NAP e User Experience: alla conquista della SEO locale

NAP e User Experience: alla conquista della SEO locale

La visibilità locale è la chiave per le piccole e medie imprese. Ciò si realizza attraverso una strategia focalizzata. NAP e qualità SEO dei contenuti sono gli approcci per rispettare i parametri del Google Local Pack. Ecco cosa fare e quali errori evitare. Chiaramente preparatevi ad incontrare giusto qualche sigla, sapete quanto piacciono a noi del Digital Marketing.

NAP: lo strumento che normalizza le ricerche

Online marketing per piccole e medie imprese significa avere un approccio localizzato ai criteri di ricerca. È necessaria una soluzione in grado di ottenere dati di feedback uniformi. La frammentazione delle ricerche tra più dispositivi mette in difficoltà le analisi a livello locale: il trend del multi-dispositivo risulta in costante aumento. Nel periodo 2012-2017, ad esempio, si è passati dal 68% all’86% di ricerche frammentate su più device.

Un approccio al problema può passare per l’adeguata strategia NAP, arrivati a questo punto vi starete chiedendo di cosa diavolo si tratta: Name, Address e Phone number sono gli elementi dell’acronimo chiave. Il fine è l’ottimizzazione della strategia in ottica SEO a livello locale. Serve rendere omogenea la ricerca su ogni dispositivo per migliorare la user experience a corto raggio.

La coerenza NAP nelle ricerche

Gli algoritmi di Google Local e Local Pack molto dipendono dalla coerenza NAP. Ciò è da tenere in seria considerazione quando si costruiscono le citazioni. NAP, scheda Google My Business e indirizzi elencati devono essere omogenei. L’effetto è un vantaggio nelle serp – search engine results page – locali.

Gli utenti intraprendono un percorso dinamico. A partire dalla prima consultazione, nello spostamento fisico utilizzano più dispositivi. La sfida per le aziende è fare in modo che gli algoritmi locali siano in grado di dare risposte omogenee e convertire il flusso di informazioni in una revenue efficace.

La ricerca in ambito locale è fondamentale. I dati spiegano che il 78% delle ricerche su piattaforme mobile si converte in una visita presso lo store fisico nell’arco delle 24 ore successive. Da ciò si comprende la portata delle relative conversioni. I canali di contatto tra l’utente e l’impresa online sono molto eterogenei. Oltre a siti web, profili social e schede Google My Business, sono da considerare anche le directory di costruzione di elenchi e citazioni.

I contenuti multipiattaforma andrebbero quindi uniformati considerando i cinque punti di contatto che Google suggerisce:

  • motore di ricerca
  • visita presso lo store fisico
  • sito web o app del rivenditore
  • siti o app terze
  • mappa locale

Doorway pages: perché non sono la soluzione

A partire dal 2015, l’algoritmo di adeguamento del ranking penalizza le pagine di ingresso ad un sito. Queste pagine – dette anche gateway, jump o bridge pages – non rientrano nella categoria spam, però non offrono un’esperienza di qualità all’utente. Non a caso, il supporto di Google le definisce negative per l’utente, poiché ripetono lo stesso contenuto a discapito della usability delle pagine. Esse risultano quindi strategicamente inefficaci.

Quando il Google Local Pack funziona

L’algoritmo del Google Local Pack differisce rispetto alla ricerca tradizionale, il suo score maggiore dipende dalla posizione dell’utente quando effettua la ricerca. Ciò rende l’idea dell’importanza di un NAP coerente. Il risultato è nell’incremento delle visite e in una maggiore conversione.

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