L’Agricoltura Sintropica
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L’Agricoltura Sintropica

L’agricoltura, ovvero la gestione del suolo fertile, è una delle dimostrazioni dell’esigenza di un radicale cambio di passo: occorrono nuove pratiche e attenzioni, ma prima di tutto serve ripensare il ruolo dell’agricoltore, per salvaguardare quel bene primario dato da una natura capace di replicarsi e dare i suoi frutti.

Ecco perché mi sono esaltato – e voglio condividerlo – quando ho incontrato l’Agricoltura Sintropica, dove, prima di definire la tecnologia, viene rivisto il ruolo dell’uomo: non comandante in capo ma parte di un macro-organismo da capire e affiancare nel suo corso. I risultati che ne conseguono annichiliscono le coltivazioni intensive e la fertilità quadruplica.


L’Agricoltura Sintropica nasce con Ernst Götsch (Raperswilen, Svizzera, 1948), ricercatore, agricoltore, divulgatore. Götsch la sua filosofia la condivide e l’Agricoltura Sintropica trova oggi applicazioni in tutto il mondo. Per conoscerla, per l’ultimo numero di Ossigeno abbiamo raggiunto Götsch in Brasile e Dayana Andrade e Felipe Pasini in Puglia, due giornalisti e agricoltori che in Europa hanno applicato e diffuso questo approccio all’agricoltura.

Punto primo: siamo tutti parte di un macro-organismo.

Ci spiega Götsch: “Le malattie non rappresentano necessariamente qualcosa di negativo, ma piuttosto è come fossero agenti di una sorta di dipartimento di ottimizzazione dei processi vitali, manifestandosi e intervenendo quando c'è un errore, quando i processi vitali non sono ottimali. Finché non interveniamo in modo invasivo, nella foresta parassiti e malattie non svolgono funzioni dominanti, ma intervengono per rimuovere piante che hanno terminato la loro funzione o che non si trovano più nella posizione giusta. Non hanno più alcuna utilità, quindi vengono eliminate. Ma la vita continua e altre piante, loro sostitute, si comportano in maniera corretta finché saranno in grado di svolgere la loro funzione e realizzare i loro compiti, perché la natura è un macrorganismo. Per me la natura è, per così dire, parte della dotazione del pianeta Terra, che ha creato la sua propria strategia di essere, sebbene noi non la vediamo. Se solo fossimo tutti capaci di vederla in questo modo, agiremmo in maniera totalmente diversa. Noi stessi non siamo l'unica specie intelligente, bensì siamo parte di un sistema intelligente”.

L’Agricoltura Sintropica si realizza quindi con un insieme di principi da seguire per individuare le soluzioni opportune, partendo dal presupposto che l’ecosistema sa gestire da solo le risorse che gli sono necessarie e non va piegato alle esigenze dell’uomo, quanto capito e organizzato per permettergli di esprimersi e conservarsi al meglio. Götsch, prima di tutto, definisce un approccio con cui guidare i nostri occhi davanti alla natura e di conseguenza impostare le nostre azioni.


Punto secondo: la logica di successione.

L’Agricoltura Sintropica è dunque osservazione, studio dell’ecosistema e soprattutto della “successione naturale della specie”. Esattamente come accaduto con Lorenzo Costa, anche qui il primo passo è capire come si muove e che esigenze ha la natura, assecondarla e non forzarla secondo le necessità dell’uomo.

Successione naturale delle specie – spiega Götsch – significa che la vita si è naturalmente sviluppata al fine di evolvere, nello spazio e nel tempo. Siamo parte di un sistema intelligente e di un macrorganismo. Di conseguenza non siamo noi i comandanti in capo, e non possiamo avanzare il possesso di nulla. Non siamo che parte di un macrorganismo. Comportamenti disarmonici delle parti di un macrorganismo inducono modifiche nel macrorganismo stesso. Di conseguenza, la presenza della parte non armonica può risultare ridondante. È ciò che sta accadendo alla specie umana nell’arco degli ultimi dodicimila anni”.


Punto terzo: quattro dimensioni.

