La tecnica segreta della fata Turchina per trasformare una zucca in una carrozza scintillante
Diciamo la verità, l’apparenza conta.
Non seguiamo con lo sguardo una persona se il suo aspetto non ci convince, così come non ci fermiamo di fronte ad una vetrina di dolci poco invitanti.
Non stiamo dicendo che il bello vada preferito ad altre variabili ma, prima di innamorarci di qualcosa o di qualcuno, è proprio l’apparenza che ci spinge a compiere il primo passo. Se un dolce non ci ingolosisce infatti, non entreremo a comprarlo e, allo stesso modo, se una persona non ci attrae, difficilmente proveremo a conoscerla meglio.
Cosa sarebbe successo a Cenerentola se si fosse presentata al ballo vestita di stracci, a bordo di un carretto trainato da un ciuchino?
Probabilmente non avrebbe mai superato le guardie ma, nell’ipotesi in cui fosse riuscita ad entrare nel castello e scendere la scalinata che portava al salone della festa, credi che il principe l’avrebbe invitata a ballare?
Ci piace pensare di sì, ma nutriamo dei seri, serissimi dubbi.
Lasciano stare le favole e tornando alla vita reale, cosa spinge una persona a fermarsi davanti ad una vetrina piuttosto che un’altra? E, allo stesso modo, cosa ci permette di sentirci a nostro agio in un determinato luogo e ci fa venire voglia di tornare ancora?
L’emozione.
L’emozione che suscita uno spazio allestito con cura, l’emozione che trasmette un luogo particolare, anche se non ci siamo mai stati e l’abbiamo visto solo in un annuncio sul web.
Ma come si trasmette un’emozione? O meglio, come possono un oggetto inanimato o un’immagine trovata in rete suscitare un’emozione?
La risposta è più semplice di quanto pensi. Toccano delle corde impercettibili dalla nostra parte razionale e ci collegano ad eventi passati che sono per noi cari, oppure rispecchiano un’idea che ci siamo fatti per il nostro futuro.
Nel caso di un immobile ad esempio, già tramite una fotografia possiamo immaginare come sarà vivere in quel determinato luogo (o, nell’ipotesi di una casa vacanze, trascorrerci le ferie) ed avere un primo assaggio di tutti i ricordi che potremmo creare.
Quanto è importante, per noi che operiamo nel settore immobiliare, trasmettere questo tipo di emozioni?
Potremmo dire che è fondamentale.
A questo proposito, hai mai sentito parlare del Marketing delle Emozioni?
Questa è una delle definizioni attribuite all’home staging (ovvero, la “messa in scena” di un immobile), una tecnica nata negli Stati Uniti ma che negli anni ha preso sempre più piede anche nel bel paese.
Un vero e proprio metodo di “remise en forme” sempre più richiesto dagli investitori immobiliari, che consiste nell’esaltare i pregi di un immobile e, attraverso interventi mirati, far innamorare il potenziale cliente e vendere (o affittare) in tempi brevi.
Un bravo home stager saprà quindi mettere in luce i punti di forza di un immobile, nascondere eventuali difetti e renderlo più appetibile per il potenziale cliente. Grazie a pochi interventi mirati quindi, anche un appartamento angusto, esposto a nord, potrà apparire più grande e luminoso, facendo aumentare il suo valore percepito.
Secondo uno studio riportato dall’associazione nazionale Home Staging Lovers, mentre in Italia il tempo di vendita medio di un immobile si stima intorno ai 212 giorni (circa 7 mesi), grazie alla “messa in scena” questo numero scende vertiginosamente, arrivando ai 48 giorni.
Ma come funziona l’home staging?
Quando ci dobbiamo occupare della vendita o dell’affitto di un immobile abitato, il primo passo da fare è spersonalizzare gli ambienti (in gergo decluttering), facendo ordine ed eliminando tutti quegli oggetti troppo personali che non permetterebbero al potenziale acquirente di immaginarsi in quel contesto.
Dopo questa prima fase si passa all’allestimento scenografico vero e proprio: arredi, luci, tende, tappeti, piante, devono valorizzare gli spazi e creare un’atmosfera accogliente e neutra.
Nel caso di immobili vuoti, l’home staging consiste in un vero e proprio allestimento con mobili e complementi d’arredo a noleggio (o, come nel caso della cucina, in cartonato) che suggeriscano l’idea degli spazi e trasformino gli ambienti in stanze raffinate e accoglienti. Gli arredi vengono lasciati nella casa fino alla vendita, affinché il potenziale acquirente che visita l’immobile possa vivere l’esperienza reale di quanto ha visto in fotografia.
Attenzione però a non confondere questo lavoro con l’interior design. I professionisti dell’home staging non sono (salvo eccezioni) nè architetti nè designer, ma consulenti in grado di valorizzare un immobile rendendolo più appetibile per il mercato.
Cosa differenzia l’home staging da una ristrutturazione?
Diciamo che si tratta di due strade completamente diverse, sia in termine di costi che di tempistiche. Lo staging consiste di interventi di manutenzione ordinaria e non prevede quindi modifiche strutturali all’immobile, né tantomeno permessi edilizi.
