Il Bello nell'arte è un'anestetico che calma i sensi viceversa il Buono è un viagra che li esalta. ...è una questione di temperamento.

Il Bello nell'arte è un'anestetico che calma i sensi viceversa il Buono è un viagra che li esalta. ...è una questione di temperamento.

La didattica non può essere basata solo sul bello.

di Milena Nicosia

In “Arte e Creatività come costruzione del Sé” si è brevemente analizzato come i processi mentali di crescita e maturazione del discente, dall’infanzia all’adolescenza, possono essere influenzati positivamente da una stimolazione creativa libera da schemi ma ricca di coinvolgimento emotivo, rassicurante e gratificante in modo da amplificare tutte le capacità delle “Intelligenze Multiple” nell’individuo alla scoperta dei talenti personali che faranno di un Lui o Lei un uomo o una donna sicura di Sé e capace di affrontare in mondo esterno.

Questa teoria non è esaltazione della passione per l’arte, ma convinzione che alla base di una buona crescita mentale e conseguentemente fisica di un individuo ci sia sempre un buona fiducia in se stessi, con conseguente capacità costruttiva e rigenerativa e che gli stimoli creativi collegati alle discipline artistiche possono arrivare allo scopo in modo semplice e naturale.

Non è un caso che le arti, la musica, la danza, la modellazione, la decorazione o il ricamo siano usati come mezzi terapeutici per varie problematiche, specie per la depressione o la rabbia repressa.

Quindi se preferite, considerate la funzionalità della stimolazione creativa sin dall’infanzia come aspetto preventivo a possibili future carenze.

Diventa essenziale formulare una didattica che coinvolge la sfera corporea, motoria, emozionale e intellettiva sia pure indirettamente sin dall’infanzia.

Indubbiamente il bambino, vedendo intorno a sé oggetti, cerca di disegnare cose concrete, ma è anche vero che la strada al naturalismo è costantemente indicata dagli adulti, e non può che aspirare a questo tipo di raggiungimento.

Secondo Read (1969) si può dimostrare che: se un bambino vive tra persone che dipingono soggetti astratti sviluppa anch’egli uno stile astratto; questo dimostra che il bambino non tende di norma verso la rappresentazione naturalistica degli oggetti.

Comunque, figurativo e astratto nel bambino possono anche coesistere ed esprimere temi diversi in rapporto al momento, all’umore e all’ispirazione, infatti il bambino è sensibile ai ritmi interiori degli oggetti, al potenziale emotivo e alla vita autonoma che possono avere linee, punti e colori. Percepire e sentire le forme e i colori di per se stessi, anche se privi di contenuto specifico, evidenzia una sensibilità all’astrattismo. Infatti mentre il disegno realista è, come valore funzionale, molto simile alla parola e alla scrittura, l’astratto si avvicina più alla mimica e alla musica, e il bambino, il cui linguaggio sia verbale che grafico è all’inizio povero e indifferenziato, può con forme non figurative, esprimere d’impulso stati d’animo ed emozioni senza doverli mediare attraverso tecniche raffinate e che richiedono lunghi tempi di esecuzione.

La musica è come il colore molto sentita dal bambino che subito ne coglie il ritmo e si muove a tempo. Anche la pennellata ha un ritmo e un colore e il bambino può essere abituato sia a sentire la musica disegnando, sia a comprendere il valore della linea e del colore seguendo il moto della musica, essa può infatti evidenziare il ritmo intrinseco delle linee e l’armonia dei colori. Così crescendo impara che con il disegno e la pittura può esprimere anche sensazioni, movimenti, ritmi, suoni, stati psicologici e non soltanto raffigurare oggetti e persone.

Spesso il bambino si scoraggia perché i mezzi che ha a disposizione sono inadeguati.

Le matite nere o colorate, per es. non sempre si rivelano adatte, la traccia che lasciano è troppo sottile e i colori non sono abbastanza intensi, mentre sono sicuramente più adatte le tempere che possono assumere caratteristiche variabili, dal materico all’acquarello, e si prestano all’uso del pennello, della spatola, della spugna o delle dita grazie alla loro non tossicità, permettendo di sperimentare anche varie impronte.

Importante è far notare al bambino la differenza di traccia dei vari mezzi pittorici, anche le diverse misure di pennello possono influire sulla manualità del bambino, che sceglierà il mezzo più adatto a lui. Le tracce lasciate dagli strumenti possono essere anche punti, linee o macchie, essi variano a seconda dello strumento usato per produrli, dall’accostamento che gli viene dato: allineamento, regolarità, addensamento o rarefazione, colore. Tutte possono essere usate con espressività dal bambino dopo che se ne sono osservate le caratteristiche, ma sicuramente la versatilità e la libertà delle linee svincolate e delle macchie è molto più consona all’esuberanza e alla spensieratezza del bambino. Per es. far roteare e rimbalzare una pallina, ricoperta di colore, su un grande foglio di carta, è utile per studiare il suo moto, e giocando con questo dar vita a un lavoro creativo. Lo stesso si può fare, lasciando girare una trottola su un foglio in cui sono stati distribuiti delle zone di colore fresco. Già da questa fase infantile e per tutto il percorso di crescita creativa nei vari percorsi di studi è di fondamentale importanza riconoscere il valore di un prodotto artistico creativo e fare una distinzione che comunque vale per tutta L’Arte, anche quella dei grandi artisti, tra il “Buono” e il “Bello”.

