THE MORNING BRIEFING.

BCE, TASSI INVARIATI

 

La Bce, come da previsioni, ha lasciato invariato il costo del denaro in questa prima riunione del 2024, lasciando intendere di volerli mantenere ai livelli attuali per tutto il tempo necessario a riportare l’inflazione nel suo alveo naturale, quel 2% che rappresenta l’obiettivo dichiarato  nel mandato e relativo poi alla stabilità dei prezzi. Se da un lato quindi la politica rimane restrittiva, dall’altro va  ricordato che le pressioni inflazionistiche sembrano attenuarsi,  contestualmente ad un rallentamento economico che fa paventare addirittura una possibile recessione. Nella conferenza stampa che ha fatto seguito alla decisione, Christine Lagarde ha ricordato quanto sia prematuro parlare di riduzione del costo del denaro, in un momento in cui le tensioni geopolitiche possono portare ad un riacutizzarsi dell’inflazione. Detto ciò, il combinato disposto di alta inflazione e allentamento monetario, ha spinto i mercati a scontare almeno 125 punti base di taglio dei tassi nell’anno in corso. Euro in ripiegamento contro dollaro e target a 1.0810 20  con possibile breakout eventuale e successivi obiettivi a 1.0750. L’Euro resta comunque una moneta debole, e la sua debolezza è l’unica arma per creare convergenza tra i paesi dell’Unione che altrimenti, con una moneta troppo forte, andrebbero verso una pericolosa divergenza negli spread, come è già successo in passato. Questa potrebbe anche rappresentare la spiegazione più logica all’incapacità dell’Euro di apprezzarsi strutturalmente consolidando i guadagni.

 

 

PIL USA SOPRA LE ATTESE.

 

Secondo le stime preliminari, l’economia Usa è cresciuta del 3.3% nel quarto trimestre 2023, decisamente al di sopra delle previsioni che erano per un incremento del 2%, dopo un aumento del 4.9% nel terzo trimestre precedente. Aumenta meno del previsto pur rimanendo in crescita, la spesa dei  consumatori, guidata più dai servizi che dai beni. I servizi di ristorazione, alloggi e assistenza sanitaria sono stati premiati, mentre la spesa pubblica è aumentata ad un ritmo inferiore. Sul fronte del commercio, salito l’export rispetto all’import e bilancia commerciale in miglioramento. Sempre dagli Usa sono usciti i dati sui beni durevoli che sono rimasti invariati a dicembre, mentre il consensus vedeva un incremento che non c’è stato. Un’economia, quella Usa che continua a dimostrarsi resiliente, pur nel rallentamento che c’è stato e che in qualche modo appare in evoluzione, ma i banchieri della Fed, nonostante tutto, non vedono alcuna recessione all’orizzonte che possa spaventare, almeno per ora, i mercati.

 

 

AZIONARIO.

 

Wall Street, nelle contrattazioni di ieri, Giovedì, ha chiuso ancora positiva con il Dow Jones a +0.64%, il Nasdaq a +0.18% e l’S&P a +0.53%, per effetto dei dati sulla crescita del Pil del quarto trimestre, migliori delle attese, numeri che hanno rafforzato la speranza che l’economia Usa possa in qualche modo evitare in recessione. Bisogna però ricordare che dopo la chiusura, i futures sono scesi, dopo che la trimestrale di Intel ha profondamente deluso le attese. Il titolo è crollato del 10% dopo la pubblicazione dei risultati, trascinando al ribasso anche aziende concorrenti. Vedremo se i dati di oggi, Venerdì, e relativi ai Price consumer expenditure, potranno generare qualche scompiglio sui mercati.

 

 

VALUTE.

 

Euro in discesa dopo le parole del Governatore Lagarde, in ragione della concomitanza di dati Usa migliori delle attese, che confermano che la Fed sembra in grado di evitare la recessione, e una condizione di aggregati macro peggiori nel vecchio continente, nel quale, invece, si addensano nubi all’orizzonte relativamente allo stato di salute dell’economia. Il Governatore infatti ha richiamato l’attenzione sul come sia possibile che il quarto trimestre 2023 possa aver evidenziato un rallentamento. Supporti della moneta unica, a questo punto, sono a rischio, con 1.0800 e 1.0750 come livelli di supporto successivo. Neutrale il Cable, a ridosso di 1.2680 supporto mentre EurGbp rimane vicino al supporto di medio termine a 0.8595. UsdJpy ancora vicino a 148.00, anche se per ora non ha sfondato le resistenze di 148.70 80 che restano intatte. UsdCad che sembra tornare al ribasso dopo il test di un bel doppio massimo sopra 1.3520, con supporti che intervengono a 1.2415 25 area.

 

 

 

GIAPPONE, INFLAZIONE IN CALO.

 

L’indice dei prezzi al consumo si è attestato a +1.6% nel gennaio di quest’anno, rallentando rispetto al +2.1% di dicembre e sotto le aspettative di +1.9%. Tutto ciò toglie pressione alla Boj per un futuro rialzo del costo del denaro. Poco mosso lo Jpy come già ricordato. Sul fronte dati oggi, attenzione al Pce, atteso a +2.6% su base annua e +0.2% su base mensile nel dato generale, e a +3% nel dato core annuale mentre le previsioni mese su mese sono a +0.2%. Questa, per la Fed, rappresenta la vera misura dell’inflazione Usa. Vedremo se sarà capace di smuovere le price action. Buon trading e buon fine settimana.


Saverio Berlinzani analista ActivTrades

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