L’AFFAIRE BEDONI’
Parrebbe dunque che la giuria popolare abbia emesso il verdetto: Paolo Bedoni è il colpevole.
La stampa di settore, il Sole 24 ore in testa, l’ha messo sulla graticola. Come è possibile, si chiedono, che quest’uomo si ostini a magnificare le virtù del mondo cooperativistico? Come osa mantenere un piede nel odioso passato? Per il Sole, si sa, le cooperative sono cose da comunisti, anche se le hanno messe in piedi i preti, nella fascistissima Verona.
Gli stessi preti, a dire il vero, dimostrando poca propensione a difendere la rerum novarum, privilegiano, invece, la lettura dei rendiconti finanziari a quella delle encicliche; dando prova di encomiabile pragmatismo. Rendiconti che, alla voce Azioni Cattolica, mostrano un inaccettabile flessione. Non è un caso che i tesorieri di alcune congregazioni abbiano fatto sentire la propria vicinanza a Minali che, giova ricordarlo, un posto in cda lo mantiene, in attesa di sviluppi (non si sa mai...).
Ed è così che la rivendicazione, fatta da Bedoni, sulla natura cooperativistica e mutualistica di Cattolica, come segno distintivo della compagnia, viene punita sul nascere perché interpretata come un segnale provocatorio contro la grande finanza (capitalismo), a difesa degli interessi collettivi (socialismo).
Il risultato? Bedoni si ritrova oggi in casa (intesa come sede Cattolica) nel ordine: ispettori dell’IVASS, della finanza e dell’agenzia dell’entrate.
In gergo, quel che si dice un'azione intimidatoria.
I paladini del ritorno a l’economia reale, nemici di quella virtuale( incarnata dalla finanza veicolata dalla Borsa), osservano preoccupati l’evolversi degli eventi; ben nascosti nelle loro carbonaie. L’occhio vigile rivolto a via Ederle; pronti, nel caso si levasse del fumo, ad espatriare in tutta fretta alla volta di Cuba.