stabilito per il caso dello scambio sul posto delle regole piuttosto chiare, che in questo momento possiamo tutto sommato traslare al mondo del Mining. Tali regole sono di fatto sintetizzabili come segue:

  • L'energia prodotta in esubero da un impianto posto a servizio di un'abitazione e avente capacità fino a 20 Kw può essere ceduta da persona fisica al di fuori di attività di impresa e genera reddito diverso (art. 67 comma 1 lettera i del TUIR);
  • L'energia prodotta da un impianto che non sia posto a servizio di un'abitazione avente qualsiasi capacità produttiva genera sempre reddito d'impresa;
  • L'energia prodotta da un impianto avente capacità superiore a 20 Kw genera sempre reddito d'impresa, al pari di un impianto "stand alone";

L'Agenzia fornisce quindi 2 limiti: uno "qualitativo" (impianto domestico/non domestico) ed uno "quantitativo" (piccole/grandi dimensioni sotto/sopra i 20 Kw). Proviamo ad applicare tale impostazione anche al mondo del Mining ovvero:

  • attività di Mining effettuata in ambito domestico, con un impianto di "piccole dimensioni"
  • attività di Mining svolta fuori dall'ambito domestico
  • attività di Mining di dimensione rilevante

Sul concetto di "domestico" o "non domestico" una distinzione possiamo azzardarla: ad esempio considerando "domestico"

  • un rig alimentato dalla corrente dal contratto elettrico dell'abitazione, e nei limiti dello stesso;
  • un impianto che stia nell'abitazione o, più probabilmente a causa del rumore e del calore generato, in una pertinenza della stessa quali cantine, box ecc

Un rig posto al di fuori dell'ambiente domestico, con un contratto di fornitura elettrica ad hoc, collocato in uno spazio appositamente predisposto evidentemente non può considerarsi "domestico" e come tale è ragionevole pensare che generi reddito d'impresa.

Sul punto della dimensione si potrebbe discutere per ore senza arrivare ad una conclusione ma a tal fine un parallelismo economico con il tema dell'impianto fotovoltaico può essere effettuato pensando che 20 Kw di fotovoltaico possono produrre, con forti differenze territoriali, circa 2.000 Euro/anno...

La tassazione

La tassazione quindi dipende dal tipo di attività che viene posta in essere. Se l'attività può essere considerata occasionale (impianto "domestico" e di "piccole dimensioni"), e quindi al di fuori dell'attività d'impresa, allora il reddito prodotto rientra nella sfera dei "Redditi diversi" secondo quanto previsto dall'art. 67 comma 1 lettera i del TUIR). Ma come si determina tale reddito?

La determinazione del reddito in questione è disciplinata dall'art. 71 comma 2 del TUIR il quale dispone che la tassazione ricade sulla differenza tra l'ammontare percepito nel periodo d'imposta e le spese specificamente inerenti alla loro produzione.

Per quanto riguarda il cambio da applicare, la cosa più ragionevole è quella di considerare l'equivalente valore espresso in Euro della valuta virtuale ricevuta, alla data di ricezione sul proprio wallet.

Il tutto senza, a quanto pare allo stato attuale, pretese contributive da parte dell'INPS.

Se l'attività non è ascrivibile alle attività occasionali, secondo il modello di classificazione proposto sopra, e quindi l'attività è svolta mediante impianto "non domestico" o comunque di "dimensione rilevante", il reddito prodotto deve essere considerato prodotto nell'ambito del reddito d'impresa ai sensi dell'art. 55 del TUIR e come tale soggiacere a tutte le regole che tale reddito richiede, dall'adozione della Partita IVA, alla tenuta delle scritture contabili, agli obblighi contributivi ecc.

Tale categoria di reddito sarà oggetto di separato approfondimento.

I rischi

In molti casi si può discutere se l'attività di Mining sia svolta con professionalità e continuità (e quindi in modo occasionale o meno) ma, a mio modo di vedere, non si può discutere se rientri o no tra le attività commerciali, apparendo evidente la risposta affermativa.

Certo è che occorre analizzare la questione fiscale - oggi - con gli occhi di chi un domani effettuerà i controlli, sulla base dei chiarimenti e delle interpretazioni che sicuramente saranno emanate, senza necessariamente andare a modificare l'attuale impianto normativo che, come analizzato sopra, appare già del tutto sufficiente a inquadrare correttamente la tassazione dell'attività di Mining.

Vale quindi la pena soffermarsi nel cercare di impostare correttamente gli aspetti dichiarativi ed impositivi derivanti dall'attività, anche alla luce del fatto che i controlli fiscali sono volti sempre di più ad intercettare non tanto la generazione del reddito, quanto la capacità di spesa, partendo dai consumi, perché no, anche elettrici.

Bravo bell'artcolo su un mondo dove non si trova niente di scritto

molto interessante Riccardo. Grazie!

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