Molto spesso il “Bello” è legato al solo piacere della vista e ad una buona imitazione della natura, il tutto in una modalità che possiamo definire di “ anestesia” o meglio sotto forma di “ antidolorifico” per il cervello. Il “Buono” è legato invece al risveglio dei sensi fisici e di quelli psichici anche in modo profondo e quindi doloroso, il piacere è dato dal significato di questi infiniti livelli. Il “Buono” è legato alla qualità dell’ idea, all’ espressività, alla comunicabilità, all’ emotività, alla motricità, e quindi la sua “bellezza” è data dalla capacità di riuscire a creare e non a imitare.

Possiamo semplificare distinguendo dentro l’operazione creativa tre parti fondamentali:

·         Il soggetto. È il tema che l’opera affronta e può nascere da esperienze sensoriali (comprende tutti i sensi non solo la vista), ma anche da esperienze inconsce, introspettive, esistenziali, ecc. La scelta è soggettiva e questo è uno dei fattori principali di originalità.

·         La forma. È la parte visibile e tattile di un’opera. Affronteremo l’argomento nello specifico parlando degli stili cognitivi.

·         Il contenuto. È ciò che un’opera comunica. Esso non è mai unico, ma può a sua volta essere diviso in: contenuti diretti, cioè quelli volontariamente comunicativi, contenuti indiretti, cioè quelli che involontariamente ci trasmettono il pensiero e la cultura del suo tempo, e infine in contenuti interpretativi, cioè quelli esterni che si formano entrando in contatto con gli sguardi e i pensieri dei fruitori e con le varie letture storiche-critiche e psicologiche che si succederanno nel tempo, teorizzando la poetica e la personalità dell’artista-autore.

Il rapporto intimo con la forma creativa.

La forma o l’aspetto formale dell’operazione creativa è quello che l’insegnante può aiutare a gestire ma sempre nel rispetto di alcune peculiarità.

L’insegnante deve evitare di mantenere la stimolazione e la didattica a favore di un solo stile di apprendimento come succede nelle tradizioni accademiche che puntano soprattutto sul senso visivo- razionale, non stimolando adeguatamente la dimensione tattile-sensoriale.

La matrice tattile è propria di entrambi i due atteggiamenti: tattile e visivo ed entrambi provano piacere dall’uso del colore in modo creativo, ma geneticamente vi sono delle differenze definite così dal Lowenfeld: la dimensione tattile fa riferimento alle sensazioni corporee viscerali enterocettive, e parallelamente a quelle posturali o propriocettive, legate alle sensazioni muscolari, proprie a movimenti o spostamenti corporei, la referenzialità visiva si differenza per le sue caratteristiche oggettive in opposizione a quelle cinestesiche, lo stimolo ambientale è primario rispetto alle sensazioni o alle emozioni riferibili al proprio corpo; il tipo visivo-razionale elaborato dal Minkowska si sente a suo agio nell’immobilità e nella rigidità, ed è caratterizzato dal meccanismo della spaltung, cioè separazione, divisione, connessa a una carenza sia sensoriale che affettiva, il suo potere formale è centrato sull’oggetto; i fattori visivi in senso esterocettivo e rappresentativo sono propri della percezione naturalistica, il suo regno è quello dell’anonimato, dell’universale, dell’altrui.

Per i soggetti tattili invece lo spazio non sarà mai concepito come uno scenario entro cui andrà a svolgersi un evento particolare, ma piuttosto tenderà a coinvolgere la stessa rappresentazione spaziale, dandole un’accentuazione emozionale più che oggettivo-razionale, dal punto di vista figurale il procedimento è di tipo sintetico, cioè, ogni parte ha una significatività formale in sé compiuta, tanto che potrebbe essere virtualmente dissociata dall’insieme al quale appartiene, senza perdere le sue peculiarità. Analogo è il procedimento dal punto di vista grafico: dalle parti verso il tutto, con un processo costruttivo operante secondo sensazioni interne alla cosa rappresentata, ponendosi cioè al centro della rappresentazione, da un punto di vista autoplastico, (il ritiro nel mondo della fantasia, anziché il passaggio all'azione). L’immagine probabilmente viene formulata a livello inconscio tramite le sensazioni cinestesiche del proprio corpo e tradotte in immagini plastiche e visive, il che non esclude un lento processo di costruzione e di somma di impressioni tattili.

