L'UCRAINA E L'ITALIA

(pubblicato sul "Riformista" del 23 2 22con Pasquale Pasquino)


L’invasione russa dell’Ucraina ha incontrato difficoltà probabilmente non previste. Essa si è scontrata in particolare con la volontà del presidente Zelensky, dell’esercito ucraino e di buona parte della popolazione di quel paese di resistere al novello Zar. Che vuole, con tutta evidenza, trovarsi a qualsiasi costo in una posizione di forza nel negoziato che prima o poi dovrà porre termine ad un conflitto i cui costi crescono ogni giorno per tutti, in vite umane per i soldati di entrambe le parti e per i cittadini del paese invaso. Putin può sperare anche nella divisione dei paesi della Unione Europea e della NATO. E potrebbe piegare la resistenza ucraina se le sanzioni imposte alla Russia dai paesi dell’alleanza occidentale non riusciranno a creare un qualche rigetto da parte della popolazione russa e soprattutto dell’esercito. Solo le prossime settimane ci diranno, come ha scritto Thomas Friedman sul New York Times, quale piega prenderà il conflitto e se Putin proverà una ulteriore escalation in caso di impossibilità di vittoria sul campo. L’America in questa atroce vicenda rischia in realtà relativamente poco. Il suo interscambio con la Russia è poco rilevante e la sua dipendenza energetica praticamente nulla. In più la Russia è lontana dagli Usa. L’Europa, viceversa, non solo confina con il paese che ha invaso l’Ucraina ma comprende paesi come la Germania e l’Italia che scoprono oggi l’ingenuità di essersi resi dipendenti dalla Russia per quasi metà del proprio fabbisogno di gas. Per questi due paesi, come per altri in Europa dell’est e in Scandinavia, dove la dipendenza dalle fonti energetiche russe è ancora maggiore, col passare delle settimane l’atteggiamento di solidarietà nei confronti dell’Ucraina potrebbe per questo andare scemando.

Da questo punto di vista, va sottolineato come la guerra in corso in abbia almeno due facce. Vi è, ovviamente, prima di tutto, un contenuto militare, che si può seguire ogni giorno in televisione e che mostra lutti e rovine. Ma il conflitto ha anche, sin dall’inizio, un aspetto mediatico, di non poca importanza, perché ha anche il fine di convincere – o quantomeno influenzare – le opinioni pubbliche dei vari paesi. Putin, come si è visto, ha grande interesse a tenere dalla propria parte la popolazione russa, cercando di isolarla dai media occidentali. Zelensky, d’altro canto, tende a chiedere l’appoggio dei paesi occidentali, anche influendo sui cittadini di questi ultimi. E si è rivelato un grande comunicatore: i suoi interventi ai parlamenti delle diverse nazioni hanno sempre avuto grande efficacia.

Concentrandosi sull’Italia, quale è stato, sino a questo momento, l’effetto sull’opinione pubblica del nostro paese?

Occorre dire anzitutto che la guerra ha, com’era prevedibile, sconvolto gli italiani.

Un sondaggio effettuato da Demos ha misurato il livello di preoccupazione dei nostri concittadini: 2 su 3 si dichiarano "molto" preoccupati. A costoro va aggiunta la quota (27%) di chi afferma di essere comunque "abbastanza" in ansia. Nell' insieme, dunque, il 93% degli italiani mostra di essere in varia misura colpito negativamente da quanto accade nell'est europeo. Solo il 3% afferma di non essere per nulla preoccupato.

Molto diffuso – ma, si noti, relativamente più contenuto rispetto all'estensione del livello di preoccupazione – è il sentimento di condanna verso l'iniziativa di Putin. Sempre secondo Demos esso raggiunge il 77% e anche SWG trova un valore simile (80%). È significativo rilevare come la maggiore accentuazione di quanti, viceversa, non si dichiarano ostili alla Russia si trovi tra gli elettori di M5S e di Fratelli d'Italia (malgrado la leader di quest’ultima forza politica, Meloni, sia tra coloro che hanno espresso le posizioni più convintamente atlantiste). Simile è, coerentemente, la percentuale di quanti vorrebbero che l'Ucraina fosse parte dell'Unione Europea: 71%.

Ma resta diffusa tra la popolazione, sia pure minoritaria, l'opinione che "anche l'Europa ha forti responsabilità” la quale raggiunge il 26%. Fortemente minoritaria, ma non irrilevante, è la quota di chi ritiene che la Russia abbia ragione: secondo molti sondaggi si aggira sul 8%, vale a dire quasi un italiano su 10. Questa è dunque la non piccola estensione dei più convinti puntinisti italiani.

Il discorso appare diverso – con una estensione del consenso significativamente molto minore - quando dal generico appoggio all'Ucraina si passa alla valutazione della decisione di inviare armi a questo paese. I dati variano lievemente a seconda dei sondaggi, ma mostrano tutti lo stesso scenario: una maggioranza relativa (49% per Ixè, 43% secondo Demopolis, 45% secondo Eumetra) si dichiara favorevole. Ma una percentuale non tanto minore (40% per Ixè, 38% per Demopolis, 35% per Eumetra) è contraria. Anche in questo caso, si rilevano accentuazioni di contrarietà all’invio delle armi tra gli elettori di Fratelli d'Italia e tra quelli del Movimento 5 Stelle. Un discorso analogo si può fare per le sanzioni economiche, ritenute opportune dal 58%, ma non apprezzate dal 25%, un italiano su quattro. L’opposizione all’invio di armi o alle sanzioni deriva da svariate motivazioni, talvolta in contraddizione tra loro: dall’equidistanza (o, molto più raramente, la “simpatia” verso la Russia”) al pacifismo integrale. Che sono posizioni minoritarie rispetto alla maggioranza della popolazione, ma relativamente diffuse. E che potrebbero però essere in futuro più presenti, nel caso che le sanzioni imposte alla Russia dovessero, com’è probabile, comportare un costo anche per gli italiani. A quel punto vedremo come si schiereranno le forze politiche. Oggi o esplicitamente favorevoli alla reazione occidentale all’invasione o silenti.

 

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