Le responsabilità della comunicazione nei giorni di COVID-19
L' assenza di posizioni moderate nella comunicazione ci fa bene?
#chiudiamotutto o #noncisiferma?
Su quasi tutti i media in questi giorni si è arrivati ad una discussione sterile popolata solo dalla dicotomia di narrazione "apocalisse/è una banale influenza", la stessa usata per trattare il tema "portichiusi/portiaperti". Mere posizioni da stadio a cui fare il tifo senza comprendere bene la problematica, soluzioni semplici a fronte di fatti complessi e imprevedibili.
Alcune testate giornalistiche hanno puntato a fare terrorismo, ma come biasimarli? Per come è strutturato il modello occidentale di giornalismo non è pensabile evitare il sensazionalismo. Se vi dicessi che fare titoli fa la differenza tra il vendere bene o il non vendere affatto, condannereste ancora il sensazionalismo?
Alla fine non si fa altro che concedere ai consumatori quello che bramano, ovvero la contrapposizione da stadio.
Dal mondo produttivo invece ho notato un incauto utilizzo degli #*inserirenome*nonsiferma , sono stato uno dei primi ad emozionarsi quando ho visto i primi video di Milanononsiferma ma forse non era meglio attuare un approccio più moderato e scientifico agli eventi che stavano per accadere?
Piano piano ho visto trasformarsi i vari #nonsiferma in #iorestoacasa , indicando quindi che è meglio pensare bene prima di dare soluzioni di comunicazione semplici a problemi complessi.
Ho visto alcune aziende attuare delle strategie di #smilemarketing per poter dare ai collaboratori una sorta di obiettivo comune, in modo di rafforzare lo spirito di gruppo e smorzare il panico crescente.
Come sistema Italia dovremo fronteggiare una grossa crisi di reputazione e di comunicazione con chi ci vede da fuori. Dobbiamo dimostrare che come democrazia occidentale siamo in grado di affrontare questa sfida.
Creative Director presso Mixer Prod.Action
4 anniBravo Francesco!