Uno degli esempi pratici di Agricoltura Sintropica l’abbiamo dunque trovato in Salento, alla masseria Amadeco, dove Dayana Andrade e Felipe Pasini coltivano, applicano e insegnano l’Agenda Götsch.

Nelle scienze agronomiche latitano certi approcci di osservazione sui ritmi e gli equilibri della natura e Dayana e Felipe ricorrono a Plinio il Vecchio e alla sua descrizione dei sistemi agrari del Mediterraneo: “All'ombra della maestosa palma cresce l'olivo, e sotto l'olivo il fico, sotto il fico il melograno, e sotto di esso la vite, sotto la vite il grano, poi i legumi, infine la verdura: tutto nello stesso anno e tutte le piante vengono nutrite l’una all'ombra dell'altra”.

L’Agricoltura Sintropica vive l’orto come una compresenza di piante e arbusti, con una precisa logica di gestione dello spazio e del tempo, e con strategica successione di varietà, tutte utili nella loro funzione frutticola e fondamentali nell’ingegneria dell’intero ecosistema. Il suolo e la sua vegetazione sono così ragionati in termini di densità di piantagione, stratificazione e successione temporale.

“La perfetta coordinazione di tali parametri – descrivono Dayana e Felipe – assicura la giusta corrispondenza delle esigenze eco-fisiologiche di ciascuna specie, tenendo conto dei cicli di vita unici e complementari, delle esigenze di luce, della tolleranza all'ombra e dello stadio evolutivo dell’ambiente. Per gli agricoltori, la padronanza di questi strumenti si traduce in autonomia decisionale, consentendo loro di adattarsi alla realtà locale, prescindendo da pacchetti tecnologici prestabiliti o progetti predefiniti”.

Realtà locale. Ogni areale ha le sue caratteristiche perché il suo ecosistema ha esigenze e virtù sempre differenti. L’Agricoltura Sintropica è l’approccio per capirle e valorizzarle.

Uno dei risultati più sbalorditivi di Amadeco è legato alla fertilità. Quando Dayana e Felipe giunsero per la prima volta in Puglia era l’autunno del 2021. In tre anni, la presenza di materia organica del suolo è quadruplicata!

Il loro atto sintropico è stato capitalizzare le risorse che la natura stessa ha già a disposizione, con rotazione e compresenza delle colture disciplinate dalle esigenze pedoclimatiche dell’areale.

“L'innovatività – spiega Dayana qui consiste nella creazione di aiuole perenni dove gli ortaggi, ruotati stagionalmente, si alternano con piante aromatiche. Impianti di irrigazione vivente, composti da piante grasse regolarmente potate, ne completano il supporto”.

Ogni pianta è scelta per i suoi frutti e per il suo ruolo nell’economia dell’ecosistema. Nel frutteto, per esempio, la compresenza di piante e arbusti è determinata anche dalla capacità di fare ombra e rilasciare specifica sostanza organica.

Nell’oliveto, coltivato a siepe, sono stati messi a dimora alberi da frutto tra cui fichi, cedri, avocado, noci pecan, alberi da frutta a nocciolo e una ampia varietà di arbusti mediterranei.

L'innovatività di questo modello risiede nella sua capacità di conciliare la densità di piantumazione tipica delle monocolture intensive, preservando però tutte le funzioni ambientali necessarie per un sistema Sintropico”. “Inoltre, negli intervalli tra i filari di alberi – conclude Dayane – stiamo sperimentando provini con mix di semi studiati per generare un nuovo strato verde erbaceo estivo. Una volta attecchite, queste fasce saranno pronte per accogliere una produzione di cereali esentata dall’aratura del terreno e dall’impiego di erbicidi”.

L’estrema sintesi della loro esperienza è la seguente: fertilità aumentata, temperatura e umidità del suolo stabilizzate… 20mila arbusti tra alberi da frutto e da foresta, produzioni di assoluta qualità.


Punto quattro: paradiso

“Si tratta semplicemente di sentire – ci saluta Götsch – La gente pensa che io stia scherzando quando dico che vivo in paradiso, ma credimi, è proprio così”.

www.agendagotsch.com/en/syntropic-farming-principles-by-ernst-gotsch

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