L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E'​ UNA PERSONA ?

L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E' UNA PERSONA ?

“Sono un appassionato di fantascienza e di nuove tecnologie. Mi sto interessando particolarmente alle questioni legate all'intelligenza artificiale e Le volevo chiedere: è possibile che macchine dotate di coscienza divengano persone come noi anche dal punto di vista dei diritti e dei doveri?”

Gentile Lettore,

mi verrebbe da risponderLe che il futuro sta già bussando alle nostre porte.

Il mondo del diritto, infatti, ha di recente avuto modo di interrogarsi sul se le intelligenze artificiali possano essere considerate persone ai sensi di legge.

Nel dettaglio, la questione è sorta a fronte di un'intelligenza artificiale (denominata Dabus) che era stata in grado di produrre delle invenzioni, tra cui un nuovo contenitore per alimenti e un nuovo sistema di luci segnaletiche.

E' stata chiesto di brevettare tali opere dell'ingegno alle varie Autorità competenti sparse a livello globale, così da ottenere una protezione della proprietà industriale più ampia possibile su scala mondiale. Per quel che riguarda il nostro Paese, la protezione è riconosciuta in Italia in forza del codice della proprietà industriale (d.lgs. 30/2005), nonché da norme a livello di Unione Europea, con un Ufficio brevetti unico per tutta l'Unione.

La richiesta di brevetto prevede la necessità di indicare il nome dell'inventore. Nelle cennate domande di brevetto, presentate alle varie Autorità, è stato indicato il nome assegnato all'intelligenza artificiale.

Ebbene, la domanda di brevetto è stata respinta dall'Autorità competente per l'Unione Europea (sigla Euipo) e dalle omologhe Autorità degli Stati Uniti e della Gran Bretagna (siglabili rispettivamente in Uspto e Ukipo).

Tutti gli Uffici brevetti sopra citati sono stati concordi nell'affermare che un'intelligenza artificiale non è equiparabile a una persona e, pertanto, non può essere indicata come inventore nel brevetto.

Ciò perché, da un lato, l'intelligenza artificiale è stata ritenuta un'entità priva di una soggettività giuridica riconosciuta a livello giuridico.

Dall'altro lato, è stato anche osservato come l'inventore debba essere una persona fisica, in quanto la sua indicazione nel brevetto mira a tutelare il diritto morale a vedersi riconosciuto come ideatore dell'opera. E' però difficile configurare una lesione morale patita da una macchina, salvo affermare che essa non ha solo una propria capacità di ragionamento autonoma, magari limitata ad alcuni campi, ma ha raggiunto un vero e proprio livello di autocoscienza.

Risulta tuttavia che altre Autorità nazionali siano giunte a una diversa conclusione. La domanda di brevetto suesposta, infatti, è stata accolta dalle Autorità di Sudafrica e Australia, che quindi hanno ammesso la possibilità di indicare un'intelligenza artificiale come ideatore di un brevetto, equiparandola in ciò a una persona fisica.

La questione della personalità giuridica delle intelligenze artificiali è dunque aperta ed è verosimile che, in un prossimo futuro, avrà nuovi sviluppi non solo nel campo dei brevetti ma anche in numerosi altri ambiti.

Avv. Filippo Testa

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