L'immaginazione unisce ogni cosa
L’immaginazione unisce tutte le cose, anche la #userexperience alle siepi. Ok, non corro. Freno, e parto dal principio.
«Non fai che spiegare. Fidati di più dei lettori.»
Lo disse un editore sai a chi? All’autore di uno dei libri di letteratura contemporanea tra i più letti al mondo, ancora oggi. Lo scrittore in questione è Jerome D. Salinger e il libro (ma forse è anche inutile dirlo) è Il giovane Holden (The Catcher in the Rye).
Ho appreso questo guardando il film Rebel in the Rye. Chissà, magari non è mai avvenuto questo scambio tra scrittore ed editore, ma ogni occasione è buona per rendere più affascinante una storia. Del resto, lo insegna il manuale base dello storytelling: abbiamo bisogno di un eroe in difficoltà, che prima o poi vince la propria battaglia.
Ma facciamo così: poniamo che lo scrittore in erba abbia davvero sentito dire « Non fai che spiegare. Fidati di più dei lettori», e riflettiamoci su.
Personalmente, non è la prima volta che rifletto sul #copywriting a partire dalla narrativa e dal cinema. Forse perché alcuni confini sono sottili, anche al variare delle finalità. E gli orizzonti sono molto più ampi di quanto possiamo immaginare.
Ma noi copywriter ci formiamo per scrivere in modo chiaro, senza dare mai nulla per scontato. Esplicitiamo i concetti per garantire ai nostri lettori dei viaggi in Internet più veloci, sicuri e soddisfacenti. Questo tipo di attenzione al lavoro sui testi è necessaria. A volte è limitante.
Vi è mai capitato di voler osare di più? A me sì e non ho potuto fare a meno di pormi alcune domande.
Non è che forse stiamo davvero perdendo fiducia in chi legge? Non è che forse stiamo contribuendo a impoverire l’immaginazione, chiudendo i lettori nelle gabbie delle nostre spiegazioni?
È possibile, ma mi sembra strano...È strano per chi ha scelto di scrivere per persuadere, utilizzando l’emozione come cavallo di battaglia.
Dobbiamo emozionareeeeh!!"!"£!123£££!!!
Mi torna in mente un altro film, di cui ho parlato qualche tempo fa. Per la regia di Naomi Kawase, Radiance possiede una delicatezza quasi sublime. La protagonista scrive (e legge) testi per permettere ai ciechi di “guardare” i film.
Bello, vero? Mica semplice. Infatti, qualcosa non va, non funziona. Qualcuno sente che il suo lavoro è una forma di invadenza: toglie la libertà di immaginare…
Be’, senza dubbio l’immaginazione è lo strumento prediletto di chiunque abbia voglia di progettare. Serve nell’arte, nel design, nell’ingegneria, nella musica e nella scrittura.
Nel libro FAQ Domande e risposte sulla narrazione viene chiesto agli scrittori (tra le altre cose) se da autori e lettori preferiscano aderire alla realtà o fare accesso alla non-realtà. È uno pseudoproblema: possiamo trovare significati, anche nascosti, in ogni mondo. E questo lo sanno benissimo le scrittrici e gli scrittori che hanno prodotto e producono le cosiddette microfinzioni.
Le microfinzioni sono scritti in prosa molto brevi, paginette che catapultano noi lettori nel vivo di una storia di cui non abbiamo coordinate né geografiche né temporali.
In uno spazio così ristretto, c’è chi riesce compiutamente a trasmettere tenerezza, stupore, passione, inquietudine e terrore senza usare troppe parole. Insomma, gli autori e le autrici di microfinzioni non si perdono in tante spiegazioni e collocano solo le parole (quelle giuste) nel posto giusto.
Consigliati da LinkedIn
Lo sanno molto, molto bene gli ux writer. Se intendi sapere qualcosa di più dell’ux writing, ti suggerisco questa lettura per iniziare. E ti mostro questa microfinzione tratta dal libro Flora e Fauna di Gilda Manso, pubblicato dalla casa editrice Wojtek.
Con una punta di orgoglio segnalo che Wojtek è nata a Napoli, solo nel 2017. Entra nel novero delle realtà editoriali INDIPENDENTI partenopee, che di recente stanno iniziando a ottenere uno spazio considerevole di meritata visibilità. Devo citare anche le edizioni: Polidoro, Marotta&Cafiero, Tamu e Pidgin.
Le case editrici sono aziende, ragion per cui sono tutte diverse nelle loro scelte editoriali ed imprenditoriali. Ma, in questo caso specifico, hanno qualcosa che le accomuna: dimostrano che qui non siamo sempre i soliti malati di nostalgia.
La nostalgia è pure bella, eh. È romantica, è poetica. Dà valore ai ricordi. Ma ha effetti collaterali anche gravi. A proposito, se puoi, concediti la visione di Nostalgia, il film di Mario Martone, tratto dal romanzo dello scrittore Ermanno Rea. In primo luogo, apprezzerai Pierfrancesco Favino e capirai come mai Francesco Di Leva abbia vinto il David di Donatello.
E poi, finalmente, farai un’incursione nel Rione Sanità: senza eccessi, senza edulcorazioni, senza troppe macchiette. Senza tutte quelle cose che, ormai, mi fan cascare il latte alle ginocchia.
Forse il cinema potrebbe riuscire a far comprendere il senso del mio discorso sulle spiegazioni (scritte) che tolgono il gusto dell’immaginazione. Si guarda Nostalgia e si riesce addirittura a superare Napoli e i napoletani, muovendosi verso un orizzonte più ampio.
Sulla linea che segna il prossimo limite da varcare, io ho letto: «La nostalgia è una malattia potenzialmente mortale.»
E allora sì, lavoriamo bene sulla user experience. Dobbiamo farlo, perché abbiamo fretta, i percorsi devono essere di facile percorrenza, a prova di tutti. Ma non diamo più spiegazioni del dovuto.
Riavvolgendo le pellicole, devo confessare che non ho mai amato The Catcher in the Rye. ‘Sto ragazzino è simpatico, ma troppo arguto, troppo adulto e poco ragazzino.
Sapete chi, invece, riesce a mettersi davvero nei panni di una ragazzina? Harper Lee. La scrittice aveva scelto un titolo bellissimo per il suo romanzo: To Kill A Mockingbird. Facciamo così, non ti spiego nulla.
Magari la storia de Il buio oltre la siepe la conosci. Il romanzo è famosissimo, amatissimo, letto e ultra letto. Come Il giovane Holden, del resto. Ti dico solo che “mockingbird” significa tordo.
Mi chiedo: è più semplice immaginare cosa c’è oltre la siepe* o uccidere un uccellino indifeso?
Alla prossima!
*questa storia delle siepi non mi è nuova…
Illustrazione profilo newsletter a cura di Antonio Tirelli
2014 – PRESENT |Media & Broadcasting Manager Trainer Author
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1 annoIscritta! Bellissimo il tuo intento e ricco di spunti, Bruna ❤️🤗