Le notizie della settimana
Warby Parker a Toronto

Le notizie della settimana

Buongiorno a tutti e benvenuti alla newsletter settimanale che anche oggi propone una selezione di notizie internazionali relative al retail, al marketing e al martech.

A metà tra costume e tecnologia, Entrepreneur ci racconta come, dopo Amazon e Tesla, anche Meta abbia chiesto al proprio personale di tornare a lavorare in presenza. Una serie di test effettuati hanno infatti dimostrato che l’ambiente dell’ufficio giova alla produttività degli ingegneri. D’altro canto, di recente mi è capitato più volte di leggere di persone che si è scoperto fossero contemporaneamente alle dipendenze di tre diversi datori di lavoro, con tutte le conseguenze del caso.

Restando nell’ambito dell’organizzazione del lavoro, TechCrunch annuncia, invece, l’acquisto da parte di Atlassian, società specializzata nelle soluzioni tecnologiche per ottimizzare processi e flussi aziendali, di Loom, che opera nel segmento dei messaggi video. La start-up, che ha avuto il picco di valorizzazione durante la pandemia, offre strumenti sinergici rispetto a quelli dell’acquirente, oltre a un parco di 25 milioni di utenti.

La medesima rivista segnala poi le indiscrezioni relative a un abbonamento Superpremium di Spotify che consentirebbe per 19,99 dollari al mese di fruire di un servizio che comprende l’audio 24-bit lossless, l’uso dell’AI per la realizzazione delle playlist, strumenti avanzati per fare i mix, un numero più elevato di audiobook disponibili e un’offerta personalizzata chiamata Your Sound Capsule. Per ora Spotify non smentisce né conferma; staremo a vedere.

È MediaPost a raccontarci di Google Ad Data Manager, il nuovo tool messo a disposizione degli investitori pubblicitari per misurare l’efficacia della comunicazione integrando dati ‘first party’ provenienti da CRM o Customer Data Platform e collegandoli alle attività di ricerca online nel nuovo mondo senza cookies. Ci parla poi di CapCut di ByteDance, l’app per il video editing usata dal pubblico su TikTok che ora avrà anche una versione specifica al servizio degli investitori pubblicitari e dei creatori di contenuti, i quali si potranno avvalere di un Creative Assistent Tool, migliaia di business template, nonché - per le aziende di abbigliamento - della funzionalità per far provare i capi di vestiario promozionati.

Payments Dive, per una volta, ci offre il quadro della situazione aggiornata a proposito del mercato dei pagamenti digitali, traendo spunto dall’uscita del 2023 McKinsey Global Payments Report. Nel 2022 l’utilizzo del contante ha perso un altro 4%, a vantaggio delle forme elettroniche di pagamento che con un balzo dell’11% lo scorso anno hanno toccato a livello globale i 2,2 trilioni di dollari, con una proiezione a tre trilioni entro il 2027.

Paga la strategia di PayPal, basata sulla riduzione dei fee della sua white label Braintree? Se lo chiede Forbes, analizzando il settore degli strumenti per processare le transazioni, attualmente molto battagliato. Se da una parte il fatturato di Braintree è passato dai 6,2 miliardi di dollari del 2021 agli 8,4 del 2022, arrivando a rappresentare il 30% del totale di PayPal, che vanta una gamma di servizi integrati più ampia di concorrenti come Adyen e Stripe, dall’altra a risentirne è il margine lordo, sceso dal 28 al 23%. Nell’articolo un quadro esaustivo della situazione competitiva.

E, siccome chi si ferma è perduto, ecco che Insider Intelligence ci spiega le nuove funzionalità tra on e offline di Klarna, che cerca di distinguersi dagli altri strumenti di pagamento BNPL. Si parte dal riconoscimento da parte dell’app di oggetti fotografati di cui poi può proporre l’acquisto, passando per la lettura dei codici a barre nei negozi per ottenere informazioni sui prodotti associati attraverso la realtà aumentata, per finire con uno shoppable video stream che consente agli utenti di acquistare anche sui video, i tutorial e le recensioni.

Se la pubblicità digitale costa al punto che l’acquisizione di un nuovo cliente da parte di un’azienda ‘direct to consumer’ oggi comporta una perdita di 29 dollari, ovvero tre volte quanto era otto anni fa, ecco che gli investitori pubblicitari cercano sempre nuovi canali alternativi on e offline. E, siccome anche nel marketing poco si crea e niente si distrugge, negli Stati Uniti sta tornando in auge la distribuzione di campioni di prodotto. Dopo le catene operanti nel formato dei warehouse club come Sam’s Club e Costco, da sempre attive in questo campo, oggi altre grandi insegne stanno introducendo una propria offerta all’interno dei vari retail media proposti. Come Walmart che proporrà un network di 1.000 superstore o ShopRite che, invece, introdurrà dei distributori automatici di campioni di prodotto. I risultati ottenuti in termini di vendite generate attraverso la loro distribuzione, infatti, sono interessanti, come ci assicura BNN Bloomberg.

Se lo scontro aperto tra i distributori nel campo dei retail media è piuttosto recente ed è volto ad acquisire contributi incrementali da parte dei fornitori, la leva dei tempi di consegna degli ordini online è al centro del retail marketing mix per tutte le imprese che operano online ormai da tempo. È interessante, allora, la prospettiva dell’articolo di Insider Intelligence che osserva come Amazon e Walmart abbiano creato il vuoto dietro a sé, con ingenti investimenti nell’ambito della logistica dei centri di distribuzione e confezionamento ma non solo, alzando l’asticella delle aspettative dei clienti per tutto il comparto. Ancora BNN Bloomberg evidenzia come quello della logistica per Amazon rappresenti un asset strategico anche in logica di outsourcing, con un potenziale di fatturato stimato intorno ai 100 miliardi di dollari.

