Non basta morire per diventare un caso editoriale
A distanza di circa un mese dalla pubblicazione di Patriot, il memoir di Alexei Navalny edito in Italia da Mondadori, i risultati di vendita sono deludenti. La pubblicazione, avvenuta il 22 ottobre scorso in contemporanea in 11 lingue, inclusa quella russa, ha visto una prima tiratura di 500 mila copie. Peccato che si sia rivelata un flop almeno in Italia, visto che nella classifica dei 100 libri più venduti questa settimana non compare.
Il libro rappresenta un resoconto dettagliato e toccante della vita del noto attivista russo, che ha iniziato a scrivere il manoscritto nel 2020, poco dopo essere sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento. La sua abilità nel far uscire di nascosto queste pagine dal carcere ricorda le gesta di Eduard Kuznecov, un dissidente sovietico che riuscì a far pubblicare i suoi diari in Occidente negli anni Settanta.
Un racconto di vita e lotta
Patriot non è solo una cronaca degli ultimi mesi di vita di Navalny, ma un viaggio attraverso le sue esperienze personali e politiche. Il libro inizia con la sua gioventù ed esplora i momenti che lo hanno portato a dedicarsi all’attivismo. Navalny racconta del suo matrimonio con Yulia, della sua famiglia e delle sue prime battaglie contro il regime di Vladimir Putin. Il memoir include anche lettere inedite scritte dal carcere, offrendo una visione intima e personale delle sue sofferenze e delle sue speranze.
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La vedova di Navalny, Julija Navalnaya, ha descritto il libro come un attestato della vita di Alexei e del suo instancabile impegno nella battaglia contro la dittatura. «Questo libro è una testimonianza non solo della vita di Alexei, ma anche del suo incrollabile impegno nella lotta contro la dittatura, una lotta alla quale ha sacrificato tutto, compresa la sua vita – ha dichiarato Navalnaya -. Grazie a queste pagine, i lettori impareranno a conoscere l’uomo che amavo profondamente, un uomo di integrità e coraggio assoluti».