“My nature is that I have to excite myself with a big challenge”- G. Kasparov

“My nature is that I have to excite myself with a big challenge”- G. Kasparov

Come è possibile applicare alle strategie d’impresa le tecniche scacchistiche. I molti punti in comune tra il management e il “nobil giuoco”.

Fino a una decina d’anni fa le scuole di management americane consideravano il Monòpoli come un gioco utile per ‘addestrare’ i manager alle strategie d’impresa. Negli ultimi anni, anche in linea con le tecniche formative adottate dalla Casa Bianca, si è passati ai giochi di ruolo e più precisamente ai Wargaming, i giochi di guerra, che già vantano una lunga tradizione nel formulare le strategie nel mondo degli affari. Tra questi, il ‘nobil giuoco’ è il preferito. wargame

Ma da quando il campione Garry Kasparov (campione del mondo si scacchi dal 1985 al 1991) dopo aver abbandonato gli impegni agonistici – a quei livelli a 40 anni si è ‘vecchi’ – si è dedicato alla politica e alle consulenze di business, si è scoperto che le strategie e le tecniche di tattica e degli scacchi sono utili anche ai manager d’azienda.

Processi decisionali

Kasparov (col bianco) in una partita amichevole

Kasparov infatti suggerisce nel suo libro “Gli Scacchi, la Vita” (2007, Mondadori) e in altri scritti, come l’esperienza acquisita giocando a scacchi si possa applicare ai processi decisionali nel mondo del lavoro, e non solo.

Un altro autore, buon giocatore anche se non un Grande Maestro, Bob Rice, fondatore del Wall Street Chess Club, esperto di mercati finanziari, suggerisce come le strategie scacchistiche possano essere utilizzate per affrontare il problema dei dirigenti nell’era dell’informazione: muoversi rapidamente di fronte alla complessità e ai cambiamenti inaspettati. (1)

Può sembrare strano, per chi non pratica il gioco, come sia possibile su una ‘tavola’ limitata a 64 caselle e a 32 ‘birilli’, creare situazioni pressoché infinite, e infinitamente complesse. Ma come sa bene ogni discreto giocatore, basta a volte la mossa di un semplice pedone per cambiare completamente la situazione strategica d’insieme (lo sanno soprattutto quanti – come chi scrive – con una spinta avventata di un pedone hanno rovinato tutto il lavoro precedente ).

Lo stesso può avvenire in azienda, sia all'interno, sia nei rapporti con i fornitori, i clienti e i concorrenti. Basta poco, una mossa avventata, per cambiare completamente lo scenario. In peggio.

Per questa ragione oggi ci sono imprese sia pubbliche che private, che affidano a giocatori e istruttori di scacchi dei corsi per il proprio personale e per i propri manager.

Del resto oltre ai giochi, come ricordavamo sopra, anche alcuni sport sono applicati alla formazione aziendale. Pare che gli sport più idonei allo scopo siano il rugby (fiducia, cooperazione, delega) e la scherma o le arti marziali (attenzione, decisioni in tempi rapidi). Ma non è sempre facile far tirare di scherma dirigenti e impiegati di un’azienda. Tanto meno farli giocare a rugby.

Vincere nel business

Negli scacchi non si può tornare indietro dopo una decisione presa. Come negli affari.

Con gli scacchi, che sono al tempo stesso gioco e sport, le cose si semplificano: bastano un tavolino e due sedie, una scacchiera e possibilmente un orologio da torneo. E un istruttore di base che mostri, con esempi pratici, le diverse situazioni che si creano sul ‘campo di battaglia’. Si tratta in pratica di utili esercizi di problem solving, cui si trova costantemente di fronte un giocatore di scacchi mentre partecipa a un torneo.

Oltre ai fattori strategici e tattici, si tenga conto che la pratica del giocatore di torneo, allena non solo alla visione d’insieme del campo, ma anche alla gestione delle emozioni, alla capacità di analisi e alla scelta ragionata, sia pure in tempi ristretti.

In gergo scacchistico si parla di “albero delle varianti”, in cui – analogamente alle scelte strategiche in azienda – il giocatore deve saper ‘vedere’ le diverse diramazioni che la sua scelta provocherà, tagliando quelli che ritiene siano i ‘rami secchi’, le varianti improduttive o dannose. Ovviamente non sempre si azzecca e per questo si perdono le partite ( e gli affari).

In più, si impara a gestire il ‘tempo’, che negli scacchi significa sia quello dell’orologio, sia quello che permette di anticipare le mosse che farà l’avversario. Come dice Kasparov: “Lo scambio del tempo con il materiale costituisce il primo cedimento nel nostro sistema di valutazione”, intendendo che a volte per inseguire e catturare materiale anche di piccolo valore, si trascura (non si vede) l’occasione (decisione) vincente. Questo vale nel gioco come nell'impresa.

Bruce Pandolfini, noto importante istruttore di scacchi e autore di pregevoli manuali di strategie scacchistiche, nel suo “Strategie degli scacchi per vincere nel business” (NewYork, 2001) associa i principi di gioco con le strategie virtuose delle imprese, quelle che nel business si chiamano win-win.

E per restare in Italia, Luca Desiata, responsabile sviluppo delle centrali nucleari di Enel e appassionato di scacchi, sostiene in proposito che “gli scacchi sono stati, in tutte le epoche, il paradigma del successo che si ottiene unicamente in base alle capacità, alla determinazione di vincere, all'intelligenza e all'impegno piuttosto che ai privilegi della nascita o del caso”. 

Problem solving

Una lezione di scacchi per le imprese

E vediamo ora di riassumere quali sono le motivazioni che suggeriscono di utilizzare il gioco-sport degli scacchi nella formazione aziendale.

È già da tempo noto che gli scacchi sono raccomandati (ad esempio dalla UE, anche se poco recepita in Italia dove la politica è in tutt'altre faccende affaccendata) come materia d’insegnamento nelle scuole primarie i cui vantaggi vanno dallo sviluppo del pensiero logico, alla lotta contro il bullismo, dallo sviluppo delle capacità cognitive ed emotive, alla cura della dislessia, e tanti altri motivi di aiuto nell'apprendimento e nella crescita sia personale che sociale.

Nell'impresa, un campo tuttora poco esplorato con riferimento agli scacchi , si ritiene che alla base ci sia appunto lo sviluppo delle capacità di problem solving.

Ma c’è altro. Individuazione e soluzione dei problemi; ricerca di soluzioni alternative; valutazione e scelta delle soluzioni; pianificazione e attuazione di strategie d’azione. E tutto questo nel massimo rigore dettato dalle regole e dai limiti di tempo.

Il tutto con un continuo confronto tra il gioco (anche per chi ancora non conosce neppure le regole) e la realtà dell’impresa.


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