Natale 2024: 7 consigli per scegliere la nonprofit giusta a cui donare
Il Natale si avvicina e la generosità si risveglia. Alcune organizzazioni nonprofit con cui ho a che fare mi dicono che fra il 1 novembre e il 10 gennaio di ogni anno fanno oltre 60% del budget della raccolta fondi. Se c’e’ un momento per fare fundraising, questo è il momento.
Ma per una volta, non pensiamo a come chiedere soldi, ma mettiamoci nei panni di un donatore qualunque che si chiede: “Come (e a chi) posso donare perché serva a qualcosa?”. Ci sono migliaia di organizzazioni e quindi la scelta è difficile al punto tale che va a finire che non si dona a nessuno. Un po' come quando entri in un negozio e c'è talmente scelta che alla fine esci dicendo, “senti, ne farò a meno”.
Cosa mi succede quando devo scegliere di donare? Ho una serie di criteri che cerco di seguire. Non sempre non in tutti i casi li seguo tutti, però almeno un paio di questi, nella scelta del come (e del a chi) donare, lo utilizzo.
1. Scegli una causa che ti rappresenta
Ognuno di noi ha una causa che lo tocca da vicino: una malattia, l’ambiente, la disabilità, la solitudine. Nel mio caso ce ne sono parecchie, ma mio padre è morto di leucemia, ed è stato assistito amorevolmente da una associazione nonprofit. Quindi quella è la mia causa. Poi ne ho anche altre, a seconda di quello che mi è capitato nella vita, o che vorrei che accadesse. La tua qual è?
2. L’emozione è (solo) una lente di ingrandimento sulla realtà. Non la realtà.
Scegliere una causa è come scegliere una casa. Ci informiamo sulla zona, chiediamo a chi ha già acquistato, valutiamo ogni dettaglio. Dovremmo fare lo stesso con le nostre donazioni: scegliere qualcosa che conosciamo davvero. La storia strappalacrime del momento può toccarti il cuore, ma è il tuo cervello che deve guidare la mano. Non basta avere cuore, serve competenza. Cerca numeri, fatti, risultati. Un’emozione può spingerti a fare una donazione immediata, ma solo un’analisi basata su dati solidi assicura che il tuo aiuto non vada sprecato.
Vuoi davvero fare la differenza? Io ad esempio mi domando: “Questa organizzazione sa dimostrarmi l’impatto che produce?”. Donare con la testa non significa essere freddi o cinici. Le emozioni ti spingono ad agire (e va bene), ma sono i dati che ti garantiscono di agire nel modo giusto.
3. Dona dove il tuo euro vale di più
In alcuni contesti, pochi euro fanno miracoli. A volte, con 5 euro in Italia ti paghi solo una colazione, mentre altrove possono salvare una vita o garantire servizi sanitari essenziali. Ci sono organizzazioni che portano acqua pulita nelle zone rurali africane o che combattono la malnutrizione infantile con interventi mirati. Ma anche in Italia esistono contesti in cui una piccola donazione può fare una grande differenza: mense per i poveri, supporto agli anziani fragili, famiglie sotto la soglia di povertà. Informati!
4. Non giudicare dalle spese generali l’efficienza di una organizzazione nonprofit, ma dai suoi impatti.
Prima di donare, ci chiediamo sempre: “Che percentuale della mia donazione va ai programmi e quanto ai costi generali?”. Ma i costi generali — stipendi, marketing, raccolta fondi — non sono sprechi. Sono investimenti per far crescere l’organizzazione. Pensate a due mense per i poveri: una dichiara il 10% di costi generali, l’altra il 30%. La maggior parte delle persone sceglierebbe di donare alla prima, senza sapere altro. Ma forse quella con più costi generali è più efficiente e serve più pasti. Il risultato è ciò che conta, non il costo. Eppure questo tipo di calcolo lo facciamo solo nel non profit. Nessuno comprerebbe un paio di scarpe brutte solo perché il negozio ha costi generali bassi!
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5. Non si tratta solo di salvare vite
A volte, migliorare la qualità della vita è tanto cruciale quanto salvarla. La sofferenza non è solo fisica, ma anche emotiva e psicologica. Un bambino malato ha bisogno di cure mediche, certo, ma ha anche bisogno di gioia, di sentirsi normale, di giocare e sorridere. Un anziano malato terminale non vuole solo vivere qualche giorno in più: vuole viverlo con dignità e senza dolore.
Non è una competizione tra chi salva vite e chi le migliora. Entrambe le azioni sono fondamentali e spesso si intrecciano. Le organizzazioni che curano malattie croniche o terminali migliorano la vita dei pazienti e delle loro famiglie. Quelle che garantiscono l’accesso a cure palliative non salvano vite in senso stretto, ma offrono sollievo, serenità e umanità a chi soffre.
Quando doni, pensa non solo all’urgenza di salvare una vita, ma anche al valore di rendere quella vita più degna, più felice, più umana.
6.Sostenere soluzioni strutturali, non solo emergenze
Donare per un intervento urgente è nobile. Un bambino deve ricevere un trapianto di fegato all’estero perché in Italia non c’è disponibilità? La storia tocca il cuore e la risposta è immediata.
Ma fermarsi qui è come mettere una toppa su un problema più grande. E se invece donassimo per la ricerca sulle malattie del fegato? Se finanziassimo soluzioni che evitano a tanti bambini futuri viaggi della speranza?
Le emergenze si risolvono oggi. Le soluzioni strutturali cambiano il domani. Investire nelle cause profonde è l’unico modo per spegnere davvero l’incendio, non solo limitarci a contenerlo.
7. Dona con costanza, non una volta sola
Una donazione natalizia è un bel gesto, ma una donazione regolare è un impegno che cambia davvero le cose. Una volta scelta una causa, restiamo fedeli per tutta la vita? Donare con costanza ha un effetto moltiplicatore! Dieci euro al mese per anni valgono molto di più di una donazione occasionale. E con il tempo diventiamo ambasciatori della causa: la sosteniamo, ne parliamo, coinvolgiamo altri. Diventiamo fundraiser senza nemmeno accorgercene.
Un gesto occasionale è una goccia. La costanza è un fiume.
Marketing & Communication Manager
1 meseMolto interessante, completo e ricco di spunti per i donatori, per le associazioni e per le aziende. Grazie!
Responsabile Produzione PIR Polisette s.r.l.
1 meseOttimo articolo. riassunto in un foglio A4 potrebbe diventare un vademecum che le ONP potrebbero utilizzare per sensibilizzare donatori e potenziali. Temo che nel titolo ci sia un refuso (2025 anzichè 2024), ma caro professore sei talmente avanti che probabilmente chi segui tu il 2024 lo ha già archiviato! 😂