Per questo motivo può essere realizzato in tempi brevi e non richiede investimenti importanti. Diciamo che si tratta di una sorta di make up per la casa che le permette di presentarsi al meglio… in fondo quale donna non vorrebbe applicare un po’ di trucco per sentirsi più sicura ad un appuntamento?
Quando è meglio preferire una ristrutturazione all’home staging?
In realtà non ha senso scegliere l’una o l’altra opzione perché non sono intercambiabili. Mi spiego meglio. Come abbiamo già visto l’home staging consiste una scenografia che si crea per vendere delle emozioni ed è uno strumento che va usato sempre, sia che si decida di ristrutturare o meno.
Quanto alla ristrutturazione dipende sempre dai margini preventivati in sede di business plan e da quanto potrebbe essere conveniente al recupero dell’investimento.
Cosa cerca in fondo un acquirente?
Per saperlo basta pensare a cosa abbiamo provato noi nel momento in cui abbiamo deciso di acquistare o affittare la nostra casa.
Non cercavamo forse la casa dei sogni, quella in cui iniziare nuovi progetti di vita? Per questo motivo chi cerca casa si lascia conquistare da ambienti accoglienti ed esteticamente belli, immaginando di viverli e condividerli con i propri affetti.
È forse possibile immaginare tutto questo in un ambiente disordinato, sporco o totalmente vuoto?
Non avere dettagli che catturino il nostro sguardo, concentrerà l’attenzione di un potenziale acquirente sui difetti, su ciò che non lo convince o sui costi che dovrà affrontare per renderlo più in linea con la sua idea di casa, perdendo di vista le potenzialità dell’immobile rinunciando all’acquisto. Grazie ad una preparazione professionale organizzata in base al target di riferimento, anche senza ristrutturazioni costose sarà invece possibile focalizzare l’attenzione sulla piacevolezza degli ambienti, suscitando emozioni positive.
Professionista o fai da te?
Partiamo subito dal fatto che, alla base dell’home staging c’è una vera e propria professione, fatta di competenza, studio, analisi e ricerca. Il giusto professionista saprà non solo darci i giusti consigli ma aiutarci a creare un ambiente armonico che possa essere venduto in tempi brevi. Anche se non bastano due cuscini, una luce calda e un paio di candele per parlare di home staging, anche da soli possiamo mettere in pratica qualche piccolo accorgimento per valorizzare il nostro immobile arredato e guadagnare l’opportunità di vendere più velocemente la casa e con ricavi più alti.
Ecco di seguito 5 tipi per far sentire i nostri potenziali acquirenti “a casa”.
Quando abbiamo un immobile da vendere, spesso non poniamo la giusta attenzione a ciò che il nostro potenziale compratore vedrà prima di entrare in casa e subito dopo aver varcato la soglia. Cerchiamo quindi di fare in modo il campanello e le eventuali targhette siano in ordine, che la porta sia ben pulita e che lo zerbino sia nuovo.
A questo punto, se la porta non da direttamente sulla zona living, occupiamoci dell’ingresso. Ricorda che chi ben comincia è a metà dell’opera e, se già tramite l’ingresso riusciamo a catturare l’interesse, il resto sarà tutto in discesa.
Cerchiamo quindi di eliminare i mobili e gli accessori troppo ingombranti e appendere un grande specchio che farà sembrare l’ambiente più grande ed arioso.
2. Fai respirare la casa e liberala dagli oggetti personali.
Ormai ti sarà chiaro che la casa deve trasmettere emozioni e permettere all’acquirente di immaginare di viverci. Un immobile pieno di fotografie delle vacanze, con complementi d’arredo eccessivi o troppo personali lascerebbe ben poco spazio all’immaginazione. Prendi esempio dagli ambienti che si vedono nei cataloghi d’arredamento: accoglienti e pronti per essere vissuti, ma comunque impersonali.
3. Cucina e bagno sono i veri protagonisti della casa!
La cucina e il bagno sono due elementi fondamentali per la scelta di un immobile da acquistare e per questo è fondamentale porvi il massimo dell’attenzione.
A volte questo senso viene sottovalutato ma, fidati, è più importante di quanto di pensi. Grazie all’olfatto non solo possono tornarci alla mente dei ricordi ma, possiamo percepire in maniera diversa un ambiente. Entrare in una casa che odora di chiuso o, al contrario, con una profumazione troppo intensa e persistente, potrebbe far propendere un acquirente indeciso, verso il no.
5. La giusta illuminazione conta!
Per essere appetibile, un ambiente deve presentarsi luminoso e brillante. Fai in modo che tende ed imposte siano aperte e lampadari e lampade, accese. L’unico ambiente in cui è consigliabile mantenere un’atmosfera più soffusa è la camera da letto. Evita quindi di accendere il lampadario e limitati alla luce tenua degli abat-jour sui comodini.
Cosa aspetti? Affidati subito ad un home stager professionista e metti in pratica tutti i consigli… vedrai che in pochissimo tempo, anche davanti a quella casa che sembrava invendibile, potrai affiggere il cartello “SOLD”.
Abbiamo parlato di oggetti ed emozioni e, per concludere, vorremmo lasciarti alle parole di Pirandello ne Il fu Mattia Pascal: “Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ti procura non si trova nell’oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d’immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell’oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l’accordo, l’armonia che stabiliamo tra esso e noi, l’anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi”.