L'ALTRA UCRAINA
"La guerra è un grandissimo amplificatore emozionale. Mette a nudo il meglio e il peggio dell’umanità, e il freelancer che va in zone di conflitto deve avere la capacità di ballare sul filo di questi estremi se vuole compiere la sua chiamata sacra a parlarne, costi quello che costi. Deve saper fotografare i demoni e gli arcobaleni con la stessa imparzialità, e fare buon uso dell’eccesso di adrenalina, termine ombrello sia per la paura che per l’entusiasmo.
Ma io non sono partito per documentare la guerra -anche se ho finito comunque per farlo per vie traverse. Sono partito alla ricerca di qualcos’altro. Per esempio delle verità nascoste dietro ai veli pietosi stesi dai media. Dei fiori che sbocciano fra le crepe dell’asfalto polverizzato dai carri armati. Dei colori, odori, sapori che non fossero la carne bruciata e la palla di ferro e vetro fusi insieme in un condominio sventrato di Odesa.
Non bisogna confondere l’identità di un paese con le cose brutte che gli sono successe, esattamente come una persona è più della somma delle proprie ferite. Io volevo vedere oltre quelle ferite, e solo mettendoci il dito dentro ho scoperto tutto il sottomondo di bellezza e di vitalità che questo Paese ha ancora da offrire, e che spesso non entra a far parte della mitologia della crisi.
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Questo mio scribacchiare e documentare fuori dal coro mi ha fatto sentire molto solo, ma mi ha anche permesso di avere un approccio più attivista, più libertino, e di potermi sporcare maggiormente le mani con l’autenticità delle storie che ho collezionato lungo la via.
Questa è quindi la cronaca di un’Ucraina grezza, non lievitata e dalla dubbia correttezza politica. Il racconto di come io e questo paese ci siamo incontrati e, lo confesso, innamorati."