Parlando sempre di Amazon, è CNBC a cercare di trarre le prime conclusioni sull’esito del recente Prime Day. Stando al colosso di Seattle, le vendite hanno superato quelle dell’anno passato, anche se lo scontrino medio si è abbassato a 53,47 dollari, con circa il 60% dei prodotti venduti che avevano un prezzo inferiore ai 20 dollari e solo il 4% sopra i 100 dollari. Rilevante il contributo dei merchant presenti nel marketplace dell’insegna, con la vendita di oltre 150 milioni di articoli.

A cavallo tra logistica e marketing della marca privata la notizia pubblicata da Winsight Grocery Business relativa alla nuova struttura produttiva di Walmart dedicata al latte e ai suoi più immediati derivati, che costerà 350 milioni di dollari e rifornirà circa 750 tra Walmart e Sam’s Club. Un ulteriore passo in un cammino iniziato anni fa con siti produttivi simili o dedicati alla preparazione delle carni.

Quest’anno gli inglesi spenderanno per le feste il 3,4% in più rispetto al 2022 stando a uno studio condotto da Global Data ripreso da Retail Customer Experience. Con un’inflazione al 9,3%, tuttavia, significa che porteranno a casa un carrello più povero. Non a caso in questo periodo il focus sul tema del contenimento dei prezzi è massimo. Ma anche quello della riduzione degli sprechi, strettamente collegato. Sustainability Beat riporta una stima di Felix Project - una onlus specializzata - a proposito di quanto viene ancora sprecato, che si aggira intorno ai 3 milioni di tonnellate all’anno di prodotti commestibili. Ciò, nonostante le maggiori catene abbiano intrapreso programmi virtuosi per distribuire o riciclare le rimanenze, garantendo da anni che nulla finisca nelle discariche. Nell’articolo un’ampia carrellata che fotografa la situazione presso i principali distributori.

Restando in Gran Bretagna, la Retail Gazette commenta i risultati positivi di Boots per il suo quarto trimestre, con un +12% del fatturato che contribuisce al +12,5% annuo, con i prodotti premium per la cura della pelle e della persona a fare da locomotori (+25%).

Waitrose, invece, ha dovuto rivedere le meccaniche del suo programma fedeltà, che i clienti accusavano di non offrire abbastanza premi personalizzati. Intanto l’azionista di riferimento, ovvero il gruppo John Lewis, ha centralizzato la funzione deputata al presidio della loyalty, siglando anche un contratto di consulenza con dunnhumby e Eagle Eye per migliorarlo. Altri approfondimenti sulla Grocery Gazette. Mentre è Marketing Beat a informarci dell’accordo di Co-op con LiveRamp per dare maggior impulso alla sua offerta di retail media.

Tornando al di qua della Manica scopriamo con BNN Bloomberg che il governo francese ha dato un ulteriore giro di vite alla regolamentazione dell’illuminazione nei negozi, con pesanti sanzioni economiche per chi non la rispetta, nell’ambito dell’impegno al contenimento del fabbisogno energetico. Per ora, al netto dell’effetto dei fenomeni atmosferici, questo è già stato tagliato del 12% rispetto a prima della pandemia, sopra quindi all’obiettivo prefissato del 10%.

Intanto Casino, per ristrutturare il proprio debito, sta rivendendo alcune delle catene acquistate nel corso degli anni. Questa volta si parla di Almacenes Exito, insegna nata in Colombia e con una rete in Sud America di oltre 2.500 punti di vendita. Ad acquistare il salvadoregno Grupo Calleja! La notizia riportata da Reuters mi lascia perplesso.

Oggi la nostra raffica finale comincia con Fast Retailing, che ha registrato nel suo ultimo anno fiscale un margine di 2,56 miliardi di dollari (+28%) e un ulteriore sviluppo della rete negli Stati Uniti, in Europa e in Cina, dove attualmente ha già più negozi (930) che non in Giappone, come fa notare Reuters.

The Verge ipotizza un’evoluzione brick & mortar per Netflix che, dopo aver chiuso l’e-commerce di DVD, potrebbe iniziare a commercializzare il merchandise dei suoi programmi televisivi in una rete di negozi fisici – le Netflix House - che offrirebbero alla clientela anche esperienze gastronomiche e di altra natura.

Infine, la CNN ci informa che Best Buy ha annunciato l’intenzione di delistare DVD e Blu Ray Disc dopo le festività, nonostante dei primi abbia un catalogo online che comprende 24.000 titoli. D’altro canto, si tratta di articoli che si vendono sempre meno, come abbiamo letto la scorsa settimana, e che lasceranno spazio sugli scaffali ad altri prodotti per i quali l’insegna intravede un potenziale, come quelli in campo elettromedicale. Per quanto riguarda i DVD, negli Stati Uniti resteranno Amazon, Target e Walmart a spartirsi il mercato, con quest’ultima che si stima abbia una quota di mercato del 45%.

Al termine del nostro giro intorno al mondo non mi rimane che salutare, augurandovi il migliore dei fine settimana. L’appuntamento è tra sette giorni.

 

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