L'anatra zoppa pandemica e l'utopia del debito al 60% del pil
L’anatra zoppa europea ai tempi del covid19. L’ammonimento di Ciampi, sulla necessità di una maggiore integrazione di politiche economiche dello sviluppo e fiscali europee, si è palesato con la pandemia. La spesa fiscale è stata molto alta in Us e Uk ma anche dove la pandemia ha fatto meno danni (Cina e Giappone) mentre in Europa, pur avendo sospeso i vincoli dei Trattati e dei limiti all’operatività della Bce, si è speso in maniera eterogenea nella sostanza e nella forma. Perché? E’ possibile finanziarsi solo tramite i mercati ma non è possibile il sostegno, autonomo e indefinito della Banca Centrale Nazionale, nella sottoscrizione del proprio debito pubblico. L’Italia ha favorito maggiormente la politica delle garanzie pubbliche, un modo per comprare tempo peggiorando però il conto finale per tutti, la Germania più “tirchia” ma con maggiore spazio fiscale ha coperto, a fondo perduto, l’80% dei costi delle imprese in difficoltà. La Bce in pratica congela i debiti pubblici (detenendo percentuali del debito pubblico pari al periodo pre divorzio del 1981) ma tutte le rigidità europee sono comunque un fardello per i Paesi, considerando che il mondo va in tutt’altra direzione (dagli anni ’90 si è registrato un raddoppio del debito pubblico/pil nei paesi avanzati, in Europa utopisticamente si puntava al 60% del pil). Una convergenza virtuosa dei bilanci pubblici nel tempo era necessaria ma fondamentale era ancorarla alla flessibilità del ciclo economico e finanziario dell’economia globale con parametri più ampi e meno rigidi, ma i frugali non erano d’accordo, l’azzardo morale della virtuosità subito e ad ogni costo si è rivelato forse un boomerang che però non elimina le gravi colpe dei singoli governi nazionali proni a politiche di mantenimento della poltrona senza lungimiranza.