La tutela delle pazienti oncologiche sul luogo di lavoro

La tutela delle pazienti oncologiche sul luogo di lavoro

La tutela delle pazienti oncologiche sul luogo di lavoro

Nel 2020 sono state 55.000 le nuove diagnosi di #tumore al #seno effettuate in Italia. Come sottolineato anche nel report AIOM "I numeri del cancro in Italia 2021", quella della mammella è la neoplasia più diffusa tra le donne e rappresenta un terzo di quelle complessivamente diagnosticate nella popolazione femminile.

A dispetto della forte incidenza, secondo il Ministero della Salute, dalla fine degli anni ’90 a oggi la mortalità correlata a questa patologia è andata progressivamente calando, grazie sia all’evolversi delle strategie terapeutiche che al progresso delle tecniche diagnostiche a nostra disposizione. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, infatti, si attesta oggi all’88%.

Mentre il mondo della ricerca avanza ogni giorno verso soluzioni più innovative, garantendo alle donne con questa patologia maggiori probabilità di sopravvivenza e di ritorno a una vita normale, non altrettanto può dirsi dell’ambiente professionale, all’interno del quale le pazienti, così come le ex pazienti, possono incontrare difficoltà a conciliare i ritmi lavorativi con quelli imposti dalla malattia. Non di rado queste criticità si trasformano in veri e propri casi di discriminazione, che portano a #mobbing, licenziamenti, demansionamenti e persino mancate assunzioni. Tra gli atteggiamenti più frequenti, ad esempio, c’è la continua richiesta di informazioni sullo stato di salute della dipendente da parte del datore di lavoro, nonché le pressioni affinché quest’ultima dia le dimissioni.

La #legislazione italiana non prevede una normativa specifica per la tutela dei diritti dei malati oncologici, ma rimanda a una serie di leggi - tra cui la #104/92 e la 68/99 - che si rivolgono genericamente a tutte le persone con #disabilità. Tra le agevolazioni applicabili anche alle persone con tumore citiamo:

·      la richiesta di trasferimento alla sede più vicina al proprio domicilio;

·      il diritto a due ore giornaliere o tre giorni mensili di permesso;

·      la richiesta di modifica del contratto da tempo pieno a part time;

·      l’esonero dai turni di notte, qualora previsti;

·      l’accesso allo #smartworking secondo modalità da formalizzare con un contratto scritto.

Perché questi diritti non vengano calpestati è fondamentale che le donne siano al corrente delle tutele esistenti, ma purtroppo non è sempre così. Come già evidenziato in un nostro articolo sul tema, un’indagine condotta dalla Luiss Business School ha dimostrato come meno di un terzo delle donne in fase di reinserimento lavorativo dopo un tumore sapesse di poter accedere al part-time provvisorio o poter richiedere l’adeguamento delle mansioni sulla base del nuovo stato di salute.

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