Il colore, in questi soggetti, non risente delle variazioni visive o luministiche dell’oggetto, ma riceve piuttosto un trattamento concettuale e simbolico, dettato direttamente dall’esperienza tattile o emozionale. Il sensoriale vive nell’iper concreto, il suo sentire l’oggetto penetra a una profondità tale da assorbirlo completamente, fino a turbarlo o ad allontanarlo dal piano dei dati conoscitivi. Egli vede e vive per immagini invadendolo e dominandolo, togliendogli la possibilità di staccarsene. Il significato di immagini in questo caso non ha niente a che fare né con l’immagine visiva, né con quelle eidetiche, né con l’imago, né con la rappresentazione mentale. Il suo carattere sta proprio nel prolungamento diretto della realtà, essa sorge in modo immediato ed esercita la sua influenza sulla psiche, ma non è né riprodotta né immaginata: essa è vissuta, aderisce alla realtà tanto da farne parte, ben oltre l’Io, e ha una propria vitalità in sé.

Represso dalla didattica tradizionale, quindi deprivato nel suo ambito di creatività, il soggetto tattile- sensoriale finisce col credere di non essere dotato per il disegno o per l’attività espressiva in generale, quindi rinuncia, annoiato e disinteressato da una stimolazione visiva, comunque sia impostata.

Se si attua un sondaggio, specie tra adolescenti che non hanno mai fatto esperienze artistiche libere dagli schemi tradizionali, entusiasmanti, adatte al proprio sentire e quindi gratificanti, dichiareranno in modo convinto che: “non sono portati per l’arte perché non sanno disegnare”.

Questa visione errata di se stessi e delle proprie capacità, innesca un cattivo rapporto con l’arte sia a livello percettivo che emotivo, spesso scatta in loro un disprezzo nei confronti di tutto ciò che è arte, specie quella moderna e contemporanea (cioè da Picasso ai giorni nostri), questo si evince appena, messi in contatto visivo con determinate opere in un museo o in una mostra, li sentiamo esprime commenti dispregiativi e insulti derisori, liberando rabbia e dimostrando risentimento. Il loro pensiero diventa verbo con la frase “questo potevo farlo anch’io”. In fondo è una verità (non vi sono preclusioni) e la visione di quell’opera rappresenta per loro il desiderio espressivo negato o meglio non considerato. Questa forma di invidia o rancore porta a forme protettive e vendicative, ad atteggiamenti o di indifferenza totale o a forme di vandalismo distruttive e dispregiative nei confronti di beni culturali e monumenti comuni.

Ambienti di sfogo creativo

Una società cosciente dei problemi comportamentali dei propri cittadini adolescenti (adulti del futuro) e delle carenze di espressività positiva che questi hanno, dovrebbe valutare la realizzazione di luoghi di sfogo creativo sia scolastici che extra scolastici cioè ambienti di apprendimento strutturati per poter agevolare il processo educativo che non dipende soltanto da una buona impostazione didattico- pedagogica, anche se questo fattore è primario, ma anche dallo spazio fisico in cui si opera, laboratori attrezzati per le attività espressive, plastiche e costruttive.

La mancanza di questo spazio idoneo impedisce lo sviluppo di esperienze particolarmente utili come ad esempio l’action painting, la street art (murales e graffiti), la body art, l’uso e la sperimentazione di materiali ingombranti o che richiedono spazio per la sua realizzazione artistica, come installazioni e sculture polimateriche di grande formato, la cartapesta, oggetti di design, cambio di destinazione d’uso degli oggetti e tanto altro.

L’ambiente adeguato permetterebbe un fruttuoso e stimolante lavoro di gruppo che viene invece condizionato dall’esiguità dello spazio di cui sovente si dispone in aule scolastiche ma anche in locali comunali extra scolastici.

Un ambiente creativo, nel senso fisico del termine, per essere stimolante deve permettere delle modificazioni spaziali multiuso per dar modo per esempio di dipingere nelle più diverse posizioni: su fogli o tele distesi in terra, in modo da attuare un tipo di concentrazione posturale o di tensione del gesto grafico-pittorico coinvolgente tutto il corpo; oppure in posizione eretta, su fogli attaccati a pannelli affissi al muro o tele giganti, permettendo una larga esplicazione del gesto del braccio in tecniche murali con uso anche di vernici spray, ma anche l’uso di malte cementizie o gessi per calchi e sperimentazioni varie.

Acquisire competenze manuali e artigianali oltre che mentali in linea con le esigenze espressive contemporanee, significa anche costruirsi un mestiere ed un futuro, inserirsi in ambiti progettuali e realizzativi per il miglioramento dell’ambiente, dei luoghi urbani ed extra urbani, come sta avvenendo in molte città attraverso un’abilissima trasformazione dei luoghi degradati e abbrutiti dalla cementificazione in vere e proprie opere d’arte. L’antico compito decorativo che in un passato storico era affidato all’affresco ora è affidato al murales e con una giusta progettualità questa esigenza artistica potrebbe essere una grande fonte occupazionale vista la necessità di miglioramento che hanno i luoghi urbani a più livelli.

Ma comunque l'Arte ha infinite strade e tutte pongono l’uomo ad un livello più alto di qualsiasi macchina di cui in fondo è creatore, costruttore e dominatore, specie in quest’epoca storica.

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