Né scritto né parlato, ma digitato: l’italiano (e gli italiani) ai tempi dei social network.
L’italiano è sotto analisi ormai da lungo tempo su internet ed in particolare sui social network, ultimamente ho approfondito l’argomento ed ho trovato degli spunti molto interessanti che condividerò in questo articolo.
Italiano o e-taliano
Né scritto né parlato, ma digitato.
Sicuramente analizzando l’evoluzione della nostra lingua non c’è stupore quando ci si imbatte nei numerosi cambiamenti a cui è sottoposta, in modo particolare sui social network che hanno modificato in modo interessante la lingua non solo scritta ma anche parlata.
Sui social ci imbattiamo quindi nel sistema chiamato “italiano neostandard”, con una particolarità: mentre siamo abituati alla ricorrenza di tutta una serie di elementi che si discostano dallo standard nel parlato, lo siamo molto meno nello scritto.
Giuseppe Antonelli, linguista che da tempo studia questi fenomeni, ci fa notare che l’italiano social - e non solo - sia il primo vero italiano scritto informale, dopo secoli nei quali la scrittura è sempre stata considerata un contesto ad alta formalità. Il linguista lo chiama e-taliano; non scrivere, non parlare ma digitare, un’attività che attiva parti diverse del cervello rispetto alla scrittura manuale.
Digitata manent
Su internet, ma ancora di più sui social, vige una grande libertà ortografica e sintattica nella costruzione del messaggio, ma anche altrettanta libertà nei contenuti: si scrivono cose che forse sarebbe meglio non mettere per iscritto, dato che, anche se ciò che mettiamo online ci dà la sensazione di estrema volatilità, ha invece una vita lunghissima, ma anche un’altissima e facilissima replicabilità, sotto forma di inoltro oppure di screenshot: insomma, digitata manent.
Tachigrafie da tachicardia
Alcune abbreviazioni utilizzate nell’italiano scritto (o meglio digitato) non ci stupiscono più, almeno non a tutti. La tachigrafia - arte dello scrivere in modo rapido mediante abbreviazioni e segni convenzionali - non causa più tachicardia ai puristi della lingua italiana scritta anche se, ricordiamolo, già in epoca romana e medievale, veniva usata la scrittura stenografica basata su abbreviazioni e altri simboli.
Riusciamo ormai a comprendere benissimo quando viene usato nn per non o qnt per quanto; anche se alcuni di noi – me compresa – non riescono ancora ad accettare l’uso della k per il ch, di x per per, del numero 6 per sei, voce del verbo essere, e così via.
Ci consoliamo ricordando che anche Giacomo Leopardi, per fare solo un esempio, usava scrivere, nelle lettere, i nomi dei mesi come 8bre, 9bre e Xbre e non si sarebbe stupito oggi di ricevere un messaggio con scritto: “Da dv dgt?”.
Siamo anche stati vaccinati ai neologismi del web e non abbiamo difficoltà a comprendere le risemantizzazioni funzionali, spesso derivate dalla traduzione in italiano delle varie piattaforme. Facebook ad esempio ha contribuito a modificare il significato di parole come bacheca e postare, profilo e commento, amicizia e togliere (nel senso tombale di ‘togliere come contatto dai social’: l’ho tolto oppure gli ho dato l’amicizia).
Social e pressapochismo linguistico
Molti aspetti possono certamente essere considerati segno di creatività, tuttavia la caratteristica forse più trasversale a ogni tipo di comunicazione social è l’apparente scarsa attenzione per l’ortografia, come se il contenuto contasse smisuratamente di più del contenitore.
Il pressappochismo linguistico è uno degli aspetti della lingua dei social di cui si discute maggiormente, e contemporaneamente quello che svela più particolari sulle idiosincrasie degli italiani nei confronti della loro lingua.
Interazioni veloci, spesso percepite come informali e transeunte causa un notevole abbassamento di attenzione nei confronti della forma. Queste interazioni sono percepite dagli utenti più come parlate che come scritte e si tende a non pensare alla loro longevità.
Gli errori che si incontrano sui social, o che vengono stigmatizzati in gruppi di amanti della lingua, contribuiscono a rivelare le fragilità strutturali che affliggono gli italiani nella scrittura, non solo online ma un po’ in tutti i contesti, compreso quello, delicatissimo, dei curricula e delle lettere di accompagnamento a questi.
Vera Gheno, docente universitaria, membro della redazione di consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca, che ha fatto un’analisi molto interessante sul tema e che è la fonte di questa mia riflessione, afferma che questo fenomeno sembra sia collegato alla scarsa propensione degli italiani alla lettura.
Il pressappochismo linguistico, del resto, corrisponde spesso al pressappochismo delle idee, come nota John Searle.
Siamo le parole che usiamo
Nello spazio comunicativamente spartano della rete, noi siamo le parole che scegliamo di usare, nel bene e nel male.
Sintetizzando con le parole del 2013 di Tullio De Mauro, l’italiano sta bene, sono gli italiani a non stare benissimo (culturalmente parlando), e ne vediamo le conseguenze a livello linguistico.
Psicologa clinica Psicoterapeuta Sociologa Sessuologa Mediatrice Famil Esperta Doc form Mondadori Rizzoli - Tuttoscuola-Giudice Onorario Corte Appello Tribunale dei Minori
6 anniInteressante e stimolante riflessione...piccolo trattato sulla moderna modalità comunicativa.