A MANO A MANO
A MANO A MANO: L’intuizione che ha condotto Freud alla scoperta dell’inconscio ha rivoluzionato i paradigmi del pensiero occidentale, aprendo l’orizzonte a nuovi modi di leggere ed interpretare il rapporto individuo – contesto. Se inizialmente tale concetto ha trovato maggiore spazio all’interno della cura analitica, se non altro perché il suo creatore era un medico, con il passare del tempo ha trovato consenso anche nell’interpretazione e nella spiegazione di rapporti non ascrivibili alla patologia mentale. Se pensiamo all’utilizzo che oggi ne viene fatto per la comprensione delle culture locali così come di quelle organizzative, vediamo quanta strada abbia fatto e quanto spazio di credibilità si sia guadagnato. A mio avviso il costrutto studiato ed elaborato come naturale esito dell’applicazione delle teorie e dei modelli che vedono nell’attività dell’inconscio uno dei principali meccanismi di funzionamento della mente, è quello di collusione. La collusione è la condivisione emozionale, o meglio “emozionata” dei contesti di appartenenza, senza la quale fallirebbero le basi della convivenza. Pensiamo per esempio a cosa accadrebbe se in un’aula scolastica non ci fosse una inconscia dipendenza dell’alunno nei confronti del docente o se non si accettasse il potere valutativo del secondo nei confronti del primo, evenienza non improbabile e che conduce al fallimento del processo collusivo ed alla conseguente crisi all’interno della relazione insegnante-allievo con l’insorgenza di un conflitto. Queste dinamiche se non prontamente individuate ed addomesticate diventano il germe che ostacola ed erode lo sviluppo della relazione, ma d’altro canto possono diventare l’opportunità per l’istituzione di uno spazio di pensiero finalizzato alla costruzione condivisa di una nuova e più funzionale collusione. Funzionale perché dà la possibilità di regolare in maniera pacifica il rapporto tra due o più diversità, tra due o più estraneità. Attualmente i contesti organizzativi, al di là dei dichiarati intenti, sollecitano il conformismo più che l’espressione della diversità, per cui l’estraneo è trattato e vissuto come elemento persecutorio, predatorio, fonte di instabilità anziché come risorsa propulsiva e funzionale allo sviluppo delle potenzialità inespresse del contesto. L’affiliazione è l’unica dimensione emozionale accettata come mediatore dei rapporti istituiti sulla base di un odine gerarchico formalmente o informalmente prestabilito, l’effetto di tutto ciò è l’attivazione prevalente dello schema mentale ancestrale amico-nemico, con me o contro di me, mors tua vita mea, nella percezione di tutti gli accadimenti. L’istituzione di automatismi, compresi quelli emozionali, è condizione necessaria al raggiungimento di obiettivi produttivi e ci mancherebbe altro…ma con una certa frequenza, direi “a mano a mano”, questi automatismi andrebbero analizzati, compresi e ricostruiti riducendo il rischio di agiti che abbondano laddove è assente un autentico spazio di pensiero.