Luca Mercalli: “Catastrofi come quella di Valencia non sono che l’inizio di ciò che avverrà in futuro”
Intervista di Vincenzo Petraglia
Spesso si sente parlare di cambiamenti climatici in generale, ma nello specifico cosa avviene, come si spiegano eventi catastrofici come quelli di Valencia e dell’Emilia-Romagna?
Le alluvioni ci sono sempre state ma ora il riscaldamento globale aumenta l’intensità delle piogge e la frequenza degli eventi estremi. Il Mediterraneo che si riscalda d’estate diventa un enorme serbatoio di energia e di vapore acqueoche alimenta le perturbazioni. Le precipitazioni intense di breve durata sono aumentate di circa il 12% e se i territori erano già esposti in precedenza a un elevato rischio idrogeologico, e magari pure soggetti a un incontrollato sviluppo urbanistico recente, un ulteriore incremento delle piogge diviene la classica goccia che fa traboccare il vaso e amplifica i danni.
Cosa potrebbe accadere nei prossimi venti trent’anni se non si interverrà subito e con decisione a livello globale?
Purtroppo il riscaldamento globale andrà avanti: l’Accordo di Parigi per la riduzione delle emissioni per ora non sta producendo sufficienti effetti ed entro fine secolo, a meno di una drastica svolta, ci si attende un aumento della temperatura terrestre di almeno 1,5 °C rispetto a oggi, il che porterà a un ulteriore aumento delle piogge e delle tempeste di forte intensità con relativi danni. Sulle zone costiere si aggiunge l’aumento del livello del mare che provoca erosione e maggiori distruzioni durante le mareggiate: attualmente a causa dellafusione dei ghiacci polari e dell’espansione termica delle acque, gli oceani stanno salendo di circa 4,5 mm all’anno.
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In Italia, ma non solo da noi, pesa anche la fragilità del territorio e le azioni fatte dall’uomo nei decenni in termini di consumo del suolo, eccessiva urbanizzazione, interventi per deviare il corso dei fiumi…
Occorre da un lato accelerare la riduzione dell’uso dei combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili e dall’altro attuare serie politiche di adattamento locale alle nuove condizioni: piani di protezione civile più approfonditi, educazione dei cittadini al rischio meteorologico, diffusione capillare delle allerte meteo, manutenzione delle opere idrauliche, arresto del consumo di suolo e delle nuove edificazioni.
Da scienziato cosa chiede lei e la comunità scientifica ai potenti della Terra riuniti dall’11 novembre alla COP29 sui cambiamenti climatici?
Di fare in fretta, perché non abbiamo più tempo: le leggi fisiche che governano il clima non attendono i capricci umani. Basterebbe utilizzare tutti i miliardi di dollari spesi in armi per il clima e il problema sarebbe quasi risolto!