Leader di leader: la fiducia come leva moltiplicatrice
Le competenze sono un fattore critico di competitività e il rischio di un loro depauperamento deve essere evitato a tutti i livelli.
Occorre dunque una revisione anche alla propria leadership, passarne in rassegna le caratteristiche, impostare un percorso di manutenzione profonda e costante attraverso “tagliandi” periodici che ne garantiscano il funzionamento e l’aggiornamento, ed essere consapevoli che oggi conta favorire l’impegno delle persone e promuovere un senso di fiducia tra i membri del team perché colgano le sfide come opportunità.
Non si guidano le persone, sono queste che scelgono se farsi guidare e da chi e alla base di questa scelta c’è la fiducia verso il leader, rispetto a quanto incarna valori che si riflettono in una missione e in un proposito e quanta ne genera lui stesso nei collaboratori.
Gli studi internazionali CEGOS hanno individuato 7 skill essenziali per un leader:
1) Gestire l'incertezza captando e interpretando anche i segnali deboli per elaborare le linee guida, accettando l’orizzonte di breve termine e riformulando la strategia anche più volte per adattarla. Agilità.
2) Essere accessibile proponendo una versione coerente di sé, onesta, autentica e accogliente. Mostrandosi equilibrati nei pensieri, nelle emozioni e nei comportamenti. Apertura.
3) Cogliere l’unicità di ogni collaboratore per mettere a fattor comune le energie di un intero team. Con la neuro-leadership per comprendere meglio il funzionamento del cervello umano, il leader può anticipare i comportamenti e agire con cognizione. Comprensione profonda.
4) Valorizzare la diversità per trasformarla in energia che porti alla convergenza sul piano dei risultati. Aggregazione.
5) Domare la spinta alla digitalizzazione per portarne beneficio all’organizzazione, scoprendo le sinergie uomo-macchina e trovando i giusti meccanismi per porre l’uomo alla guida del processo. Umanità.
6) L’umiltà poi è un valore necessario per saper riconoscere e sviluppare i talenti altrui a vantaggio della squadra e diventa il volano per creare una cultura dell’apprendimento aziendale. Valorizzazione.
7) In ultimo, il leader deve sapere promuovere l’autonomia di pensiero incoraggiando, appunto, a sperimentare sempre nuove soluzioni e idee, calcolando l'errore ed evitando di stigmatizzarlo per favorire un approccio diffuso allo sviluppo. Innovazione.
La leadership è una questione di sviluppo personale e un atteggiamento; coltivarli equivale a lavorare sulla propria persona e sui rapporti con gli altri attraverso l’intelligenza emotiva.
Il confronto con i pari e lo stimolo derivante dalle diversità degli interlocutori favoriscono, poi, l’evoluzione del pensiero di un leader e così, mattone dopo mattone, si costruiscono le pareti di una struttura organizzativa solida per affrontare l’incertezza dei tempi. La leadership spesso la cerchi fortemente, talvolta ti tocca, non necessariamente ti appartiene.
Considerando il momento storico che stiamo affrontando potremmo aggiungerci altre 5 "caratteristiche":
1) La curiosità, le proposte sono tante e non esistono ricette; fermarsi al primo spunto potrebbe essere rischioso.
2) La capacità di sintesi ed elaborazione personale, perché l'approccio alle tante proposte deve essere sintetico, ovvero capace di trarre il meglio che c'è in ogni spunto per ricavarne una proposta personalissima
3) L'antifragilità, cioè la capacità di prestare il fianco al caos (assenza di routine, punti di riferimento, regolarità, abitudini, serenità) con l'obiettivo di apprendere e crescere.
4) L'improvvisazione, ma quella alla maniera dei jazzisti o dei teatranti che apparentemente improvvisano, ma in realtà attingono ad un repertorio vastissimo di esperienze accumulato nel tempo.
5) La compostezza davanti ai trade off, ovvero la capacità di non scandalizzarsi di fronte alle contraddizioni della realtà che ci circonda.
In aggiunta un grande senso di sportività di fronte al caso che rappresenta pur sempre un fattore ineliminabile nella partita quotidiana dei leader e di fronte alla quale talvolta si corre il rischio di diventare un po' “iper-confidenti”.