Le soft skills del calcetto
Ogni mattina apro Google News per aggiornarmi sui principali avvenimenti che accadono nel mondo e, come al solito, tra una notizia di politica estera e una tragedia di cronaca nera appare una polemica su una dichiarazione spontanea, e spesso troppo avventata, di una persona con ruolo governativo italiano o internazionale.
La terza notizia di oggi, infatti, è lo scivolone del nostro ministro del lavoro Giuliano Poletti, il quale durante un incontro con gli studenti dell'istituto tecnico professionale di Bologna ha affermato che:
“Si creano più chance a giocare a calcetto che a mandare in giro il curriculum. Il rapporto di fiducia è essenziale”.
Frase che ha scatenato polemiche e furori da tutti i fronti e da tutti i punti di vista: giovani e disoccupati indignati, social network in rivolta, urla e minacce dai soliti politici ruggenti “Siamo un paese di raccomandati!” e così via.
Sorgono spontanee le seguenti domande: qualcuno di voi ha mai letto un'offerta di lavoro su LinkedIn? Quali sono le competenze che mediamente sono più richieste ai giovani neo-laureati in discipline tecnico-economiche? Per un qualsiasi profilo junior, che per sua natura avrà poche esperienze lavorative, oltre ad un voto di laurea superiore a X, che cosa viene richiesto di più dalle aziende? Che cosa conta davvero per essere selezionato e iniziare a lavorare dopo l’università?
Facciamo un giretto su LinkedIn e ci accorgiamo che un candidato tecnicamente preparato può differenziarsi per le sue soft skills:
· Capacità di lavorare in team
· Capacità comunicative e relazionali
· Resilienza e assertività
· Capacità di gestire lo stress
Credo di poter affermare senza polemiche che il giovane candidato, una volta che inizierà il suo percorso lavorativo in azienda, crescerà veramente e diventerà una risorsa preziosa solo se riuscirà a guadagnarsi la fiducia del suo manager e dal suo team di colleghi.
Tale fiducia nascerà piano piano grazie a validi lavori svolti dal giovane, realizzati in buona parte con le competenze acquisite durante gli studi; ma crescerà e diventerà reale soprattutto grazie alle capacità relazionali e comportamentali che il giovane dimostrerà durante l’esecuzione di tali lavori.
Io non ho ascoltato tutto il discorso che il nostro ministro ha tenuto davanti agli studenti bolognesi, ma dalla frase che risuona in queste ore su Google News credo che il messaggio di Poletti fosse proprio questo:
Durante una partita di calcetto, o qualsiasi sport di squadra, si lavora in team per raggiungere un obiettivo comune, ci si relaziona con gli altri componenti della squadra e si comunica inevitabilmente con gli avversari, bisogna gestire lo stress di un risultato negativo, ci si può trovare di fronte ad un evento traumatico o di difficoltà per cui può essere necessaria una grande resilienza.
Non c’entrano nulla i temi di meritocrazia. Il ministro sta parlando di un rapporto di fiducia, che si instaura tra i compagni di gioco e l'allenatore, che deve essere replicato nel mondo del lavoro, soprattutto in un’azienda. E chi ha le capacità per farlo avrà sicuramente più opportunità di trovare lavoro.
E se un giovane queste soft skills non le ha, potrebbe iniziare a fare qualche attività sportiva o sociale, per migliorarle e alimentarle. Sennonché poi... Per caso... Dimostrarle a qualcuno che passa casualmente di lì e rimane colpito da una personalità giovane, intraprendente e piena di motivazione. E questo non significa essere raccomandati!
Per concludere, è chiaro che il lavoro non si trova giocando a calcetto. Ma una vita sportiva e socialmente attiva sicuramente aiuta.
Domitilla Lenzi
NB: Si accettano commenti e discussioni in merito. Io parlo da consulente aziendale, laureata in ingegneria gestionale che pratica sport da sempre. Magari, posso essermi persa dei punti di vista importanti.
Fondatore e Amministratore M3V Srl | Consulente Assicurativo | fondatore di K-Polo ASD
7 anniOttimo spunto di riflessione... purtroppo viviamo in un mondo ove ognuno vuole eccellere personalmente in ogni ambito, è sempre di più in quello lavorativo,a discapito di tutto e tutti; Lo sport, quello vero, è L unico ambito dove esce il vero essere delle persone, dove si percepisce il vero animo delle persone, sia che sia un sport individuale ed ancor di più in uno sport di squadra. Qualsiasi attività sportiva "scopre e rivela" come siamo nella vita, come ci comportiamo e relazioniamo con gli altri
Senior Consultant presso Capgemini
7 anniluca panigada :)
Director
7 anniIl calcetto come metafora della vita e del lavoro. Vero. Anche piuttosto profondo secondo me. Infatti conosco diversi pessimi giocatori di calcetto (ai miei tempi li chiamavamo 'veneziani', cioè quelli che non passano mai la palla) che sono anche dei pessimi manager. Con la convinzione peraltro di essere un esempio perché a calcetto dribblano tutti gli avversari, i compagni, l'arbitro, un paio di bottigliette d'acqua e la mettono a lato. In ufficio fanno sgobbare 5 analyst per una settimana per mettere insieme una presentazione di 284 slide poi vanno dal cliente che li prende a sberle. Eh, ce l'avevo quasi fatta ma i miei analyst non sono capaci ! In Italia però è più interessante sparare addosso a tutti che leggere tra le righe. Tra l'altro, anche se il ministro avesse voluto dire che giocando a calcetto (o facendo vita sociale) si possono creare e coltivare contatti utili per il lavoro a mio modestissimo avviso avrebbe detto una sacrosanta verità. Della quale in paesi evoluti non si vergogna nessuno (però si chiama 'endorsement', che fa più figo di 'raccomandazione' e comunque di solito viene concessa a chi è bravo, non al cugino tonto dell'ex collega dell'amante del compagno di briscola), in Italia invece genera scandalo a prescindere, soprattutto in quelli che non sono abbastanza svegli da essersi costruiti una rete di contatti nel tempo.