L'umiltà del libero professionista
Tendenzialmente, da ragazzo, sono sempre stato una persona poco umile che, come immaginerai, ha avuto molti problemi a causa di questa indole.
Riflettendo oggi, penso che in buona parte dipenda da quella mentalità degli anni '80, caratterizzata da grandi sogni, forse troppo grandi per il mondo che ci avrebbe atteso da li a 30 anni dopo.
In piccola parte però, penso che dipenda sicuramente da uno specifico episodio della mia vita.
Ricordo con affetto un mio allenatore di pallavolo che avevo a 13-14 anni. In particolare, ci diceva spesso, soprattutto con le squadre cittadine più forti:
Loro giocano in 6 come e noi giochiamo in 6. Tutto quello che fanno loro lo potete fare anche voi, non abbiate paura.
Io ci credevo davvero, ciò infatti influenzò paurosamente tutte le mie scelte di vita più importanti, portandomi il più delle volte a clamorosi fallimenti che, fortunatamente, mi guidarono verso quella sana umiltà che ritengo (spero) mi stia accompagnando oggi.
Vorrei raccontarti di più, ma mi fermo qui, perché non voglio scrivere un'auto-biografia.
Arriviamo invece al titolo del post, perché oggi vorrei condividere il mio pensiero su quanto sia complesso affiancare l'umiltà con la libera professione.
Partiamo dalla definizione del valore dell'umiltà:
Virtù per la quale l'uomo riconosce i propri limiti, rifuggendo da ogni forma d'orgoglio, di superbia, di emulazione o sopraffazione.
Dove:
Al fine di ciò che voglio argomentare, ti chiedo considerare in maniera aperta e oggettiva i seguenti termini, senza per forza dagli un accezione negativa. Nello specifico mi riferisco ai seguenti ambiti:
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E tutto ciò non accade perché siamo cattivi, ma perché nella giungla del mercato, anche se per fortuna non è sempre così, sono queste le regole: se non mangi muori di fame (di lavori e incarichi) o, nel peggiore dei casi, vieni mangiato/assorbito da aziende più grandi.
Per cui, anche in questo caso, più che una classica "via di mezzo", è importante capire che il valore dell'umiltà deve trasformarsi in uno strumento da usare con intelligenza.
Premetto che, in un mondo ideale, se tutti fossero umili certamente vivremmo meglio.
Nella realtà del lavoro però, ho visto che l'umiltà rende meglio se la trasformiamo in uno strumento da utilizzare quando si vive in un ambiente professionalmente e contrattualmente "protetto", ossia:
Non è un caso che dicano riguardo a persone con posizioni molto forti sul mercato: "nonostante sia [...] possiede un umiltà incredibile". E grazie alla 🍌...
Essere umili quando si è in posizione di inferiorità, quando sono a rischio le finanze della tua azienda o addirittura della tua famiglia, è tutt'altra cosa.
Perché se è vero che grazie all'umiltà lavoriamo a testa bassa per risolvere i problemi, è anche vero che non sempre paga sotto l'aspetto dell'acquisizione dei clienti.
Come faremmo a vendere un "umile" prodotto/servizio sminuendolo per farlo diventare tale? Attenzione, non si tratta di raccontare bugie, perché il più delle volte crediamo veramente di offrire il meglio.
Concludo quindi con la mia convinzione che sicuramente l'umiltà è la via d'accesso per l'eccellenza delle competenze tecniche.
Sulla sfera comunicativa/commerciale però le carte in gioco cambiano e l'umiltà non è sempre direttamente proporzionale alla forza di un'azienda o di un professionista.
Coordinadora de Seguridad y Salud
3 anniQuindi può mostrarsi umile solo chi è in posizione di farlo, o tendenzialmente, lo valoriamo di più. Personalmente, non riuscirei nel cercar di usare una virtù a seconda della posizione. Aggiungerei che potrebbe anche avere un accezione negativa, in quanto una persona umile tende a minimizzare i suoi risultati. Ci vorebbe un giusto equilibrio: né troppo superbi né troppo umili. Ma purtroppo, come hai affermato, questa è una giungla.