L'OBIETTIVO
Il sapere inizia, diciamo, in Grecia, inserito in una dimensione onnicomprensiva: le discipline si compenetrano, cercando di dare sempre un’immagine del tutto, delle interconnessioni che lo compongono. Senza la visione d’insieme le parti non sono rappresentative del senso. Così si pensava in antichità, e anche nel Medioevo.
Però questo era relativamente corretto. In fondo, non è possibile andare in fondo alla verità se non entro in ogni suo recesso. Se non scompongo la realtà, che è granulare. La realtà non è quel che appare, Shopenhauer mi perdonerà, anche se non parteggio troppo per Kant.
E allora è stato necessario scindere l’insieme in discipiline, e le discipline in ambiti ancora più focalizzati al particolare. È stato possibile, ma sempre colla porta apera al nuovo, capire molto di più. Sull’infinitamente grande (universo, pluriverso?), e sull’infinitamente piccolo: le particelle, pure subatomiche, e, in campo umano, i neuroni.
Il pozzo s’è aperto. Almeno un poco. Anche se ancora pochi sanno che un umile ranuncolo che contiene carbonio è più complesso d’una galassia. Meno ancora sanno che il cervello umano è la macchina più complessa che ci sia, nell’universo (s)conosciuto, s’intende. Il problema è che bisogna ritornare, dopo il particolare, a riconnetterlo all'insieme. Fuori-Dentro-Fuori-Dentro all'infinito.
E la conoscenza dovrebbe esser patrimonio comune, ma non è. Perché senza conoscenza del di fuori e del di dentro, tutto ciò che sai vale un bel niente. Serve solo per suffragar lo squallido vivacchio. La conoscenza, come l’amore (l’amore è la più profonda forma di conoscenza perché conosci con tutte le facoltà contemporaneamente), è rivoluzionario. Appena sai non puoi più tornare indietro, e gli occhi vedon ciò che non vedevi prima. Il mondo fiorisce, di fronte ad una mano che lo sa toccare.
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Tuttavia questo non accade. E la conoscenza è sotto chiave. E gli uomini vivono come gnu. L’economia, che è il modo in cui funziona la natura, e quindi anche il cervello, domina come modello mentale e quindi anche di comportamento. Non è che chi comada ne sappia tanto di più: solo quel che basta per stimolare il limbico, e non far passare niente per il prefrontale.
Quindi il centro del mondo è la psiche, intesa nel suo senso oscuro. Manipolabile. Psiche gran manovratore manovrato nell'oscuro. E tutto tende a vellicarla laddove produce i suoi effetti più sperati: economici. Ricchezza = possibilità. Crescita infinita. Mangiare. Status. Casa. Macchina. Famiglia. Amante. Velleità palliative. Davvero: non c'è altro...
Per far questo è necessario mantenere un certo livello d’automatismo limbico. Vellicare le emozioni primordiali, che sono ovviamente inconsce e muovono ipso facto all’azione (comprare, fare, seguire percorsi già tracciati). Per mantenere l’ignoranza bisogna mantenersi in una scatola, evitando di vedere il tutto, come si manifesta. Il popolo di gnu nella scatola ci sta benissimo. Quando gliela tolgono s’incazza!
La scatola è l’obiettivo. Il particolare. Tu fai quel che ti si chiede, senza saper perché, senza conoscere le ricadute sull’insieme, senza sapere il senso generale, e ti pagano, e tu sei contento e soddisfatto. Hai fatto il bravo bambino demente che dove lo mettono sta.
L’obiettivo: è uno dei temi fondamentali su cui i miei seminari s’incentrano. In particolare il secondo, quello sull’Uomo Sincronico. Dare un obiettivo senza aprirlo al big picture significa umiliare l’essere umano. Ma all’essere umano piace questa umiliazione. Bisogna saper perché…