La verità, vi prego, sui "talenti" (come insegna il ciclismo)
Premetto che questo non è un "articolo". Magari, un Post lungo (l'eterna dialettica tra romanzo breve e racconto lungo si può riverberare anche nelle forme, veloci ahimé, della comunicazione on-line). Non è un articolo perché manca del necessario apparato critico per qualificarne la dignità, non è un articolo perché con buona pace delle mie ambizioni non sono un editorialista di professione, e non è un articolo perché contiene solo mie, personali, riflessioni. Dunque, un Post lungo perché avevo bisogno di più spazio per esporle, queste mie personali riflessioni.
Appassionato (da sempre) di ciclismo, l'imminente apertura del Giro d'Italia numero 100 il prossimo 5 maggio di questo 2017 ha acceso uno strano collegamento, o per meglio dire una riflessione su di uno (strano) collegamento: quello tra il significato di "talento" ed un ormai consolidato schema di comunicazione del recruitment, che cerca, appunto "talenti". Se cerco persone in LinkedIn per Talent Acquisition nelle skills e applico il filtro per circoscrivere la ricerca in Italia, i risultati sono - mentre scrivo - 1.790.382. Le ricerche attive - sempre mentre scrivo, e sempre in Italia - per posizioni qualificate con la chiave Talent Acquisition sono 120 (dunque un incremento potenziale dello 0,006% di questo, gioioso s'intende!, "esercito"). I gruppi che aggregano interessi, professionisti e professionalità della stessa rubrica sono 628 a livello globale. Bene.
Ma cosa è (il) "talento", cosa è (un) "talento" per un'azienda e cosa c'entra il ciclismo?
Ho premesso: nessuna velleità scientifica. Non mi voglio dilungare sul significato di talento nel contesto delle risorse umane e non voglio approfondire qui, da semplice cultore della materia e non da specialista, la pur densa letteratura in materia e sulle materie della attrazione di talenti, sulla identità e la consapevolezza di appartenenza (employee branding) e altro. Ma faccio ed espongo (e mi espongo con) una riflessione: a cosa serve il talento in una azienda? e, più in generale, ad una organizzazione privata o pubblica che sia? Qui, il nesso con il ciclismo.
Nel ciclismo si fondono con un esempio unico di armonia individualismo e gioco di squadra. Direi meglio, individualità e squadra. Concetti che tecnicamente rappresentano estremi opposti. Nel ciclismo la squadra lavora per il talento (spesso) di un solo individuo. Il lavoro di squadra (con tutto quello che significa: strategia, tattica, dedizione, e anche sacrificio) è al servizio di un talento, che tipicamente è identificato con una specifica individualità. La squadra lavora per la vittoria di un talento, che emerge e si differenzia dal resto della squadra, pur essendone parte. Ed essendo la parte che in relazione ai risultati identifica quella squadra. Difficile trovare la stessa dinamica in altri contesti sportivi. Il "gregario" è figura del ciclismo, ed il ciclismo è l'unico contesto in cui anche il gregario può essere uno specialista (che va forte in montagna, o in pianura, che sa aiutare a leggere la corsa, che sa aiutare ad interpretare un percorso, ecc.). Il gregario è il senso ed il significato della squadra. Nel calcio di tanti storytelling (e canzoni) una squadra è tanto più forte quanto più forti sono le individualità, ovvero, i talenti: nel ciclismo una squadra è tanto più forte quanto più è certa l'individualità al servizio della quale lavorano le altre. E il talento è, in altri termini, l'eccellenza riconosciuta dall'intera squadra.
