LE DECLINAZIONI DELL'UMANITA’

Lo scorso 21 ottobre ho partecipato alla Bocconi Leaders' Conference.

L'evento organizzato dalla Bocconi Alumni Community con gli ex studenti per pianificare ed organizzare le attività future e celebrare l’Alumnus dell’Anno 2022, questa volta una donna, la CFO di Vodafone Group Margherita Della Valle.

Era la prima volta per me, nei miei oltre dieci anni da quando ho conseguito lì la laurea in giurisprudenza.

L’evento è stato un fresco tuffo indietro nel passato e mi ha dato grande energia.

La professione che svolgo, con passione - sia chiaro -, ha degli aspetti spesso, diciamo, “cupi”, “rigidi”.

La procedura, la deontologia, le relazioni con i clienti con cui dobbiamo instaurare un rapporto di fiducia personale e professionale ma mantenere una sana distanza, ci costringono ad una corsa ad ostacoli per il rispetto di paletti e procedure a volte necessarie ma più spesso degne di periodi storici in cui la vera #Innovation era la ruota.

Questo ci fa spesso maturare nel tempo (almeno per me è stato così) una avversione ai sentimenti ed un distacco che rende la gestione di queste situazioni meno complessa, o forse, meno dolorosa.

E se non maturi l’avversione, spesso maturi un sentimento di odio nei confronti di ciò che fai e di tutti quelli che ti sono intorno. In alcuni casi, la deriva è anche peggiore. Ne abbiamo esempi ovunque intorno a noi, non solo in connessione con la professione, purtroppo.

In ogni caso, la fiera della disumanità nel senso letterale del termine [Disumano: che non ha nulla di conforme alla natura dell’uomo].

La conseguenza è che, spesso, si finisce per applicare tale approccio non solo alla professione, perdendo empatia, ma anche alle relazioni personali e alla vita quotidiana, in una sorta di automatismo relazionale che sviluppiamo nel tempo e a cui l’ipotalamo ci induce per "facilitarci" la vita quotidiana. In verità, questa reazione comportamentale non facilita un bel niente.

Un controsenso e non proprio la più rosea delle prospettive.

L’evento però è stato una occasione di riflessione rispetto a come tale umanità/disumanità si manifesta.

Ciò vale sia per gli avvocati come me ma, in altre accezioni, per qualsiasi professione e/o persona, soprattutto in considerazione delle abitudini e dello stile di vita odierno.

Per dirla in termini matematici, la varianza rispetto a ciò che è naturale nell’uomo e che lo rende disumano, può essere declinata in positivo oppure in negativo, a seconda di come ciascuno di noi decide di relazionarsi con il mondo, di affrontare le situazioni che gli si pongono davanti e di usare ciò che gli viene messo a disposizione, tanto o poco che sia.

Nel corso di tale evento ho trovato una Università diversa, sempre umana, ma cambiata.

La capacità di adeguarsi e mutare in virtù dei tempi che cambiano facendo cose davvero che anni fa non avremmo creduto possibili , disumane se vogliamo, è davvero una dote straordinaria...

Ovvio, dare una direzione positiva a questa deriva relazionale e alla varianza che fa la differenza tra l’accezione negativa o positiva del termine “disumano” non è cosa da poco e richiede uno sforzo che non sempre e non tutti siamo disposti a far, dai banali gesti di quotidiani, all'impegno verso chi ha bisogno di noi, che siano nostri cari o qualcuno che non ha avuto la nostra fortuna.

A giudicare da ciò che ho visto la scorsa settimana, vale davvero la pena fare questo sforzo. Dovremmo ricordarlo più spesso.

Grazie quindi a tutte le straordinarie persone che ho incontrato lì, per averlo ricordato a me.