Ma tu che lavoro fai?
Ci sono momenti in cui mi chiedo non solo che lavoro devo fare, ma anche se valga la pena porsi questa domanda.
Magari nessuno ci crede davvero, ma i miei collaboratori ed io corriamo come dannati tutto il giorno per cercare di trovare soluzioni a problemi assurdi.
Solo ieri ci siamo scambiati una decina di telefonate (io, almeno in teoria, sarei in vacanza!) per venire a capo della terapia di una paziente che assistiamo e che, in seguito ad una visita diabetologica, si è vista stravolgere anche i farmaci a sostegno delle altre patologie da cui è affetta per poi scoprire che il medico che ha compilato la cartella clinica, uno specializzando alle prime armi, ha semplicemente confuso i nomi dei principi attivi.
Cose che possono succedere, naturalmente, ma che hanno richiesto a noi molto lavoro per chiarire ogni cosa e mettere in sicurezza la signora, il cui figlio alla fine ha molto apprezzato e ci ha ringraziato calorosamente, ma all’inizio era palese pensasse di noi che fossimo solo degli esosi approfittatori di una povera anziana indifesa che aveva già gratuitamente la miglior assistenza possibile.
Vero è che sta a noi trasmettere il valore del nostro lavoro (il famoso marketing!), tuttavia mi sembra che ci sia un abisso fra la nostra quotidianità e la customer esperience portata avanti e sostenuta da colossi economici del mondo della farmacia e sicuramente più forti e vincenti e ricchi della mia minuscola realtà.
Stabilito e accettato che non diventerò mai neppure lontanamente ricca, che guiderò sempre e solo una microimpresa velleitaria e sognatrice, che non godrò mai di nessuna considerazione pubblica, mi consolo non rinunciando a pontificare almeno dalle pagine dei social e a continuare a dare spunti di riflessione a qualunque malcapitato incontrerò sulla mia strada.
Chi ha i soldi comanda.
Primo imperativo su cui gira il mondo, perenne fulcro dei destini dell’uomo, eterno basamento su cui da sempre si fonda ogni assetto sociale.
Non piace a nessuno, ma nessuno può scalzarlo o combatterlo, tanto meno osteggiarlo sul serio.
E’ il Sansone contro cui si scaglia ogni Golia del marketing, è il bersaglio irraggiungibile di ogni arma ideologica, è la guerra inutile di ogni idealista romantico: non è giusto!, non è etico!, non è democratico!
E invece lo è, eccome. Ciascuno con il suo denaro può fare quello che vuole ed è ovvio e giusto e corretto che lo spenda per i propri interessi.
Nessuno investe per tutelare interessi altrui e l’unica cosa che si può sperare davvero è che, almeno per un piccolo tratto, i nostri interessi possano coincidere.
Così chi sponsorizza non lo fa per il bene dello sponsorizzato, ma per trarne un suo personale vantaggio; chi investe lo fa per aumentare il proprio reddito, non per un fantomatico bene comune; ogni azienda ha come scopo principale guadagnare, non fare beneficenza.
Nessuno fa niente per niente, mai.
Mio padre consigliava sempre di diffidare dai benefattori dell’umanità e da coloro che sostengono di avere a cuore solo il bene altrui perché quasi sempre gli altri nemmeno li vedono
http://www.farmacista33.it/gruppo-hippocrates-nuovo-payoff-del-brand-lafarmaciapunto-incentrato-sulla-customer-experience/politica-e-sanita/news--57358.html