Ora, è chiaro che il talento è anche del gregario. Nel senso che un gregario può essere talentuoso, nel suo ruolo. Il punto è esattamente questo: il ruolo del talento, in una squadra, e in una azienda (ovvero, in una organizzazione). AAA TALENTI CERCASI. Per cosa? Due milioni di professionisti, in Italia, si occupano della attrazione di talenti. Se accettiamo il fatto che "il" talento è l'eccellenza, direi a naso che sono più i cercatori che i cercati: per definizione, l'eccellenza è rara. Se si comunica l'attrazione di talenti come la ricerca del talento, il rischio è di creare false attese, e di costruire un falso mito del talento. In altre parole, è più probabile che una azienda (ovvero, una qualsiasi organizzazione) cerchi un talentuoso gregario, che è cosa diversa dall'eccellenza, dal "protagonista", e che ha tuttavia pari dignità. Nel ciclismo professionistico una squadra è, tipicamente, costruita intorno al talento che si è assicurata. Ed ha bisogno di gregari talentuosi ed all'altezza di quella eccellenza, perché è grazie al lavoro dei gregari che quell'eccellenza "illuminerà" la squadra. Nel ciclismo professionistico, tipicamente, una squadra non investe sulla crescita dell'eccellenza (che in quanto tale ha un suo percorso individuale e non necessariamente lineare), ma sulla crescita dei suoi gregari.
I contesti aziendali in Italia sono caratterizzati, per la maggior parte, da strutture piccole e piccolissime. Spesso padronali, dove cioé la figura della "proprietà" è una figura di - legittimo - accentramento. La figura, probabilmente, che la squadra (l'azienda) riconosce come "il" talento dell'azienda. La stessa figura che cercherà talentuosi gregari in grado di legittimarne ancor di più il ruolo, ma che difficilmente cercherà un "protagonista" che rischia di diventare "antagonista", rompendo gli equilibri interni allo stesso modo in cui in una squadra ciclistica lo spazio del capitano inizia ad essere occupato da due individualità diverse. Fatto salvo il caso di protagonisti illuminati che hanno maturità e saggezza tali da guardare oltre sé stessi (ma è, umanamente, complicato). Direi dunque, sempre a naso, che la Talent Acquisition difficilmente si rivolge a questi contesti, se l'oggetto della attrazione di talenti è, ripeto, "il" talento inteso come l'individualità eccellente .
In conclusione. C'è un tema generale, quello dei talenti, cioé delle qualità, del gregario talentuoso - e, se necessario, "specialista" - e c'è il tema particolare dei contesti (e dei limiti dei contesti). Su questi due temi impatta il ruolo del talento, e dunque della attrazione dei talenti, dove con talenti si evochi una potenziale messe di eccellenze individuali che aspettano di essere ingaggiate, e non le qualità che possono essere di tutti e di ciascuno. Quello che penso, ed è la mia provocazione intellettuale rivolta ai professionisti del settore, è che ogni individuo ha i suoi talenti, e cioé le sue qualità individuali, da esprimere, coltivare e magari mettere al servizio di una organizzazione, ma che cercare talenti, nel senso della ricerca delle eccellenze individuali, possa essere una (pericolosa) semplificazione. Nella lingua del Bardo (eh vabbé, mi piace scrivere così: intendo, l'inglese) la capacità di sintesi è quasi strutturale. "Talentuoso", ne ho contezza, è poco comunicativo, e poco incisivo per il mercato. "Talented", in inglese, è molto più ricco di significato oltre che più immediato, anche se forse meno trasparente. La mia provocazione si chiude con una proposta, un nuovo acronimo per il mercato del reclutamento di risorse umane: la TPA, Talented People Acquisition.
Psicologo del Lavoro | Formatore | Autore | Blogger
3 mesiGrazie per aver condiviso queste riflessioni così ricche e ben articolate 🌟 Mi piace moltissimo il parallelismo che hai fatto tra il ciclismo e il concetto di talento nelle aziende. L'idea del "gregario talentuoso" è illuminante, e mostra quanto il contributo di ogni individuo, anche al di fuori del ruolo del protagonista, sia cruciale per il successo collettivo. Concordo anche sul fatto che la "caccia al talento" possa spesso creare aspettative poco realistiche e distorte. Forse il vero valore sta proprio nella ricerca di persone talentuose in grado di contribuire in modo sinergico, e non necessariamente di "eccellenze individuali" che rischiano di scontrarsi con le dinamiche interne.