L'Occidente non ha colpa
Islam - e Afghanistan. Cinque anni fa ho assistito una ragazza che partoriva in ospedale, alla Mangiagalli. Nella stessa camera della sala travaglio, vicino al suo letto, c'era una signora islamica, magrebina, che partoriva. C'era da prima di noi, l'abbiamo trovata lì. Ogni tanto urlava, col camicione nero e il capo coperto sempre in nero, si vedeva che soffriva molto, sudava moltissimo e maleodorava (sotto era vestita! E il camicione nero pesantissimo, una palandrana terribile), il viso madido di sudore e pallidissimo. Il marito stava lì e guardava il cellulare serafico. Mai neanche guardata in faccia. Quando i medici gli hanno accennato con garbo di starle vicino ha detto che per il parto si deve soffrire e che comunque era sua moglie e si impicciassero dei fatti propri. La donna ha messo un lembo del copricapo fra i denti per non urlare. Era pallidissima e madida, molto sofferente e da lungo tempo. Siamo stati lì mezza giornata.
Poi il signore non voleva che un ginecologo maschio la visitasse. Poi voleva che gli altri 2 bambini maschi stessero lì perché non sapeva a chi lasciarli e comunque li voleva con sé e poi avevano il diritto di stare con il padre (sala travaglio!) e nessuno poteva allontanarli. E per la moglie niente epidurale, niente parto indotto, niente eventuale episiotomia, niente di niente. Niente aiuto.
Sono rimasta schifata. Povera donna, davvero povera. Neanche bagnarle il viso, e io non potevo fare niente. Mi ha fatto una pena e una tenerezza immensa. Non so come fosse in altre situazioni ma quella situazione era di una crudeltà assoluta.
Ho alzato un po' la voce e chiesto e ottenuto di cambiare camera, benché fosse strapieno e comunque non si faccia hanno trovato un posto per noi. Hanno capito. Non si può dare alla luce un bimbo in un ambiente di sofferenza così crudele, così ingiusta, così inutile.
Questo è il secondo incontro ravvicinato con l'Islam che ho avuto. Il primo è stato anche peggio.
Non mi venite a parlare di cultura, di integrazione, di presunte responsabilità occidentali, per favore. Di americani, di italiani o di bantù. Fino a che le donne nella maggior parte dell'Islam saranno considerate bestie da riproduzione e basta io con questa gente neanche tratterei. Ci saranno situazioni diverse, ci sono, lo so, migliori: ma solo e sempre se l'uomo vuole. Sempre dipende dalla volontà del maschio legale, marito, parente o tutore legale.
Vogliamo davvero una società così? E chi si sente in colpa di "non fare abbastanza"? Chi dice "è responsabilità di tutti"? Non parlo delle responsabilità politiche del ritiro precipitoso dall'Afghanistan dei soldati USA (e quindi NATO), deciso da Trump ed eseguito da Biden, che ha destabilizzato la regione e ha creato un disastro umanitario -- e, di conseguenza, tanti problemi all'Europa.
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Ma la responsabilità complessiva è la loro. E il cambiamento deve partire da loro. O non vale, non è efficace -- e magari l'Occidente è anche accusato di voler imporre le proprie leggi e i propri valori.
Tante volte ho pensato a quella donna. Spero col cuore che stia bene. Ma sinceramente ne dubito molto.
Nell'agosto 2019 dicevo in un approfondimento per Radio Onda Libera che un vero accordo con i Taliban era impossibile perché erano inaffidabili. Trump e loro lo hanno fatto ma solo sulla carta, l'accordo di Doha del febbraio 2020. Un accordo generico. Un accordo finto.
E aggiungo: vi ricordate la donna in burqa azzurro fustigata con forza sulla piazza, difronte al pubblico? 40 frustate, una condanna pubblica inflitta all'imputata dal tribunale talebano del distretto di Obe, nella provincia di Herat, nell'ovest del Paese. La colpa? Aver parlato al telefono con un uomo. Sopra potete vedere la foto ma circola anche un videoclip dell'esecuzione.
Ma io non mi sento responsabile. L'Occidente non è responsabile. O almeno, non gli alleati NATO. Gli USA sono politicamente responsabili di aver deciso il ritiro (da soli) e di averlo fatto in modo precipitoso, fregandosene delle conseguenze in loco, nella regione e in Europa. Tanto, loro sono distanti.
L'Europa è responsabile di non aver rinegoziato i patti con gli USA dopo la caduta del Muro di Berlino, cosa che ci costringe a un vassallaggio continuo dai tempi della loro (tardiva ma tremendamente efficace) partecipazione alla Seconda guerra mondiale.
Ma il resto è responsabilità loro, dei musulmani fondamentalisti e di chi li appoggia.