Newsletter n°7
Non sto male, ma non sto neanche bene bene...
Il benessere, come il malessere, mette paura. Mette tanta tantissima paura.
Siamo ancora legati alla concezione di benessere come assenza di malattie, che vengono poi considerate malattie solo quelle fisiche. Il non considerare le patologie mentali come primarie e, quindi, farvi fronte come si deve comporta una spesa all'Unione Europea di 600 Miliardi di euro, il 4% del PIL dell'intera Europa.
Per l'Italia i costi nello specifico ammontano ad un 3.3% del PIL nazionale.
In generale significa che 1 persona su 6 ha problematiche psicologiche legate a depressione, ansia, dipendenze, ecc.
Questa cifra Europea include 190 miliardi (1.3% del PIL) per finanziare direttamente la cura, 170 miliardi (1.2%) per programmi di sicurezza sociale e 260 miliardi (1.6%) per spese pubbliche indirette legate alla perdita del lavoro e alla mancata produttività delle persone con problematiche psicologiche.
Possiamo vedere come la spesa più grande e la perdita economica maggiore siano legate strettamente al lavoro, alla carenza produttiva, alla mancanza di impiego di queste persone.
Vi lascio una piccola screen delle stime OECD. Dalle stime fatte successivamente dal 2020 sono aumentati i casi di depressione e ansia, raddoppiando in alcuni stati.
La vita media di un popolo è un indice immediato, ti da la fotografia di come sta quel popolo. Quando inizia a calare è un pò come la pianta di rose piantata all'inizio dei filari di vigne o l'uccellino che si portava ingabbiato nelle miniere, quando inizia a calare è un brutto segno. La vita media sta scendendo in Europa, soprattutto in Francia, Germania e Inghilterra. Principalmente le problematiche cardiovascolari (col COVID è scesa ancora di più).
Ah, per chi non lo sapesse, stress depressione e problematiche cardiovascolari si abbracciano in una macabra danza della morte. Per chi ancora pensasse 'Ma che vuoi che sia, è solo un pensiero!' sono mortificata nel dirgli che: si sbaglia di grosso.
Su questi sconosciuti collegamenti mente corpo, farò dei focus nelle prossime settimane.
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Stime Inglesi ci dicono che, per ogni persona con problemi psicologici, si spende ogni anno all'incirca 10.000 sterline, con una perdita statale complessiva che va dai 31 ai 54 miliardi.
Il World Economic Forum stima che le problematiche mentali diventeranno il problema numero 1 entro il 2030, arrivando a costare circa 3 triliardi.
Insomma solo noi continuiamo a pensare che i problemi della persona non affliggano l'azienda (o noi come tutto il resto della comunità). Solo noi continuiamo a dire che 'Belli i progetti sul benessere aziendale, ma non sono la nostra prima priorità...'
Come definito dall'OMS è “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”, abbiamo una definizione più completa di questa, che prende in considerazione tutte le sfaccettature dell'essere umano.
Perché con benessere non stiamo dicendo che bisogna essere sempre felici, contenti e al top della propria forma e produttività aziendale.
Con benessere intendiamo la capacità di avere un equilibrio interno che ci permetta di muoverci nel mondo e di riadattarci quando succede qualcosa che non va o attraversiamo momenti difficili. Intendiamo il poter essere flessibili e cambiare a seconda di quelle che sono le evidenze e le richieste. Intendiamo anche la capacità di essere empatici e riuscire a comprendere gli altri mettendoci nei loro panni, provando quello che provano loro. Intendiamo la capacità di prendersi cura del corpo e della mente, perché esistono insieme e non c'è l'una senza l'altro.
Quindi non si parla di malattia, non si parla di matti, non si parla di andare a scavare psicoterapicamente nella mente dei dipendenti. Si parla di capacità, skills e competenze che sono visibili e si possono modulare, imparare, apprendere e modificare.
Il continuare a pensare che la mente non esista e non ci sia bisogno di 'questo genere dei servizi qui' impoverisce il mondo, limita le possibilità e chiude il dialogo.
Da una stima che si trova, già dal 2018, pubblicata in ANSA risulta che il 40% dei lavoratori che sono stati intervistati si sentono oppressi dal posto di lavoro e credono fermamente che il datore di lavoro non consideri il loro benessere fisico e mentale.
Direi che al termine di questo quadro poco edificante delle nostre competenze possiamo tirare delle summe.
La prima è che, per quanto vogliamo nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e fare finta che non succeda niente, la salute mentale ha un impatto ENORME sulla vita di tutti noi (e sulle nostre tasche).
Abbiamo capito che il benessere non è soltanto assenza di malattie, o l'essere sempre felici, ma è qualcosa di complesso che va compreso prima di intraprendere passi verso non si sa bene quale direzione. Una buona tattica è quella di chiedere aiuto a chi è competente in materia.
Neo-laureata in Scienze della comunicazione
1 annoCiao, potrei avere le fonti di questo articolo perfavore?